Aldo Bianchini
SALERNO – Letta così, letteralmente, la domanda ha una sola risposta: “I medici di famiglia hanno ragione a protestare” contro la lista di priorità inserita nel “piano di vaccinazione” presentato dalla Regione Campania; in detta lista i medici di famiglia sono stati inseriti soltanto al sesto posto e, addirittura, dietro gli amministrativi e i membri delle direzioni strategiche delle aziende sanitarie e ospedaliere che non operano a diretto contatto con l’utenza e con i pazienti.
“Siamo stati inseriti dopo i burocrati che non sono a contatto con gli ammalati” tuona Elio Giusto (segretario generale della Fimmg di Salerno).
Nella tabella che individua la priorità sono stati previsti 11 gruppi di vaccinandi con al primo posto il personale medico e sanitario non medico, infermieristico, operatori socio sanitari, delle strutture ospedaliere pubbliche, private accreditate e classificate.
Sicuramente, come dicevo in apertura, suscita quantomeno scalpore il fatto che i medici di famiglia siano stati inseriti al sesto posto e dopo i burocrati; ma a meno di non pensare che i tecnici (primari, medici, esponenti sindacali di categoria) facenti parte del CTS (comitato tecnico scientifico) incardinato presso la Presidenza della Regione Campania siano tutti impazziti, stante la non risposta ufficiale degli stessi (nelle ultime ore è trapelata la notizia che da oggi verranno vaccinati prima dei burocrati) al grido di allarme dei medici di famiglia del salernitano, bisogna pensare a cosa possa aver indotto ad una simile scelta che, ripeto, stride con la visione letterale della denominazione stessa di “medico di famiglia”; considerata impensabile la dimenticanza di una categoria così importante.
Nell’attesa della risposta ufficiale o almeno delle scuse del CTS si può soltanto ipotizzare che i medici di famiglia siano stati considerati alla stregua di amministrativo-burocrati intenti a sviluppare il loro lavoro nell’ambito del quadro generale della sanità pubblica.
Perché tutto questo ?
Il perché è abbastanza facile da spiegare; la categoria dei medici di famiglia con il passare dei decenni ha lentamente demandato alle strutture ospedaliere esistenti sui vari territori ogni tipo di cura medica; insomma una sorta di registratori di massa per le varie tipologie di patologie e di distributori tra le varie strutture a seconda delle necessità individuali. Finito il mito del famoso cosiddetto “cerusico” capace di fare di tutto, dagli interventi chirurgici alla cura dei denti, dal pronto soccorso a tutti gli altri interventi di tipo curativo.
Molto spesso, e questo che dico non è una bestemmia, i medici di base vengono utilizzati come scrivani fiorentini da una platea di assistiti impaziente e frettolosa; scrivani perché a fronte della diffusione a pioggia della pratica delle richieste di medicinali per telefono, è arrivata anche la possibilità dell’emissione di ricette via mail, escludendo qualsiasi contatto diretto tra medico e paziente che in parecchi casi rimane un illustre sconosciuto anche per anni.
Sicuramente la digitalizzazione delle prescrizioni ha velocizzato alla grande il lavoro del medico ed ha ridotto al minimo l’attesa del paziente, ma tutto questo ha altrettanto sicuramente contributo alla crescita di un solco profondo tra lo stesso medico e l’assistito; insomma quel contatto umano si è smaterializzato e spersonalizzato.
Medico, quello di famiglia, che continua però a detenere il record assoluto degli introiti economici; cioè, detto in poche parole, il medico di famiglia è quello più pagato rispetto a tutti gli altri, ed a volte è anche quello più insofferente nei confronti della clientela.
Ma si sa, e come che si sa, il medico di famiglia è quello che più di ogni altra categoria professionale produce i voti per i personaggi politici quando non li produce per se stesso, e i politici fanno a gara per tutelare e garantire, soprattutto i lauti guadagni, ai referenti medici di base; per buona pace di tutti.
La nota giornalista televisiva Barbara Palombelli in una delle sue ultime trasmissioni ha dichiarato che i medici di famiglia si dividono in tre categorie: quelli che non vogliono fare il proprio dovere, quelli che non sanno farlo e quelli che non possono farlo (per mancanza dei necessari strumenti, e sarebbero la maggioranza); per darle torto bisogna fare un esercizio mentale castigante.
Si dice, in questi ultimi mesi, che c’è carenza di medici; giusto. E allora perché non imporre ai medici di famiglia di essere presenti a turno nella “guardia medica” (senza alcun incremento salariale) e liberare così migliaia di medici che potrebbero subito transitare nelle strutture ospedaliere ?
Ma la politica non avrà mai questo minimo di coraggio; il segnale (anche se non del tutto condivisibile) è partito forse dalla Regione Campania che ha dato la giusta collocazione nella lista per il vaccino ad una categoria che, come detto, svolge ormai prevalentemente una funzione burocratica. Anche se dopo pochi giorni quel segnale si è affievolito e quasi spento sotto le proteste dei medici e dei loro sindacati.
Come al solito al sud c’è sempre chi impone la sua autorità a discapito del malcapitato di turno, ora e toccato ai medici di famiglia, a chi toccherà dopo?