Covid: è l’ora della responsabilità

 

Angela D’Alto (opinionista)

 

Angela D'Alto

La seconda ondata di coronavirus è in atto in tutto il mondo, e ogni Paese sta adottando misure che rispondono tutte allo stesso criterio: limitare i contatti interpersonali. È chiaro infatti che, prima del vaccino, si dovrà navigare a vista, poiché l’andamento dei contagi non è prevedibile a medio-lungo termine, e si dovrà procedere con chiusure mirate e allentamenti delle restrizioni.

Ci sono cose rispetto alle quali trovo ozioso, oltre che inutile, discutere, giacché dalla comunità scientifica non abbiamo ancora risposte certe (es: quanto ci vorrà per il vaccino? La carica virale è davvero diminuita? Se sì, lo sarà anche nei prossimi mesi?) , e alcune debolezze strutturali del Paese, in particolare delle regioni meridionali, non erano e non sono risolvibili in una manciata di mesi. Senza avventurarmi in analisi già fatte ,e al riparo da tentazioni narcisistiche, penso che su alcuni punti di macroscopica evidenza si potrebbe convenire e lavorare:

  • i contagi in salita così vertiginosa non si fermeranno per magia, ma solo se ci sarà un evento esterno, e il solo possibile al momento è la limitazione dei contatti. Più persone circolano e più il virus ha possibilità di diffondersi;
  • Nessuno vuole ipotizzare, al momento, un lockdown totale, perché il Paese non lo sopporterebbe sul piano economico e sociale: occorre quindi limitare quei settori nei quali i danni all’economia e al benessere dei cittadini sono meno pesanti: movida, assembramenti dentro e fuori i locali ; introdurre la didattica a distanza per le scuole superiori e le università;
  • introdurre lo smart working per i settori impiegatizi e per quei professionisti che possono svolgere in remoto la propria attività; utilizzare  gli strumenti utili, quali ammortizzatori socialidifferenziare gli orari di ingresso di uffici e scuole per evitare l’affollamento negli stessi orari; chiudere immediatamente l’accesso agli stadi anche a solo mille persone per evitare assembramenti davanti agli stadi stessi.
  • Al contempo: tornare a chiedere alle forze dell’ordine un controllo del territorio, per la sicurezza di tutti; potenziare, per quanto possibile, il trasporto pubblico ovunque (è un problema di tutta Italia); garantire a quei settori che al momento possono risultare penalizzati da questa prima , parziale stretta un sostegno economico immediato ( ristoratori, piccole e medie imprese in primis). .E quindi attivare quanto prima il recovery fund per anche per garantire alle Regioni, e in particolare quelle del Sud, il supporto del quale hanno bisogno nel caso di una pressione crescente sul sistema sanitario.

Ancora, basta provvedimenti sghangerati e scontri istituzionali tra Governo, Regioni e Sindaci. La filiera istituzionale deve collaborare con serietà.

Infine, mi dispiace aver avuto ragione ad Aprile, quando mi ero permessa di stigmatizzare il circo mediatico creato da alcuni virologi, immunologi e compagnia bella, affetti da eccessivo protagonismo, che hanno detto tutto e il contrario di tutto. Alcuni continuano, alimentando confusione e, cosa più pericolosa, sfiducia nella scienza e atteggiamenti di scarsa prudenza . Gradiremmo avere notizie certe , da voci autorevoli, e informazioni univoche. E soprattutto che di queste vicende così delicate non si riempissero teatrini televisivi. La comunità scientifica e le istituzioni assumano un comportamento più sobrio, evitando di andare a dare spettacolo dalla D’Urso. La situazione è già pesante così .

 

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