Nicola Femminella
(docente, scrittore, politico)
VALLO di Diano e CILENTO – Ho trascorso sei anni della mia vita in giro nei territori ai margini meridionali della regione Campania, visitando più volte 56 paesi compresi in tale parte geografica. Dall’esperienza, da cui ho tratto l’opera “Tesori nelle Terre dei Lucani e dei Sanseverino”, oltre alle emozioni provate e alle conoscenze e consapevolezze acquisite, ho maturato delle riflessioni che mi permetto di comunicare su questa testata, ringraziando il direttore Bianchini per la cortese ospitalità che mi offre.
1) Dal senatore Castiello del M5S, di Vallo della Lucania, a tutti gli esponenti politici e osservatori dei nostri territori vengono citate le cifre che indicano il decremento demografico nei nostri paesi. Lo spopolamento degli abitanti l’ho toccato con mano, vedendo il gran numero di abitazioni ed esercizi pubblici chiusi, le piazze dei paesi semideserte e i mercatini, un tempo brulicanti di cittadini, svaniti nel nulla (il fenomeno investe anche i paesi che dovrebbero, per varie ragioni, contenerlo: Polla 5316 abit. (2010), 5223 (2019); Sala Consilina 12716 abit. (2010). 11948 (2019); Vallo della Lucania 8865 abit. (2010), 8250 (2019); Sapri 7038 abit. (2010), 6570 (2019). I dati sono ulteriormente negativi nelle altre località e in notevole accelerazione negativa).
2) Cresce il numero dei laureati che emigrano verso il nord e i paesi dell’Unione Europea, nella maggior parte dei casi con lauree connesse allo sviluppo economico e diplomi a indirizzo enogastronomico. Per molti non c’è ritorno in Italia, come ho avuto modo di verificare parlando con alcuni ragazzi residenti in Germania.
3) Non si intravvedono piani di sviluppo né linee di programmi organici e strutturali da parte dello Stato e della Regione Campania per i nostri territori periferici, a medio e lungo termine. Si hanno per lo più interventi estemporanei da parte della regione Campania per liberare le strade dalle frane, rafforzare l’argine del Tanagro, qualche intervento sulla sanità, dettati dall’emergenza e mai da un piano organico o da un ampio orizzonte. Nei bilanci della Regione Campania prevalgono i flussi finanziari destinati alle aree privilegiate e con maggiore intensità di popolazioni, con in cima Napoli eliocentrica, che fagocitano risorse di notevole entità (Il Piano per la Ferrovia Tirrenica meridionale Salerno-Reggio Calabria sembra riservare qualche novità insperata – sostiene il nostro Consigliere Regionale, Corrado Matera. Il che sarebbe da festeggiare!).
4) Il comparto agricolo che, nei decenni precedenti è stato fonte di reddito con colture di vario genere e un consistente impiego di addetti all’allevamento, rivela ogni giorno di più fenomeni di abbandono soprattutto da parte dei giovani e non compaiono a tutt’oggi ritorni di sorta. Negli anni ’50 le famiglie napoletane mangiavano le carni provenienti dal Vallo di Diano; molto tempo prima, nel ‘500, ‘600 e oltre quelle delle greggi allevate sulle alture degli Alburni.
5) La scomparsa o la non comparsa di talune presenze avvenute a partire dagli anni ‘80 (la ferrovia, il tribunale, le carceri, alcuni uffici addetti ai servizi, la mancata istituzione di una facoltà distaccata dell’Università di Salerno e di una Scuola di Polizia nei locali della Certosa di Padula delle quali pure si era parlato negli ultimi anni del secolo scorso, la chiusura dell’ospedale di Sant’Arsenio e quelle, degli uffici postali e scuole e caserme…) hanno resi poveri i nostri paesi e appesantito di maggiori costi i servizi della nostra quotidianità.
6) L’istituzione delle Comunità Montane nel 1971, con la mission di eliminare le disuguaglianze sociali ed economiche tra le zone interne e quelle costiere e di pianura, ha fallito le finalità istituzionali conferite dal legislatore, tanto da essere eliminate (sono rimaste in Lombardia e Campania), perché non hanno prodotto significativi piani annuali di sviluppo andati in porto. Da qui il merito della C.M. Vallo di Diano che è riuscita a farsi assegnare l’Accordo di programma Quadro Area Interna Vallo di Diano, dispenser di decine di milioni di euro, già disponibili. Non manca chi sostiene che la stessa considerazione possa valere per il Parco del Cilento Vallo di Diano Alburni, per i GAL e altri enti comprensoriali.
