Luciano Provenza (avvocato – scrittore)
Da molti anni esercito l’attività di avvocato matrimonialista e la mia professione mi ha fatto conoscere molte mamme, diverse tra di loro, alcune delle quali lontane anni luce dalle mamme nate nella prima metà del secolo scorso. Sicuramente sono cambiati i tempi e molte delle donne di oggi lavorano al pari dei mariti; così funzioni che prima erano monopolio assoluto delle mamme (cambiare il pannolino, far da mangiare, alzarsi di notte se il figlioletto piange, ecc. ecc.), oggi sono svolte in più di qualche caso dai papà. Ma il sentimento di una madre non ha tempo ed è universale. C’è un detto molto significativo sull’amore della mamma verso i figli, che recita “chi ti vuole bene più di una mamma t’inganna”. In altri termini, l’amore della mamma è insuperabile ed invincibile. Le mamme del secolo scorso avevano il pensiero fisso della cucina, si alzavano alle 5 di mattina e svegliavano i figli portando loro a letto il caffè o l’uovo a zabaione. Se,, come mia madre, lavoravano, prima di uscire preparavano il pranzo e sbrigavano anche le faccende domestiche. Se non stavi bene, non c’era bisogno del termometro per misurare la temperatura, loro se ne accorgevano guardandoti negli occhi. Insomma, erano donne che dedicavano la loro vita interamente alla cura e all’assistenza dei figli. Le separazioni, anche dopo l’entrata in vigore della legge sul divorzio, erano rare ed a richiederle erano quasi sempre i mariti. Scenario assolutamente diverso da quello di oggi, che vede sempre più le donne protagoniste nella richiesta di separazione. Anche quando diventavi adulto per loro eri sempre piccolo. Ricordo un aneddoto che vide protagonista mia mamma, la prof.ssa Antonietta Baccaro, nel 1987. Avevo 28 anni e insegnavo a Pistoia. Non c’erano i telefonini. Verso le 10 di mattina, mentre ero in classe entrò un bidello per invitarmi in segreteria in quanto c’era una telefonata da Salerno per me. Nel breve tragitto tra la classe e la postazione telefonica ebbi tanti brutti pensieri. Era successo qualcosa di tragico a casa per interrompere una lezione e telefonare a scuola? Ricordo ancora quegli attimi di paura e preoccupazione. Presi la cornetta in mano e risposi. Era mia madre, che avendo sentito in tv di una forte nevicata nel Pistoiese, si era preoccupata e voleva sapere se avevo indossato la maglia di lana.
Provai in quel momento rabbia e felicità allo stesso tempo e quando mi chiesero cosa fosse successo mentii dicendo che era deceduta una vecchia zia. Ecco, queste erano le mamme del secolo scorso, senza differenze di cultura e posizioni sociali. Non giocavano a burraco e tutte sapevano rinacciare, accorciare o stringere un pantalone. In quasi tutte le case vi era la vecchia ed inossidabile Singer. Mia zia Pina, mogie di Vittorio Provenza, sindaco di Salerno per due volte, nonostante il marito le volesse comprare la lavastoviglie, ha sempre preferito lavare i piatti a mano. Era una vera regina della casa, anch’ella con un amore viscerale verso i figli. Anche se la famiglia raggiungeva una posizione sociale invidiabile per quei tempi, la donna in casa si spogliava di ogni prestigio sociale per indossare i panni della mamma tradizionale. La mia era una straordinaria professoressa, intere generazioni di medici hanno preparato l’esame di chimica privatamente a casa mia. Si, perché lei si era laureata in chimica nel 1950, un traguardo allora per le donne veramente sorprendente. Ha rinunciato ad occasioni di lavoro anche all’estero e ben retribuite per amore dei figli. E’ stata per anni Presidente del Soroptimist, anzi una delle socie fondatrici a Salerno di questa associazione femminile molto dedita al sociale. Ha viaggiato tanto con mio padre, ma a casa era una semplice mamma. Io sono stato un figlio un po’ discoletto e rientravo a casa a notte inoltrata, a volte la trovavo già sveglia e prendevamo il caffè insieme. Ma anche quando pensavo non fosse sveglia, in realtà lei il giorno dopo mi diceva a che ora ero arrivato, perché non riusciva ad addormentarsi con il pensiero che un figlio non si fosse ancora ritirato. Infine voglio ricordare qualche strategia economica utilizzata molto negli anni passati. Mi riferisco alla trasformazione di un pantalone lungo in bermuda. Quanti della mia generazione hanno indossato questi pantaloncini corti “inventati” di sana pianta dalle mamme del secolo scorso? Molti ragazzi, perché all’epoca le spese per l’abbigliamento erano limitate. E i vestiti di carnevale? Le mamme cominciavano a confezionarli prima di Natale. Ricordo con orgoglio la passeggiata che io ed i miei due fratelli facemmo a Lungomare mascherati come i Tre Moschettieri, riscuotendo un grande successo. Mai come a quei tempi trovava riscontro nella realtà il brocardo “Una mamma basta per cento figli, cento figli non bastano per una mamma!”