da Dr. Alberto Di Muria
Padula-L’osteoporosi è la più comune malattia del metabolismo osseo, caratterizzata da una ridotta e/o alterata qualità del tessuto osseo con conseguente aumento del rischio di fratture. E’ una patologia molto frequente nelle donne dopo la menopausa a causa del calo nella produzione di ormoni estrogeni.
Tuttavia l’osteoporosi non colpisce solo le donne anziane, anzi sono sempre più frequenti, sia tra gli uomini che tra le donne ed anche ad età meno avanzate, le cosiddette osteoporosi secondarie, determinate da patologie sottostanti o dall’uso di farmaci che influenzano negativamente la massa e la qualità dell’osso.
Sono molte le malattie croniche che possono indurre osteoporosi, quali la celiachia, l’artrite reumatoide, le malattie infiammatorie dell’intestino ed alcune forme di tumore. Molti sono anche i farmaci che incidono negativamente sulla qualità dell’osso, a cominciare dai cortisonici, farmaci molto utilizzati in diverse patologie per la loro preziosa azione antinfiammatoria ma che causano una perdita di massa ossea pari a quella evidenziabile nelle donne in post menopausa, con effetti sia diretti che indiretti, compromettendo la formazione di osso nuovo.
Ma ci sono molti altri farmaci che interferiscono negativamente sul metabolismo dell’osso. Tra questi gli immunosoppressori come la ciclosporina, usata dopo i trapianti di organo, o il metotressato, utilizzato in molte malattie reumatiche. I farmaci analoghi del GnRH, usati nella terapia dell’endometriosi e del tumore della prostata, agiscono sopprimendo la produzione delle gonadotropine, gli ormoni prodotti dall’ipofisi, ma proprio per questo causano una forte perdita di massa ossea. Lo stesso accade per alcuni farmaci utili nella terapia del tumore della mammella, come gli inibitori dell’aromatasi.
Alcuni farmaci anticonvulsivanti, come la fenotoina o i barbiturici, riducono il livello del precursore della forma attiva della vitamina D, essenziale per la salute delle ossa. Lo stesso avviene con l’uso di alcuni anticoagulanti come l’eparina.
Anche la tiroxina, l’ormone tiroideo, ad alto dosaggio può causare perdita di massa ossea ed aumentato rischio di fratture, soprattutto quelle vertebrali e soprattutto nelle donne in menopausa e nei maschi anziani.
Ancora, il trattamento con SSRI, usatissimi farmaci antidepressivi, raddoppia il rischio di fratture. Infine una menzione particolare meritano gli inibitori di pompa protonica, ampiamente utilizzati per il trattamento delle patologie gastro-esofagee. Questi farmaci, sia con un meccanismo diretto sulle cellule ossee che indirettamente attraverso un malassorbimento di calcio, possono causare fragilità scheletrica con aumento del rischio di fratture.