Aldo Bianchini
SALERNO – Non è facile ma a volte accade; uno viene querelato per diffamazione e/o per calunnia e all’improvviso il suo ruolo di indagato si trasforma in parte lesa, o giù di lì.
Tutto, ovviamente, da come una vicenda viene gestita anche, se non soprattutto, sul piano della valutazione di una notizia che sembra dover ricadere su chi l’ha lanciata e invece si trasforma in un boomerang inarrestabile.
E’ un po’ quanto accaduto per le benedette Cooperative Sociali di Salerno che da tempo vengono delegate dall’Amministrazione Comunale di gestire quelle attività che altrimenti dovrebbero ricadere sulle strutture pubbliche che molto spesso non sono pronte o sono inadeguate.
Ritorno soltanto oggi sulla inchiesta giudiziaria inerente le “cooperative sociali” di Salerno perché da qualche settimana nessuno ne parla più dopo i clamori suscitati dalla notizia degli indagati eccellenti (almeno otto). Una notizia che questo giornale pubblicò in assoluta anteprima e che ingenerò una corsa alla notizia con un vero e proprio assedio da parte delle giornaliste (così raccontano le cronache) all’ufficio della dottoressa Elena Cosentino (pubblico ministero) incaricata delle indagini molto delicate.
Ma non è delle indagini che oggi intendo parlare, bensì del modo con cui da indagati si diventa parte lesa, un po’ per insipienza di chi si sente accusato e molto di più di chi dovrebbe tutelare e far capire che, qualche volta, partire all’attacco con una querela per diffamazione potrebbe essere come un boomerang e trasformare l’indagato in parte lesa.
Nella vicenda delle cooperative di Salerno tutto è nato dal fatto che un consigliere comunale, Giuseppe Ventura, con un intervento pubblico nell’esercizio delle sue funzioni alzò l’indice contro una cooperativa mettendo in discussione l’assegnazione di alcuni appalti che, secondo il consigliere, non apparivano del tutto trasparenti e che riguardavano un po’ tutte le cooperative operanti nell’ambito dei servizi assegnati dall’Amministrazione Comunale..
Apriti cielo; il buon Peppe fu letteralmente preso a pallate con una querela da parte della cooperativa chiamata in causa, ma fu raggiunto anche da una querela preventiva depositata in Procura dal Comune di Salerno.
Ed è proprio qui l’enorme errore di valutazione data alla richiesta pubblica di chiarimenti (più che una denuncia) da parte del consigliere comunale Peppe Ventura (che non faceva altro che il suo dovere di consigliere); una valutazione che diede l’avvio di una indagine della Procura con l’iscrizione a modello 21 del consigliere come indagato.
I passaggi successivi appaiono automatici e consequenziali; il consigliere viene convocato in Procura e dinanzi alle pretestuose accuse spiega, con esaurienti particolari, quelli che erano i suoi dubbi in merito alle assegnazioni degli appalti (si parla di 25 incarichi milionari negli ultimi anni); e qui arriva il colpo di scena, l’indagato Ventura diventa subito parte lesa e il pm parte, ovviamente, all’attacco dei veri presunti responsabili.
Anche perché, nel frattempo, l’ufficio legale del Comune commette, forse, un ulteriore passaggio a vuoto in quanto in “autotutela” sospende l’assegnazione dell’ultimo appalto in corso.
Quindi la vicenda giudiziaria delle cooperative sociali salernitane è puntualizzata da due momenti di superficiale valutazione sia da parte de difensori delle cooperative che dell’ufficio legale del Comune.
Naturalmente la storia continua; per il momento siamo soltanto alla seconda puntata.