Dr. Pietro Cusati (Giurista – Giornalista)
Roma, 4 dicembre 2020 Una società indebolita,la pandemia ha aggredito una società già stanca, provata da anni di resistenza alla divaricazione dei redditi e alla decrescita degli investimenti, incerta sulle prospettive future, con un modello di sviluppo troppo fragile. Il debito pubblico è stato accresciuto in misura rilevante, ponendo un ulteriore fardello sulle prossime generazioni, il contagio della paura rischia di mutare in rabbia. Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali,l’ istituto di ricerca socio-economica che svolge da oltre cinquant’anni una costante e articolata attività di ricerca,nel 54mo Rapporto annuale, rileva che per rimettere in cammino l’economia e risaldare la società occorrono interventi concreti e in profondità. Un nuovo schema fiscale, sono tollerabili le distorsioni che pongono a carico degli onesti l’illegalità degli evasori? In secondo luogo, un ridisegno del sistema industriale e un ripensamento della qualità degli investimenti a sostegno della produzione, dell’innovazione, delle esportazioni appare prioritario. Il rapporto annuale del Censis rivela che il 79.8 % degli italiani si dice a favore della stretta in vista delle prossime festività e chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. Il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia ,solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori. Il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza coronavirus e il lockdown hanno danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti. Secondo il Censis l’esperimento della didattica a distanza durante la pandemia sembra non aver funzionato adeguatamente. Per il 74,8% dei dirigenti la didattica a distanza ha di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti, anche se “il 95,9% è molto o abbastanza d’accordo sul fatto che la Dad è stata una sperimentazione utile per l’insegnamento. Il 37% degli italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici, sostituendoli con l’automobile, la bicicletta o spostandosi a piedi quando possibile. La famiglia costituisce ancora di gran lunga il primo fattore di identificazione. Lo è per il 76,3% degli italiani e in misura maggiore per gli anziani (83,5%). L’essere italiano (39,9%) e il legame con il proprio territorio di origine (37,3%) si collocano a poca distanza l’uno dall’altro. Segue il lavoro (29,2%), una leva di identificazione più forte tra chi ha una età compresa tra 30 e 44 anni (39,1%). Poi la fede religiosa (17,2%) e le convinzioni politiche (11,8%). Solo dopo viene l’identità europea (10,9%). Ma per il 3,5% è il proprio profilo sui social network a determinarne l’identità, e questa percentuale sale al 9,1% tra i giovani: uno su dieci. Ma perché si utilizzano? Per rimanere in contatto con le persone e comunicare in maniera più veloce ed efficace (40,6%), perché fanno compagnia (28,8%), forniscono molte informazioni e punti di vista diversi dalle fonti ufficiali (24,0%), perché sono utili per il lavoro (18,0%) e consentono di coltivare i propri interessi (14,7%). Il sistema-Italia è una ruota che
non gira, avanza a fatica.Uno degli effetti provocati dall’epidemia è di aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema, l’epidemia ha squarciato il velo. Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente. Il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni alla mobilità personale. Il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento. Il 76,9% è convinto che chi ha sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità o altri, deve pagare per gli errori commessi. Il 56,6% chiede addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena. Il 31,2% non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili, si sono ammalati. E per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani vengano assistiti solo dopo di loro. In vista del Natale e del Capodanno, il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno.