Aldo Bianchini
SALERNO – All’indomani delle ultime consultazioni elettorali amministrative la domanda che corre di bocca in bocca è: “Perché le donne non votano le donne ?”; una domanda che, molto stranamente, si pongono più gli uomini che le stesse donne. Quasi come se per le “donne in politica” ci fosse una specie di diritto ad un posto in consiglio comunale, ad un posto in giunta, ad un posto nella varie commissioni (e la cosa si ribalta in provincia e in regione), anche senza i voti necessari o che, addirittura senza essere state neppure elette, siedono da ieri nel Consiglio Comunale di Sassano come assessore in giunta. Qualcuno ha azzardato, seppure timidamente, l’ipotesi che il corpo elettorale in generale sia maschilista; sciocchezze, siamo di fronte alle solite litanie prettamente femminili. Litanie che emergono ad ogni piè sospinto non appena un qualsiasi maschietto dice queste cose.
Il problema è di natura sostanzialmente diverso e va ricercato nell’incapacità delle donne di rappresentarsi con autorevolezza nel “corpo elettorale femminile” che, guarda caso, in qualsiasi luogo è la maggioranza rispetto a quello maschile. Invece le donne votano per gli uomini e da ieri, per una strana e deprecabile legge sulle quote rosa, due donne siedono sugli scranni di assessore senza essere state elette nelle amministrative di Sassano. Una magra consolazione per le donne in politica, non c’è che dire.
Insomma le donne, un po’ dovunque, non sanno fare un’attenta auto-analisi di quanto accade ad ogni tornata elettorale; anche nel Vallo di Diano è la stessa storia, eppure in quel territorio esiste la “Consulta delle donne amministratrici” unica, forse, in tutto il Paese. Ma sulla Consulta ritornerò più avanti.
A svegliare l’ambiente da un torpore atavico e da una compassata e quasi istituzionale prassi, è stata l’attenta assessora al turismo del Comune di Montesano sulla Marcellana, Michelina De Paolo, che molto intelligentemente in un suo post ha parlato di Carmela Iannibelli (compagna del neo sindaco di Sassano, dr. Domenico Rubino) che un po’ tutti indicano come una donna molto attiva e dalle eccellenti capacità organizzative che hanno sicuramente avuto un peso molto significativo nella vittoria del compagno per la corsa a sindaco:
“”Carmela Iannibelli come Hillary Clinton ? Sembra proprio di si, peccato che le donne abbiano successo solo se all’ombra di un uomo, perché spesso vengono penalizzate dalle stesse donne. Questa è la risposta che viene dalle recenti elezioni amministrative: gli uomini hanno stravinto, le donne hanno straperso. A questo punto serve una riflessione collettiva da fare dentro e fuori gli organismi al femminile come la Fidapa e la Consulta delle Donne Amministratrici del Vallo di Diano””.
Si ferma qui il post della De Paolo, un post che come prevedibile ha scatenato sul web una serie di prese di posizioni con diverse decine di commenti che, comunque, si sono subito allontanati dall’oggetto della discussione e cioè perché le donne non votano le donne; un ragionamento che forse le donne non vogliono sentir dire neppure da una loro collega amministratrice facente parte della predetta Consulta. Così, però, non si fa molta strada e il gap uomo-donna (che badate bene esiste soltanto in politica, mentre nella vita civile è esattamente il contrario) si allarga sempre di più.
Io vado oltre e affermo che il post della De Paolo va letto anche secondo un’altra angolazione; in pratica potrebbe voler dire con il suo accostamento Clinton-Iannibelli che, come nella vita così in politica, la stretta unione tra uomo e donna riesce sempre a dare buoni frutti; il caso della Clinton è emblematico, è stata una grande donna quando era la first-lady, ha perso clamorosamente le elezioni presidenziali quando era candidata direttamente.
In tal senso è illuminante la risposta che la stessa Iannibelli ha dato al post della De Paolo: “Amica mia, insieme io e Mimì riusciamo a fare tante cose che singolarmente sarebbero impossibili”; condivido pienamente.
Ma perché le donne non votano le donne ? Me lo ha spiegato un mio caro amico, M.A., che è anche uno dei personaggi di spicco dell’economia dell’intero territorio del Vallo di Diano; mi ha detto: “Ho chiesto ad una donna-amministratrice molto importante del Vallo, e componente della Consulta, per chi avesse votato; mi ha risposto che aveva votato per Picarone (baipassando tutti i candidati valdianesi) ed io di rimando le ho detto che così le donne non emergeranno mai e che la povera Margherita Siani (unica candidata del territorio) non poteva fare altro che una brutta figura elettorale pur avendo tutti i requisiti per rappresentare tutte le donne”.
Bisogna, dunque, ritornare al post di Michelina De Paolo per capirne di più e, soprattutto, per scandagliare meglio la sua richiesta di “una riflessione collettiva da fare dentro e fuori gli organismi al femminile come la Fidapa e la Consulta delle Donne Amministratrici del Vallo di Diano”.
E mi chiedo, e chiedo, qual è l’attività programmatica messa in piedi dalla Consulta a distanza di alcuni anni dalla sua creazione su un’idea di Tania Esposito molto ben sorretta da Gelsomina Lombardi ? E che fine ha fatto l’unico progetto concretamente avviato e finanziato con circa 150mila euro per uno screening sulle problematiche femminili di tutto il comprensorio valdianese ? Forse si è smarrito nelle pieghe burocratiche tra Regione, Piano di Zona e Consulta ?
Non solo gli uomini ma anche le donne, se parliamo di parità di genere, devono dare delle risposte, altrimenti va da pensare che ogni loro organizzazione serve soltanto ad organizzare una pizza ogni tanto e in concomitanza con le new-entry.
Sono certo che questo articolo darà la stura a consensi ma anche a molti dissensi come è giusto che avvenga in democrazia; le vostre osservazioni, gentili lettrici e lettori, fatele direttamente su questo giornale senza ricorrere al famigerato face book.