Dr. Pietro Cusati
(Giurista – Giornalista)
Padula (SA) 7 gennaio 2021 .Il Prof. Carmine Pinto di Padula (SA), ordinario di storia contemporanea nell’Università degli studi di Salerno, è il nuovo Direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento. Lo ha comunicato il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo a seguito della firma del ministro Dario Franceschini dei due decreti per la nomina del Direttore e del Consiglio direttivo e di consulenza scientifica dell’Istituto. La nomina segue l’approvazione del nuovo Statuto, firmato dai ministri Gualtieri e Franceschini lo scorso dicembre, ponendo così termine alla fase di commissariamento. Soddisfazione a Padula ,nel Vallo di Diano e nell’intera provincia per il prestigioso incarico cui è stato nominato un docente dell’ateneo Salernitano. L’Istituto, che ha sede a Roma nel complesso demaniale del Vittoriano, amministra il Museo centrale del Risorgimento ed ha come scopo la promozione degli studi sulla storia d’Italia dall’Unità e Indipendenza sino al termine della Prima Guerra Mondiale, possiede un rilevante patrimonio di cimeli, disegni, sculture e rari documenti legati alla genesi dei fatti storici che portarono all’Unità d’Italia.A seguito di questi due nuovi decreti il Consiglio Direttivo e di consulenza scientifica dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano è pertanto composto dal Direttore, prof. Carmine Pinto, che lo presiede, e dai componenti prof. Aldo Accardo, prof.ssa Arianna Arisi Rota, prof. Roberto Balzani, prof. Alberto Mario Banti, prof. Giampaolo D’Andrea, dott. Gian Luca Fruci, prof. Silvano Montaldo, prof.ssa Carlotta Sorba, la direttrice del Vittoriano e Palazzo Venezia, Edith Gabrielli. L’Istituto è dotato di un archivio che conserva un ampio patrimonio documentario e iconografico che costituisce una delle fonti principali per lo studio dell’Italia e del contesto internazionale dalla fine del XVIII secolo alla prima guerra mondiale. E’ conservato inoltre l’Archivio storico dell’Istituto a partire dalla sua fondazione e quello relativo all’attività dei Comitati Provinciali. L’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano promuove gli studi sulla storia d’Italia dal periodo preparatorio dell’Unità e dell’Indipendenza sino al termine della prima guerra mondiale, raccogliendo documenti, pubblicazioni e cimeli, curando edizioni di fonti e di memorie, organizzando congressi scientifici. L’attività dell’Istituto si esplica attraverso l’opera della sede centrale e dei Comitati provinciali con la pubblicazione della rivista Rassegna storica del Risorgimento e di una collezione scientifica, con l’organizzazione e l’incremento del Museo Centrale del Risorgimento, in Roma, al Vittoriano, e con la creazione, il coordinamento e la sorveglianza dei Musei locali del Risorgimento, con l’opera di persuasione verso i privati per una migliore conservazione del materiale documentario in loro possesso, per ottenere il liberale uso agli studiosi e, ove sia possibile, la cessione a enti pubblici in modo da evitarne la dispersione e renderne più agevole la ricerca, con lezioni, conferenze, concorsi, esposizioni, convegni di studiosi e con la partecipazione a manifestazioni culturali e celebrazioni indette da altri Enti,con l’istituzione presso la sede centrale di una Scuola di Storia del Risorgimento.Il Prof. Carmine Pinto è autore di numerose monografie e articoli su riviste scientifiche : La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti. 1860-1870, Laterza, Il riformismo possibile. La grande stagione delle riforme: utopie, speranze, realtà (1945-1964), Partiti e Potere. Il sistema politico a Salerno negli anni ottanta, La fine di un partito. Il Partito Socialista Italiano dal 1992 al 1994. Il Prof. Carmine Pinto è anche il direttore del Centro studi con sede nel Comune di Monte San Giacomo a Palazzo Marone che prima del covid fu presentato il best seller :“La guerra per il Mezzogiorno – Italiani, borbonici e briganti 1860-1870″ ,La Terza ,Bari,2019,un esempio di come si deve raccontare la storia, con imparzialità e passione. Il Prof. Pinto nel poderoso volume, quasi cinquecento pagine fa il punto con profondità e chiarezza sul brigantaggio e sulla guerra civile borbonica contro l’Unità d’Italia, un fenomeno criminale di massa, motivato dal disagio e sobillato dagli ex re in esilio a Roma. Il saggio inserisce i briganti, le loro gesta e le loro (tantissime) malefatte nel quadro più complesso delle lotte furibonde nel Mezzogiorno continentale che seguirono l’unificazione nazionale.Il brigantaggio fu l’aspetto militare di una guerra civile di ben altra complessità, in cui, ricorda Pinto nell’Introduzione, si verificò «la definitiva saldatura tra guerra italiana e conflitto civile meridionale». «Il conflitto tra progetti nazionali, pan-italiano filo-sabaudo e autonomista napoletano borbonico, iniziato nel 1848, assorbì e portò a sintesi le antiche fratture tra liberalismo e assolutismo legittimista, fazioni e gruppi locali, rivendicazioni sociali e tradizioni di brigantaggio che per mezzo secolo avevano frammentato il regno meridionale».L’analisi del Prof. Pinto rivela che le vittime principali dei briganti furono principalmente gli stessi contadini ed esponenti del mondo rurale spesso soggetti a pressioni e intimidazioni di vario tipo e vittime di abusi .