Aldo Bianchini
TEGGIANO/POLICASTRO – Sto leggendo attentamente le due ultime pubblicazioni, distribuite tra i fedeli, sottoscritte dal prolifico Vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro, Padre Antonio Maria De Luca, e titolate in maniera alquanto suggestiva “Prendersi Cura” e “Mobilità e migrazioni” che altro non sono se non i veri grandi problemi che assillano l’umanità in rapporto con il prossimo e con i meno abbienti.
La prima cosa che si percepisce ad una prima lettura dei due volumetti è la sensazione che la Chiesa di oggi è ancora molto distante dalla cosiddetta “Chiesa che vorrei”; in questo, almeno in questo, S.E. Mons. De Luca mi dà, in un certo senso, ragione.
Difatti il primo compito della Chiesa è quello della “preghiera” (lo dice lo stesso Vescovo di Teggiano-Policastro nella prefazione di “Prendersi Cura” curata da Massimo La Corte per conto dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali); un esercizio, quello della preghiera, che stenta a decollare in una Chiesa aperta ad una forzata, ed a volte in quietante, interreligiosità con sfumature pseudo politiche che non appartengono al concetto di spiritualità che conosciamo da sempre.
I discorsi del Vescovo De Luca sono ancora tutti da analizzare tenendo conto che, comunque, da personaggio di Chiesa ha avuto quanto il coraggio di metterci la faccia e di sottoscrivere due opere che rappresentano perfettamente il suo pensiero, o meglio i suoi pensieri, in un momento drammatico come quello vissuto a causa della pandemia da coronavirus.
Con questo articolo mi piace dare spazio alla “preghiera” pubblicando integralmente alcune considerazioni espresse dalla prof.ssa Franca Cancro (di Teggiano, paese dove ha sede la Curia vescovile di che trattasi) che lancia alcuni appelli molto sentiti e vissuti sulla propria pelle:
- Carissime amiche e carissimi amici … ditelo a tutti quelli che ancora si arrampicano sugli specchi per sostenere che quella religione (non voglio nemmeno nominare quella parola) è religione di pace … Ditelo anche alle alte sfere che predicano forsennatamente un ideale spirito di “interreligiosità” con concezioni politiche ed integraliste che di spirituale non hanno niente, che aspirano (parole e proclami loro) a veder sventolare la loro bandiera sulla cupola di San Pietro, che celebrano con la spada un ignominia accettata quasi supinamente dall’ ONU, quella stessa ONU che , quotidianamente, eleva lamenti greci per ogni pinguino, criceto o tartaruga che rischia la sopravvivenza, e da tutti gli organismi internazionali che lanciano (giustamente) campagne mediatiche per ogni gruppo etnico maltrattato; silenzio assoluto da parte di tutte le associazioni “liberal” che difendono anche l’indifendibile ma tacciono vergognosamente per le drammatiche condizioni in cui versano i Cristiani che hanno avuto la disgrazia di nascere in paesi islamici o a maggioranza indù; indifferenza voluta ed ostentata da parte di chi quotidianamente dileggia, irride, mortifica la nostra Fede … ma quel che fa più male è la sensazione, difficile da fugare con i soli mezzi razionali, di esser abbandonati da chi dovrebbe, non dico sguainare spade, ma alzare al cielo l’ arma dell’indignazione, muovere passi diplomatici, invitare il mondo cristiano alla preghiera, organizzare incontri, studi conferenze che non fossero l’ennesimo, melenso, irragionevole invito alla fratellanza universale. Con questo, carissimi amiche ed amici , non sostengo che la fratellanza non sia un valore e che non sia giusto e doveroso il rispetto degli altri … (del resto a noi Cristiani questo non può insegnarcelo nessuno) ma ostinarsi a portare avanti questo dialogo monocorde, che diventa un insensato monologo a cui i nostri interlocutori rispondono con la spada sguainata a Santa Sofia, si configura come aspirazione al suicidio spirituale e culturale! Cari amici sarebbe ora che tutti dedicassimo più pensieri, più preghiere più “tempo interiore” agli eventi che, se non capiti, non letti con gli occhi dello spirito e dell’ appartenenza, non affrontati con determinazione cristiana, rischiano di travolgerci. L’ aspirazione alla pace non può mai essere rinuncia alla Verità, l ‘amore per l’ altro non può, in alcun caso, prescindere dal “SENSO DI SÉ ” né configurarsi come APRIORISTICA, ARRENDEVOLE RINUNCIA ALLA PROPRIA IDENTITÀ … Preghiamo … ce n’è tanto bisogno.
Non è la prima volta che la prof.ssa Cancro (fedele lettrice ed anche consulente sociale de www.ilquotidianodisalerno.it) evidenzia pubblicamente il suo pensiero che, spesso, è stato prontamente raccolto da questo giornale sempre attento al coinvolgimento ed alla partecipazione dei lettori al fine di implementare dibattiti che possano interessare la generalità degli stessi lettori.