da Clementina Leone
Il 21 gennaio si celebra la “Giornata Mondiale dell’Abbraccio”. Istituita nel 1986 negli Stati Uniti, la stessa, è un’occasione per ritrovare il contatto emotivo, gesto che sempre più stava diventando inusuale, anche prima dell’era Covid, a causa dei ritmi frenetici che scandiscono le nostre giornate. “Gli abbracci più belli sono quelli con le braccia attaccate alle spalle, dove l’aria non passa. E la testa che sente ogni cosa dal cuore che batte laggiù”, ha sempre detto Fabrizio Caramagna. Per colpa del Coronavirus, nell’ultimo anno gli stessi sono diventati virtuali, ma quanto silenzio c’è in un abbraccio! e allo stesso tempo, quanto si dice attraverso di esso. Forse è per questo che a causa della pandemia che impone il distanziamento ci sono, e ci mancano tantissimo. Abbracciare è un modo meraviglioso per dare amore a chi ci circonda, è accarezzare l’anima di chi ci è accanto. Tutto funziona meglio se abbracciamo o ci lasciamo abbracciare spesso, perché anche se gli abbracci sono un atto quotidiano, non siamo consapevoli di quanto ci possano arricchire. Difatti, per questo e per molti altri motivi, in molti ospedali, nei centri per gli anziani, in quelli per persone con problemi psico-fisici ecc.. è stata allestita la macchina per gli abbracci. Un modo carino per far sentir meno sole le persone con problemi e per far ritornare quasi reali gli stessi. Infondo, la verità è che come la medaglia, anche il virus ha due facce, quella brutta che non vediamo l’ora che finisca, e quella positiva che consiste nel fatto che, ci ha quasi costretti a riflettere su molte cose alle quali spesso presi dalla fretta, non diamo il giusto valore. Queste sono: l’importanza degli abbracci e delle piccole cose , che insieme all’affetto, contribuiscono a regalarci la vera felicità, perché continuano ad essere il motore che fa muovere il mondo.