Aldo Bianchini
SALERNO – Mancano non più di quattro mesi alla convocazione dei “comizi elettorali” per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Salerno che già la Magistratura locale (Sezione DDA) si è messa in movimento ed ha fermato i suoi riflettori sul Palazzo di Città, come era già accaduto in passato.
Questa volta, però, sembra che la questione sia davvero molto seria e, sicuramente, più seria delle volte precedenti; sembra che questa volta la Magistratura voglia fare le cose sul serio per cercare di arrivare alla verità possibile su uno degli aspetti più inquietanti della vita socio-politico-pubblica e imprenditoriale: le cooperative sociali.
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Ho accostato il n.1 al titolo perché questa inchiesta giudiziaria sembra destinata ad occupare le cronache locali per più tempo e per diversi motivi. Insomma una telenovela che necessità di una numerazione per poter essere seguita al meglio.
Ben otto le cooperative sociali cadute nell’inchiesta dalla Procura Antimafia; dopo il clamoroso blitz del 22 giugno 2020 nel Municipio degli uomini della DDA alla ricerca di carteggi e documenti non si era saputo più nulla; all’epoca c’erano otto indagati, tutti personaggi legati direttamente e/o indirettamente alle varie cooperative; ma il fuoco era stato accesso e, come spesso avviene, non si è spento e promette sfiammate davvero clamorose.
Da qualche ora l’inchiesta sembra aver avuto un inatteso salto di qualità investendo direttamente la responsabilità politica e tecnica del Comune di Salerno; una responsabilità che sembrerebbe scaturire dall’attento esame degli atti da parte degli investigatori e, soprattutto, dall’attento ascolto delle bobine relative alla numerosissime intercettazioni telefoniche ed ambientali eseguite sotto il diretto controllo del PM titolare dell’inchiesta, dott.ssa Elena Cosentino.
Agli otto indagati iniziali si sarebbero aggiunti in queste ultime ore gli !avvisi di garanzia” notificati ad alcuni esponenti (due consiglieri comunali – due membri dello staff del sindaco e un assessore oltre ad un presidente di cooperativa ed altri) dell’amministrazione comunale retta dal sindaco Enzo Napoli che, è bene precisare, non risulterebbe citato in nessuna pagina dell’inchiesta.
”Turbativa d’asta e truffa”, questa la pesantissima accusa principale che ha motivato la notifica degli avvisi di garanzia; in linea con i report giornalistici del mese di giugno dello scorso anno quando un po’ tutte le testate giornalistiche scrivevano: “Prima di tutto si vuole capire se ci siano eventuali responsabilità comunali per il mancato controllo sulla gestione della manodopera: sembrerebbe, infatti, che i lavoratori lavorerebbero in meno rispetto a quanto dichiarato ed anche il numero degli stessi lavoratori sarebbe inferiore nonostante l’uguale importo delle gare. Da qui l’ipotesi della truffa. Ma il forte dubbio degli inquirenti è che ogni coop sia «costruita» sui parametri richiesti dal bando di gara (all’incirca per 3 milioni di euro con affidamento biennale suddivisa, poi, in vari lotti) o viceversa (che la gara presumibilmente sia costruita ad hoc) in modo che ogni società cooperativa riesca a conservare il proprio settore. O, meglio ancora: «orticello»”.
Val bene la pena di ricordare che dopo il blitz del 22 giungo 2020 il Comune aveva sospeso o rallentato diverse convenzioni-appalti; un provvedimento che aveva indotto l’avv. Michele Sarno (legale rappresentante del Consorzio Solidarietà Salerno – CSS) che raggruppa le Cooperative a far ricorso al TAR contro la revoca di alcuni affidamenti di lotti di manutenzione.
Bene, adesso le eventuali responsabilità comunali sembrano essere state scoperte e cristallizzate; da adesso potrebbe davvero accadere di tutto.