7) La Certosa di Padula, maggiore traino del comparto turistico nella vallata, ha visto la presenza di 91119 visitatori nel 2018, superiore agli 89310 dell’anno precedente e si spera che la tendenza al rialzo si affermi sempre di più. Ma nettamente inferiori ai 130.000 visitatori stabilmente giunti nella prima decade del 2000. Il Parco archeologico di Elea-Velia, con 23.969 visitatori, ha registrato nel 2018 un -7,19% rispetto al 2017 che con 25.827 visitatori era già, purtroppo, il peggior anno dall’inizio dei rilevamenti nel 1996 e dimostra come questa azione erosiva dei nostri territori interessi le aree dell’intero Cilento, una denominazione unica per i territori a sud di Agropoli e Sicignano degli Alburni che dovremmo tutti incominciare a usare di più, perché i paesi che ne fanno parte sono tutti morsi dalle stesse negatività socio-economiche e segnati dalla medesima storia. Uniti i comprensori sarebbero più forti nell’ottenere i flussi finanziari che meritano e più razionale risulterebbe il riassetto dei loro territori.
8) Il monte Cervati, la più alta cima della Campania, rimane esclusa dalle attività turistiche della montagna e solo di recente, mi sembra, ma posso sbagliare, ho sentito parlare di una strada che dovrebbe procurare accessibilità alla cima ricca di attrattive e quindi immaginare una prospettiva di sviluppo nella direzione di una piccola imprenditoria che utilizzi la bellezza delle nostre montagne e proponga un turismo religioso saldamente legato alle tradizioni millenarie dei popoli. “L’andata al monte” per onorare la Vergine Maria ancora oggi richiama il cuore delle moltitudini e sarebbe suggestivo la ricomposizione dell’antico circuito formato dai setti santuari, “Le Sette Sorelle”, che dall’alto delle cime dei monti proteggono il Cilento. Accanto, un turismo “Verde” destinato agli amanti della montagna, dell’aria salubre, del paesaggio incontaminato e attraente.
9) L’intero sistema scolastico delle nostre zone, soffre della diminuita nascita di bambini, per cui scompaiano i plessi scolastici e abbondano gli accorpamenti e le pluriclasse causa di oggettive difficoltà nell’erogazione di un servizio scolastico innovativo e formativo come richiede la società globale e la competizione culturale ed economica tra i continenti. Inoltre, i nostri territori distano decine di chilometri dall’Università e dall’IRRE Campania e altri vettori che dovrebbero curare e portare linfa vitale alla formazione e all’aggiornamento in servizio della professionalità/docente. Spesso la scuola, non corroborata dalle correnti delle innovazioni metodologiche, fondamentali per gli studenti immersi nelle tecnologie di una comunicazione liquida, non riesce ad assolvere pienamente alla funzione di volano efficiente per la crescita economica.
10) Le strade Bussentina e Cilentana che avrebbero dovuto eliminare le gravi difficoltà e i tempi lunghi di collegamento tra il Cilento, Golfo di Policastro e Vallo di Diano, ma anche stimolare una politica volta a rafforzare lo spirito unitario dei tre comprensori per renderli più capaci di creare una integrazione proficua e una volontà comune che ne incentivassero le risorse e le aspirazioni allo sviluppo, non hanno mai apportato un dibattito per verificare convenienze e possibili obiettivi.
11) La strada Fondovalle Calore voluta dalla legge n. 64/1986 recante “Disciplina organica dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno” è violentata da un ritardo abissale.
12) Resta per il Vallo di Diano, ma non per gli tutti i paesi del Cilento, un’isola di imprenditoria brillante, capace di affermarsi sui mercati anche europei, che procura un certo respiro all’occupazione di giovani e padri di famiglia. Ha favorito, per esempio, l’affermazione di alcune aziende casearie e di logistica e trasporti nel Vallo, ma da sole non assicurano gli standard di crescita per garantire il lavoro ad una massa di giovani generazioni, tanto da incidere sullo spopolamento degli abitati.
Sui punti critici che attanagliano i paesi sparsi nel Cilento, che in verità è in grado anche di ipotizzare e declinare prospettive positive, specie se poste a buon uso (proverò ad esporne alcune in una prossima nota) auspico che si apra un dibattito sereno coordinato dalla Comunità Montana con il contributo di Sindaci, rappresentanti dei Sindacati, Associazioni, delle Professioni e di tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei luoghi in cui siamo nati, con l’auspicio che la scuola e i giovani non manchino a questo appuntamento. Sono consapevole che questa mia nota è un contributo molto modesto, al dibattito innanzi auspicato; esso è dettato solamente da una rispettosa e doverosa interazione col territorio e con coloro che lo governano.
Vorrei condividere queste analisi con il dott. Femminella e con la direzione del giornale perché da quando è’ stata costituita l’Associazione dei Comuni del Cilento centrale stiamo proprio lavorando sui temi che Femminella ha evidenziato e vorremmo fare ” un Cammino” assieme.