Michele D’Alessio (Giornalista-reporter)
L’emergenza Covid-19, oltre ad aver portato angoscia, cambiamenti quotidiani e stravolte abitudini, per non parlare di una profonda crisi economica mondiale, ha fatto anche nascere nuove professioni, come quella dell’Agronomo 4.0. L’Agronomo 4.0 formato da un corso post laurea specifico, lavora in pianta stabile presso un costruttore o un concessionario che almeno per i primi due o tre anni dovrebbero poter godere di una sovvenzione statale, finanziata dalle misure 1 e 2 del Psr, che copre una parte dello stipendio e delle spese. Questa figura può diventare il vero e proprio consulente di agricoltori e contoterzisti, non solo per quanto riguarda gli aspetti agronomici e tecnici, ma anche per tutto ciò che gira attorno alla domanda Pac, alle misure dei Psr,alla gestione aziendale e al mercato. L’Agronomo 4.0 inoltre è una figura professionale in grado di assistere l’azienda non solo nella “progettazione di sistemi di produzione di cibo produttivi, sostenibili, resilienti e trasparenti attraverso l’agricoltura di precisione e o lo sviluppo tecnologico”, ma anche in funzione della loro “commerciabilità” e di una loro sostenibilità economico-finanziaria, condizioni senza le quali non può esistere nessuna impresa, con l’uso della digitalizzazione e la collaborazione tra micro e piccole aziende agricole e di trasformazione può rafforzare la loro posizione competitiva, coniugando innovazione e rispetto dell’ambiente attraverso la produzione di cibo sostenibile e sicuro. Spesso è l’anello intermedio tra il mondo del lavoro e le università e dei centri di ricerca italiani e stranieri, dove vengono fatte scoperte che possono migliorare il modo in cui gli agricoltori fanno il loro lavoro. Spesso però l’innovazione rimane nel cassetto perché manca il trasferimento di conoscenze dal mondo della ricerca al campo. Da questo punto di vista il consulente può essere quel ponte in grado di rendere il settore primario italiano innovativo e dunque competitivo.
“Il consulente è colui che sulla base della conoscenza del territorio, dei campionamenti e dei dati meteorologici consiglia all’agricoltore i trattamenti che eventualmente devono essere fatti sulle colture”, come sostiene il Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali.
Anche se ancora, poco conosciuto e stimata, l’attività dell’Agrotecnico e dell’Agrotecnico laureato, per quanto relativamente nuova nel panorama ordinistico italiano (l’Albo è stato costituito solo nel 1986, mentre le principali categorie professionali concorrenti sono state costituite oltre sessanta anni prima, intorno al 1920), contro ogni previsione si è radicata ed imposta sino a diventare leader nel suo settore, grazie ad un approccio moderno ed interdisciplinare. Per il futuro, si pensa che la professione al 2030 e nei prossimi decenni il lavoro libero-professionale è destinato a sperimentare un importante sviluppo e ad acquisire un maggior ruolo sociale. L’agrotecnico e l’agronomo, soprattutto, è un esperto dei metodi e delle tecniche scientifiche che migliorano l’agricoltura. Ha una formazione specifica in discipline agrarie: l’agronomo studia le piante, il suolo, le tecniche agricole e l’ambiente sia rurale che urbano, è una figura professionale multidisciplinare, a 360 gradi, che si può occupare di un gran numero di attività differenti in ambito agrario, forestale e zootecnico, ma anche nel settore del paesaggio e del verde ornamentale. Per questa grande competenza professionale, il titolo di dottore Agronomo a parecchi va stretto, per cui, hanno richiesto il titolo di Ingegnere Agronomo (come era già in uso negli anni ’40), e come già avviene in Spagna con il titolo di