CONCORD: la nave dei veleni !!

 

Aldo Bianchini

(seconda parte)

La nave ristorante Concord negli anni '70

SALERNO – La cosa che mi ha sempre colpito dall’intera vicenda che ruota intorno alla “Concord”, la cosiddetta nave dei veleni, è stata ed è la grande capacità di Giuseppe Martino (detto Peppe) di rimanere “uomo” sempre e comunque.

Spesso ho chiarito il mio pensiero sul significato di “uomo” che volgarmente viene identificato per i maschietti che riescono ad esibire una più o meno variegata collezione di conquiste femminili; l’uomo, invece, è chi dimostra di avere gli attributi a 360°, cioè chi con il comportamento e con gli atteggiamenti caratteriali fa capire a tutti gli altri di avere una marcia in più, in tutti i sensi ed in tutte le direzioni.

Ecco, questo tipo di uomo è stato ed è Giuseppe Martino che ebbe agli inizi dell’estate del 1971 la felicissima idea di acquistare una vecchia barca in disarmo nel porto di Salerno, e poi di trainarla fino a Piazza della Concordia dopo aver ottenuto la necessaria “concessione demaniale marittima per specchio d’acqua” controfirmata il 17 aprile 1972 dall’allora sindaco di Salerno avv. Gaspare Russo; una firma caratterizzata da un retroscena abbastanza simpatico ripreso da un’intervista fatta personalmente da me al presidente Russo il 13 novembre 2019:

  • Era estate, se non erro quella del ’71, e dopo l’incontro al Comune con l’ingegnere capo decisi di utilizzare il resto della giornata per andare a riposarmi in costiera amalfitana, abitualmente ad Amalfi in compagnia di una mia amica. All’altezza del rione dell’Oliviero, nello specchio d’acqua del porto allora in costruzione, intravidi una vecchia nave largamente arrugginita che probabilmente alimentava una coltivazione di cozze. Questa mia amica ad un certo punto mi disse che quella nave era destinata ad essere trasferita a Piazza della Concordia. Io
    5 settembre 2008: la demolizione della nave ristorante Concord

    sorridendo chiesi come mai lo sapesse; e lei candidamente mi disse che era cosa risaputa e già decisa dalla capitaneria di porto e dal comune e che tutto era stato fatto a mia insaputa, sebbene fossi il sindaco in carica. Alle mie incalzanti domande mi rispose che era cosa nota a cani e porci; era stato un mio conoscente che commerciava in residuati marini a dirglielo, aggiungendo con una malcelata ironia che forse io non ero né un cane e né un porco. A quel punto non aggiunsi niente altro, pensai soltanto che in fondo chi alla fine doveva decidere, come tutti i cornuti, era sempre l’ultimo a saperlo. Il giorno dopo, lunedì, alla fine dell’abituale incontro con l’ingegnere capo Aniello Amendola gli chiesi: “Ingegnere ma non avete niente altro in sospeso ?”. La risposta con un certo imbarazzo fu un’altra domanda: “Vi riferite a qualche cosa di specifico ?”. Gli risposi che volevo sapere cosa stesse succedendo con la nave ancorata nel porto in costruzione, anche alla luce del fatto che prima o poi avrebbero dovuto sgomberare. Sempre con molto imbarazzo l’ingegnere mi disse che c’erano pratiche in corso e che me ne avrebbe parlato. Poi prima di congedarsi mi sussurrò: “Vedo che a voi non sfugge niente, siete sempre informato”. Non replicai, ma il mio sguardo pungente lo colpì più di una frecciata specifica; insomma mi accorsi di averlo definitivamente tirato dalla mia parte e di lui  mi sarei potuto fidare ciecamente. Dopo qualche minuto di assoluto silenzio l’ingegnere parlò: “E voi come siete venuto a conoscenza di questo fatto ?”. Gli raccontai quanto accaduto il giorno prima mentre andavo in costiera. A quel punto l’ingegnere, incominciò a sciogliersi e mi chiese cosa ne pensassi; io sorrisi e dissi che in tutte le città fluviali e marine sono ancorate vecchie navi, non più in esercizio, che vengono utilizzate a diversi usi. E aggiunsi che una nave in disarmo da ancorare a Piazza della Concordia era una buona scelta, anche perché poteva essere utilizzata come ufficio di capitaneria del Porto Masuccio Salernitano (allora in stato di ultimazione) e molti altri usi. Aggiunsi poi che sarebbe diventata una delle cartoline simbolo della città, così come è stato. Gli spiegai che io non appartenevo alla categoria dei cornuti, che come si sa sono sempre gli ultimi a sapere.

 

L'avv. Gaspare Russo (già sindaco di Salerno e presidente della Regione Campania) in una vignetta del prof. Arnaldo Amabile

All’inizio ho scritto di “uomo” e nel titolo di “veleni”; mi spiego meglio anche per dare un senso a queste parole. Le due parole sono strettamente connesse perché al comportamento sempre da “uomo vero” di Giuseppe Martino ha fatto riscontro, negli ultimi decenni, il comportamento scorretto, ed in alcuni casi vile, della politica in generale che nel momento opportuno non ha cercato minimamente di ostacolare o far ragionare Vincenzo De Luca per la sua fissa di smantellare e distruggere la nave per fare posto al nulla. Ed a questo atteggiamento spocchioso della politica, Peppe Martino ha sempre risposto con grande dignità arrivando anche ad archiviare il “famoso libretto” (che io ho avuto modo di vedere e leggere !!) sul quale sono annotati tutti i debiti che diversi politici salernitani hanno lasciato in sospeso dopo aver sfruttato, anche in maniera strombazzato, lo scenario della nave Concord e dell’annesso ristorante per le rispettive campagne elettorali.

