Dr. Pietro Cusati
(Giurista – Giornalista)
Roma ,2 gennaio 2021. Una targa in memoria di Giovanni Falcone,uno dei più grandi protagonisti della lotta alla mafia ,affissa al quarto piano del Ministero della Giustizia,in Via Arenula, accanto all’ufficio in cui il magistrato ucciso a Capaci lavorò per 14 mesi, come Direttore Generale degli affari penali: “Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni, non le parole”.Al Ministero della Giustizia Giovanni Falcone ideò la Superprocura per le indagini specializzate sul crimine organizzato ,la Direzione Nazionale Antimafia e le Direzioni Distrettuali Antimafia,innovazioni che hanno impresso una svolta nell’approccio dello Stato al contrasto alla mafia ma divenute un modello anche all’estero. Giovanni Falcone,era nato a Palermo il 18 maggio del 1939, lavorò al Ministero della Giustizia fino al 23 maggio 1992, a poche ore prima di essere ucciso insieme alla moglie e agli uomini della scorta. Il pomeriggio del 23 maggio 1992, una delle pagine più buie della storia della Repubblica Italiana,una scena degna di un film di guerra,nota come la strage di Capaci,suscitò in tutta Italia un’ondata di sdegno, persero la vita il magistrato Giovanni Falcone,sua moglie Francesca Morvillo ,anche lei magistrato e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. I feriti furono 23. Erano le 17.57 del 23 maggio 1992, quando esplose un tratto di autostrada A29 vicino al comune di Capaci in provincia di Palermo. ‘’Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere” ,sono parole del Giudice Falcone che insieme all’amico e collega Paolo Borsellino, realizzò il “pool antimafia”,per poter far luce sull’organizzazione e i meccanismi d’azione della mafia per poterla contrastare. Il lavoro svolto da Falcone tra gli anni ’80 e inizi anni ’90 ha dato speranza non solo alla Sicilia ma all’intera Penisola. Le azioni del magistrato e del suo “pool” hanno segnato un grande passo per la cultura della legalità. ‘Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni e non le parole’, è una frase che descrive pienamente il suo modo di vivere”, ha commentato la Prof.ssa Maria la sorella di Giovanni Falcone. “Al Ministero della Giustizia ,ricorda la Prof.ssa Maria Falcone , Giovanni ha vissuto un periodo molto importante e proficuo del suo lavoro, un momento di serenità dopo l’isolamento subito a Palermo. A Roma ha potuto dare un contributo rilevantissimo alla nascita della legislazione antimafia che tanti risultati ha prodotto e produce a livello nazionale e transnazionale. Mi piace molto che la stanza in cui lavorava sia rimasta come lui l’ha lasciata e che ora sia occupata da un magistrato che lavora alla cooperazione giudiziaria internazionale, un ambito in cui mio fratello è stato pioniere e in cui ha molto creduto”.