Aldo Bianchini
SALERNO – Si riaprono, anzi si spalancano, di nuovo le porte celesti per continuare a pubblicare il racconto che il compianto sindaco pescatore Angelo Vassallo sta facendo al tavolo del Paradiso dinanzi alla figura, quasi ascetica, di Carlo Falvella, il giovane di destra assassinato la sera del 7 luglio 1972 in Via Velia a Salerno da mani intrise di sentimenti di sinistra ed anarchici.
Siamo alla terza puntata di questa storia che comunque ho già pubblicato in passato e che suscitò l’attenzione della Procura della Repubblica di Salerno (dott.ssa Rosa Volpe) presso i cui uffici sino stato interrogato per diverse ore; un interrogatorio, come persona informata sui fatti, che diede la possibilità alla stessa Procura di allestire un viaggio investigativo in Colombia dove era stato arrestato il giovane Bruno Humberto Damiano (figlio di una brasiliana e di “Peppe ‘a catena”, imprenditore cilento-salernitano).
Proprio sulla figura di questo giovane il sindaco pescatore Vassallo aveva cominciato, nella scorsa puntata, a parlare dinanzi a Carlo Falvella e in presenza dei due personaggi di sinistra che nel 72 contribuirono all’uccisione dello stesso Falvella.
Vassallo aveva detto: “Quel giovane, come si chiama, Bruno Humberto Damiano (figlio di una brasiliana e di un noto imprenditore molto chiacchierato che ha operato tra Salerno e Pollica) non c’entra niente con il mio delitto. Grazie al giornale che state leggendo (www.ilquotidianodisalerno) ed agli articoli del suo direttore è stato finalmente capito e il giovane scagionato. Un’ultima cosa. Io non ero ossessionato dal macro flusso della droga che ad Acciaroli non c’è; ero ossessionato dai rivoli che arrivavano in paese anche per mano di Damiano e che lambivano diverse nostre famiglie. Per questo ero incavolato con quel giovane, con il quale ebbi anche uno scontro molto forte. Ma questo ve lo racconterò nella prossima puntata perché neppure i Carabinieri furono capaci di scaricare dal mio telefonino alcuni messaggi importanti. Ora, caro Carlo, sono stanco e preferisco fermarmi”.
Ma quali erano quegli importanti messaggi ? Lo suggerii di persona alla Procura di Salerno; in effetti la sera del 13 agosto 2010, esattamente 23 giorni prima della sua uccisione, il sindaco pescatore nella piazzetta di Acciaroli aveva avuto una forte discussione con il Damiano che era degenerata fino al punto che Vassallo rifilò un paio di calci nel deretano del giovane ma piccolo spacciatore. La reazione del sindaco era motivata da una vicinanza troppo serrata del pregiudicato con un qualche esponente della sua grossa famiglia.
Qualche giorno dopo l’omicidio di Vassallo il giovane brasiliano (che aveva già prenotato un biglietto aereo dal mese di luglio) partì comodamente per il Brasile senza che nessuno lo avesse quantomeno intercettato e sentito per quel litigio, nonostante due giovani imprenditori (che avevano assistito alla scena del litigio) avessero inviato dei messaggi sms al sindaco per cercare di convincerlo ad essere più calmo e cauto. Gli investigatori, purtroppo, non riuscirono a scaricare dal telefonino di Vassallo quei messaggi e la storia si gonfiò a dismisura fino a far ritenere il Damiano l’autore del delitto in mancanza di altra soluzione credibile. E questa la dice lunga sulla qualità delle indagini.
Ma cosa voleva dire Angelo Vassallo con le poche parole scritte su un pezzo di carta ritrovato nella sua scrivania in Comune; “Ho scoperto ciò che non avrei voluto scoprire”, è da questa che ripartirà il racconto del sindaco pescatore al tavolo del paradiso.
Il film Rai “Il sindaco pescatore” (per la regia di Maurizio Zaccaro e l’interpretazione di Sergio Castellitto) è molto esaustivo e forse le ultime immagini di quel film sono state proprio ricavate dalla frase lasciata in eredità da Vassallo.