Ho ripreso la storia della nave Concord perché giovedì prossimo, 8 ottobre 2020, comincia il processo d’appello nel Tribunale di Salerno contro la sentenza di primo grado che ha negato qualsiasi indennizzo per la distruzione della nave ordinata d’imperio ed eseguita dal Comune di Salerno la mattina del 5 settembre 2008 quando ancora mancavano alcune ore per la pronuncia del Tar cui Martino (assistito dagli avvocati Maria Maddalena Gaeta e Luca Galasso) aveva adito dopo l’ordine di demolizione del Comune. E senza neppure attendere gli esiti della perizia tecnica d’ufficio disposta dal Presidente del Tribunale Civile di Salerno nel mese di giugno 2008 “con incarico di procedere ad una circostanziata descrizione dello stato dei luoghi e della natura del bene oggetto della controversia, nonché ad una valutazione in ordine alle cause e/o alla quantificazione dei danni”.

Come dire, Paese che vai gente che trovi, o città che vai Tribunali che trovi; vedremo se dall’ 8 ottobre prossimo cambierà o meno qualcosa.

 

 

One thought on “CONCORD: la nave dei veleni !!

  1. La lettura di questa seconda parte del servizio riguardante le vicende della nave-ristorante Concord ha fatto consolidare lamia opinione in proposito, peraltro già espressa in un precedente commento (04.09.2020).
    Non ho dubbi sulle eccezionali capacitò di chi nel lontano 1971 ebbe la “felicissima idea” di trasferire a rimorchio una nave fatiscente dal porto fino al fronte laterale sud di piazza della Concordia. Non ho il piacere di conoscerlo e quindi prendo per buona la presentazione che ne fa il dr. Bianchini, con riferimento i particolare al suo esser un “uomo vero”. Tuttavia, detto apprezzamento non mi esime dal giudicare come qualcosa di abnorme, ancorché a suo tempo vidimata da tutti i crismi imposti dalla burocrazia, quell’operazione che costringeva ad una forzata e irreversibile immobilità un natante, giunto sì a fine vita, ma nato per ben altri destini.
    Appare comunque singolare che il rimorchio, presumibilmente avvenuto con condimeteo favorevoli, di un natante lungo un tratto di mare prospiciente la città fosse a conoscenza di pochi e che solo per un “simpatico retroscena” il primo cittadino abbia avuto la possibilità, ma in seconda battuta, di apprendere la notizia dai suoi dipendenti.
    Che poi si sia innamorato di quanto stava accadendo, fino a dichiarare che la Concord “sarebbe diventata una delle cartoline simbolo della città”, è un altro discordo.
    Io ritengo invece che fossero più degni di essere additati come simboli della città altri monumenti quali il Duomo, San Pietyro a Corte, il Giardino della Minerva, il Castello di Arechi col suo incantevole panorama, il Lungomare Trieste,, eccetera. Altrimenti si farebbe quasi un affronto paragonare ad essi una vecchia nave arrugginita destinata alla demolizione e costretta ad un ormeggio innaturale, immobilizzata con tonnellate di cemento solidificato dentro e fuori dello scafo e senza alcuna residua speranza di poter bagnare l’opera viva nel suo ambiente naturale, il mare.
    Eppure, da quanto si legge, sembra che non abbia provocato particolari reazioni il fatto che l’operazione non fosse stata portata tempestivamente a conoscenza del primo cittadino. Si trattava tuttavia di un caso non di tuti i giorni, con risvolti burocratici non indifferenti, fra cui ance un cambio di destinazione d’uso inconsueto.
    Veniva anche addotto quale ulteriore giustificazione il riferimento al fatto che, in tutte le città fluviali e marine, vecchie unità navali in disarmo ‘vengono utilizzate per usi diversi”.
    In effetti esistono molti di questi esempi, ma vanno presi in considerazione quelli veramente validi. Lungo le banchine del Tevere sostano numerosi battelli galleggianti dai quali si ammira il Cupolone o Castel Sant’Angelo; a Parigi, i famosi Bateux Moushes percorrono la Senna in lungo e in largo offrendo pranzi o cene mentre sfilano sotto gli occhi i più famosi monumenti della Ville Lumiere. E ancora i tanti natanti che sostano o navigano sui grandi fiumi, tanto per dire il Mississippi, il Rodano, L’Elba, il Danubio, il Volga, il Mekong.
    Sarebbe allora azzardato voler affermare che nave Concord, assimilabile quasi ad un Prometeo incatenato, potesse stare alla pari e quindi competere con gli esempi suindicati.
    Riguardo infine l’operato dei tribunali non ho competenze specifiche e tantomeno conoscenze dirette per esprimere un giudizio di merito. Mi sembra comunque che non sarebbe la prima volta che un’opera, ancorché vagliata, esaminata, approvata e costruita seguendo nei vari passi tutta la trafila previste dalle norme, dopo alcuni anni, diventi oggetto di altre e diverse valutazioni, al termine delle quali si può arrivare ad un ribaltamento dei precedenti giudizi e perfino alla formulazione di un dispositivo che ne decreti la demolizione.
    Sembra essere stato questo il destino della nave Concord.
    Spiace per colui che fu l’artefice e il promotore di questa vicenda. Ha visto demolita quella che evidentemente considerava una sua creatura. Ora è ancora costretto a battersi per vedersi riconosciuto un equo indennizzo a parziale o totale compenso per “la distruzione della nave ordinata d’imperio ed eseguita dal Comune di Salerno”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *