Aldo Bianchini
SALERNO – Come per tanti “casi giudiziari” anche quello che aveva investito Luigi Criscuolo darà l’avvio a tante discussioni; perché Criscuolo è un personaggio sicuramente fuori dalle righe ma un personaggio tosto e certamente sempre e comunque coerente con la sua caratterizzazione pubblica che è stata, ed è, molto trasparente seppure appariscente. Anche il tono della voce è al di sopra della media comune, lui non parla, tuona; e lo fa sapendo di promanare, così, tutta la sua personalità forte, decisa e mai offensiva.
Questa la descrizione in poche parole di un personaggio che ha attraversato alcune fasi organizzative e lavorative dell’Amministrazione Comunale di Salerno molto delicate e di sicura eccellenza; ma che è finito, anni fa, in una trappola giudiziaria dalla quale sembrava non poterne più uscire, nonostante le sue rumorose pretestazioni di assoluta innocenza. Ora finalmente una sentenza di assoluzione ristabilisce una prima verità sulla presunta trappola mediatico-giudiziaria nella quale era caduto, forse anche a causa della sua eccessiva esposizione nell’ambito lavorativo, per mano dei cosiddetti “nullafacenti” che lui ha sempre contestato e che gravitano, operano e complottano nella pubblica amministrazione.
Per capirne di più bisogna partire dalla fine, cioè dal dispositivo della sentenza che ha mandato assolto l’imputato Luigi Criscuolo per “non aver commesso il fatto”; come a dire che il fatto c’è stato, ed è stato scoperto anche se a commetterlo non è stato Criscuolo che esce, così, dalla scena di un processo accusatorio che dieci anni fa suscitò sgomento, indignazione e rabbia perché al “centro del fatto contestato” c’era la gestione cimiteriale dei loculi e, dunque, dei morti.
Un processo lunghissimo, dieci anni per la sentenza di primo grado, che ha già perso dei pezzi per strada con lo stralcio di alcune posizioni (relative al fatto commesso ?) per poter affermare che “la giustizia è sempre giusta, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta solo per sbaglio” (George Bernard Shaw).
Ma rifacciamo rapidamente un passo indietro per ricominciare dal dispositivo della sentenza di assoluzione per Criscuolo che era stato portato a giudizio per un fatto commesso da altri perché il fatto esiste e non è in discussione. Ed è proprio qui che si innesta il famigerato “complotto” di cui tanto parla Luigi Criscuolo usando toni che possono apparire, ai non addetti ai lavori, fuori dalle righe.
E se il fatto esiste vuol dire che qualcuno l’ha commesso; e questo potrebbe aver indotto il sindacalista Angelo Rispoli a scendere in campo per inserire nella discussione elementi che sinceramente non appaiono molto sostenibili e che, al contrario, buttano ancora più benzina sul fuoco delle polemiche che ad oggi sono soltanto in favore dell’ex imputato ormai assolto.
In definitiva, ed a giusta ragione, Luigi Criscuolo non lancia accuse soltanto per spargere veleno; lancia accuse per difendersi e chi deve difendersi può e deve anche accusare tutti coloro i quali nel corso delle deposizioni in dibattimento non sono stati in grado, per timore – dimenticanza o per ordini ricevuti, di spiegare perché un esposto anonimo è datato successivamente al sopralluogo ispettivo di alcuni ufficiali di Polizia Municipale presso la direzione del cimitero per acquisire documenti e dichiarazioni sui fatti enunciati in un esposto che non era ancora arrivato. Per non parlare di testimonianze acquisite in ambienti esterni al cimitero che sono miseramente franate in aule di fronte ai giudici.
Nel merito va precisato che il gruppo dei vigili investigatori (capeggiato da Eduardo Bruscaglin e composto anche da Alfredo Truono e Gaetano Fiorilli) è stato già assolto dalle accuse avanzate dal Criscuolo; ma ciò non impedisce affatto un riverbero in sede civile dell’intera vicenda.
Per queste cose, al di là del giudizio che ognuno di noi può dare alla vicenda, l’ex funzionario Luigi Criscuolo è stato massacrato da una campagna mediatico-giudiziaria senza precedenti, per ben dieci anni, che lui ha affrontato con dignità ed anche con estrema fermezza non lasciandosi mai andare alla disperazione che in questi casi è sempre in agguato; il processo lo ha fatto lui, Criscuolo, e spesso ha dovuto lottare contro tutti e tutto, finanche nel pretendere dai suoi difensori che venissero fatte domande molto specifiche ai testi che mano a mano arrivavano all’attenzione del collegio giudicante.
Tutto questo lascia ampiamente intravedere un sorta di complotto che anche se male organizzato; un complotto che, badate bene, indipendentemente dalla legittima azione dei vigili-investigatori, potrebbe ipoteticamente essere stato ordito, da persone ancora da identificare, per altri fini, ma che ha coinvolto e travolto anche una persona assolutamente estranea ai fatti accaduti. E questo non è né giusto né dignitoso per una Amministrazione Comunale che dieci anni fa si lanciò a capofitto sulla vicenda che in quel momento appariva brutta e sporca.
La storia, ovviamente, non finisce qui; dopo il deposito delle motivazioni potrebbe arrivare l’appello da parte della Procura, ma arriverà sicuramente la richiesta di indennizzo da parte di Criscuolo e saranno nuove e ingiustificate polemiche avverso un atto legittimo che, comunque, non sanerà mai le sofferenze vissute da innocente.