La paralisi della giurisdizione: MARGINALITA’ DEL SERVIZIO GIUSTIZIA , DI PIU’ NON SI PUO’ PRETENDERE?

 

 

Dr. Pietro Cusati

(Giurista – giornalista)

 

dr. Pietro Cusati

Roma ,1 settembre 2020 . I penalisti italiani contro la paralisi della giustizia rilanciare fortemente la propria iniziativa prioritaria sul tema della piena ripresa delle attività giudiziarie.Si adottino le più efficaci misure di precauzione sanitaria che  sono anche banali e poco dispendiose se rispettate con rigore, ma si riprenda senza più riserve ed indugi a pieno regime. Il Presidente nazionale dell’Unione delle camere penali Avv. Gian Domenico Caiazza ha scritto una lettera a tutti i 131 Presidenti delle Camere penali territoriali italiane, per il rilancio delle iniziative dell’Unione per la piena ripresa delle attività giudiziarie, con la richiesta di monitoraggio in ogni singolo ufficio giudiziario dell’attività, e delle relative modalità, delle cancellerie e delle segreterie, e della celebrazione o meno delle udienze e delle eventuali motivazioni ed entità del rinvio delle stesse. Il sintomo più significativo è che si parli della ripresa di ogni possibile attività -scuola, discoteche, trasporti pubblici, alberghi, ristoranti- fuorché di quella giudiziaria. Il Ministro della Giustizia tace, e dunque tempi, modi e numeri della ripresa sono letteralmente affidati, come fino ad oggi, all’arbitrio dei singoli uffici giudiziari, e soprattutto alle determinazioni dei sindacati del pubblico impiego. Non possiamo consentire che questo scempio accada, e che si confermi nella considerazione generale della pubblica opinione la marginalità del “servizio Giustizia”. Il Paese ha maturato una idea talmente ancillare rispetto alla Magistratura, una delega fiduciaria a tal punto incondizionata, da considerare il servizio giustizia questione sulla quale non vi è da discutere: se le cose vanno così, vorrà dire che così devono andare, e di più non si può pretendere. Monitorare con grande accuratezza ciò che accade in tutti i Foro Italiani a partire da martedì 1° settembre 2029 e  richiedere subito un incontro con i vertici degli Uffici Giudiziari  per avere contezza dello stato dell’arte e delle prospettive di ripresa. Raccogliere dati con molta accuratezza, di verificare quali cancellerie e segreterie hanno ripreso, quali no ed in tale ultimo caso perché e con quali formali motivazioni e a  monitorare anche  se le udienze già fissate si celebrino regolarmente, e se rinviate con quali motivazioni e con quale entità di rinvio.L’Avv. Gian Domenico Caiazza,65 anni,originario di Salerno ha iniziato, subito dopo l’elezione al vertice dei penalisti italiani, nell’ottobre del 2018 ‘’contro il populismo giudiziario’’ e  la riforma della prescrizione  che si trattava di una «riforma incivile», che i principi di libertà democratica «erano messi sbrigativamente in discussione». I penalisti Italiani non solo esistono, ma ci sanno fare. Caiazza, l’avvocato che difende l’individuo dalla punizione che lo Stato minaccia di colpirlo ingiustamente, si è laureato in giurisprudenza con una tesi sulla lesione dei diritti della personalità con Stefano Rodotà. La potestà punitiva dello Stato per le società civili e  democratiche  di mettere un limite all’esercizio di questo potere quando la soglia del ragionevole processo viene oltrepassata. «Sarà accettabile che gli avvocati rispondano dei propri atti, quando anche i magistrati risponderanno personalmente delle inchieste sbagliate, delle detenzioni ingiuste, delle sentenze scorrette che distruggono le vite delle persone». Perché gli editoriali sui grandi giornali li scrivono quasi sempre i magistrati? L’avvocato non è  più solo il difensore di un protagonista della cronaca nera ma la voce di una visione del diritto. Il padre dell’Avv. Caiazza era un grecista. Traduceva all’impronta qualsiasi pagina gli mettessero davanti, sia in greco, sia in latino. Era Preside del liceo Tasso di Salerno.  Un giorno l’on. Giacinto Pannella portò a pranzo l’Avv. Gian Domenico Caiazza  in una trattoria nei pressi di Montecitorio e gli propose di candidarsi nel partito radicale. Gli disse che, se avesse accettato, avrebbe smesso di essere un avvocato radicale e sarebbe diventato un radicale avvocato. Prima cioè sarebbe venuto il partito, poi le aule dei tribunali. Caiazza si prese quarantotto ore per riflettere. Poi gli comunicò la scelta: «Resto un avvocato radicale». Quando gli chiedono come concepisce la sua Presidenza degli avvocati  penalisti italiani, lui risponde che la ritiene un modo di “fare politica’’. Pannella gliel’ha insegnato una cosa importante non basta vincere ma bisogna convincere.

 

 

 

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