Ingegneri Agronomi/Forestali. Su questo proposito sono nati vari gruppi social con il profilo “Ingegneri Agronomi/Forestali d’Italia”. Uno di questi gruppi social è nato proprio nel Vallo di Diano, un Gruppo Pubblico che conta oltre 5100 membri agronomi. L’ Iniziativa nasce da un grande lavoro del collega Matteo Antonio Autuori, che si è adoperato per divulgare questa “operazione” informando e lavorando sul tema, sostenendo con grande tenacia l’idea “…siamo un gruppo di dottori agronomi/ forestali, che riteniamo estremamente utile che il nostro. titolo professionale muti da dottore ad ingegnere, perché per competenza e professionalità non siamo secondi a nessuno”. Spero che questo grande riconoscimento avvenga presto, dagli ordini competenti e magari che ci sia anche un giorno celebrativo nazionale per Agronomi e Agrotecnici, come avviene in tanti paesi del mondo, ad esempio in Peru, stabilito nel 2018, si celebra il 30 giugno. In Messico, si commemora il 22 febbraio, da quando nell’agosto del 1854 iniziò a funzionare la prima Fondazione della Scuola di Agricoltura e Veterinaria. In Nicaragua, si celebra il 15 maggio in onore del modello dei Produttori San Isidro Labrador. In Venezuela si è celebrato il 5 agosto, in Paraguay è commemorato il 18 agosto, come omaggio alla Scuola Nazionale di Agricoltura. Il Cile si celebra il Giorno dell’agronomo il 28 agosto, in El Salvador, come ogni anno si officia il 30 agosto da quando nel 1982 si è celebrato per la prima volta, invece in Uruguay, questa festa si onora il 15 settembre, nella Repubblica Dominicana, in questo paese l’Istituto Dominicano de Investigaciones Agropecuarias y Forestales si congratula con i professionisti agronomi il giorno 4 ottobre, in Brasile si festeggia gli agronomi il 12 ottobre, infine in Colombia si celebra la giornata nazionale dell’ingegnere agronomo il 24 novembre.
A parte la Spagna e la Svizzera, in Europa si stenda a far riconoscere il titolo di Ingegnere Agronomo, nel Impero Romano, l’agronomo insieme all’ingegnere e l’architetto era tra le figure più importate e rispettate della società….
FRASI STORICHE DI INGEGNERI AGRONOMI
“… è’ imbarazzante essere chiamati ingegneri in tutto il mondo per poi perdere il titolo appena entri in Italia…” (dottore agronomo Andrea Colombo, Milano – 1996).
“…ho fatto l’agronomo in FAO per 40 anni nei paesi sud-Americani e solo in Italia diventavo dottore; nel resto del mondo io ero l’Ing. Fasani…” (dottore agronomo Mauro Fasani, Brescia – 1999).
“…ragazzi, ricordatevi bene che la laurea che state acquisendo vi porterà ad essere ingegneri agronomi in ogni paese del mondo, eccezion fatta che qui da noi in Italia e in Albania. Qui noi siamo dottori, anonimi dottori…” (Prof. Manfredo Manfredini – Bologna – 1990).
“…appena metto piede all’estero mi chiamano ingegnere con estremo rispetto, ritorno in Italia e divento anonimo dottore…” (dottore agronomo e Senatore della Repubblica Karl Zanon, fiera di Verona – 1984)
FRASI STORICHE DI INGEGNERI AGRONOMI
“…Purtroppo sono da 34 anni un dottore agronomo non ingegnere. Un vero peccato aver passato una vita intera senza ottenere la giusta e dovuta qualifica. Ho persino progettato e diretto lavori di strade con intorno a me la più totale e completa diffidenza. Pazienza, ormai ho 60 anni!
Michele Eugenio Di carlo
“…L’Italia sarà più ricca e potente quando diverrà prospera la sua agricoltura” prof. Marco Marro docente di Agronomia generale al Regio Istituto Tecnico e alla Regia Scuola degli Ingegneri di Roma nell’anno 1900!!!
“In ogni angolo del mondo mi chiamano ingegnere ma appena rientro in Italia mi chiamano dottore… già: dottore anonimo”. Lo diceva il collega Andrea Ferrari di Milano nel 1996