Michele D’Alessio
Il biologico è una componente essenziale per il sistema agricolo del Paese. E per ripartire l’Italia ha bisogno di dare al settore la giusta importanza. Gli Stati Generali (incontro fra rappresentanti del governo, dell’opposizione parlamentare rappresentanti delle parti sociali, sindacati, Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, associazioni di categoria e Pmi – e alcuni intellettuali) dell’economia agricola “Progettiamo il Rilancio”, che si sono conclusi domenica 21 giugno, hanno messo al centro anche le tematiche dell’agricoltura e della produzione alimentare, che con l’emergenza Covid 19 si sono ulteriormente confermati come settori strategici per il Paese. “Sorprende, però, che mentre l’Unione Europea sceglie l’agro- ecologia e investe per la transizione al biologico attraverso le recenti strategie Farm to Fork (dalla fattoria alla tavola- strategia dai campi alla tavola) e sulla Biodiversità presentate dalla Commissione Ue. La crisi sanitaria ha confermato la centralità del settore agroalimentare, mentre la crescita dei consumi biologici indica una maggior consapevolezza da parte dei consumatori verso prodotti che offrono maggiori garanzie per la salute, rispettano l’ambiente e rispondono a principi di equità sociale.
Durante la conclusione del Isolamento o chiusura d’emergenza (lockdown), il 20 maggio, sono state approvate dalla Commissione Ue le strategie europee Farm to Fork e sulla Biodiversità che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico, passando dall’attuale 8% al 25% nel 2030, riducendo contemporaneamente del 50% l’uso dei pesticidi e degli antibiotici per gli allevamenti, mentre dagli Stati generali non emerge con sufficiente trasparenza il biologico come asset strategico per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. La FederBio(federazione di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica) pur apprezzando l’apertura a un prossimo confronto sul mondo agricolo che la ministra Teresa Bellanova ha lanciato nel corso dell’evento, auspica che le rappresentanze del comparto biologico “siano attivamente coinvolte, fin dai prossimi giorni, per la definizione delle politiche di rilancio del settore agricolo nazionale”. L’Italia, infatti, rientra tra i dieci maggiori paesi produttori di cibo biologico a livello mondiale: in Europa con i suoi 79.000 operatori biologici si colloca al primo posto per numero di occupati nel settore e con gli attuali 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,5% della superficie agricola del nostro paese, al terzo posto, dopo Spagna e Francia per superfici coltivate a biologico. La legge riconosce inoltre l’agricoltura biodinamica, che è un passo importantissimo insieme ad altri aspetti fondamentali contenuti nel Ddl (Disegno di legge) come quelli relativi alla ricerca, all’innovazione e alla formazione, l’articolo relativo ai distretti biologici, che si stanno diffondendo in tutto il Paese, l’attivazione di una serie di strumenti finalizzati all’integrazione tra produttori e operatori della filiera biologica e l’introduzione del marchio “biologico italiano”. Tutti elementi strategici per il futuro del settore.
Una veloce approvazione della Legge sul biologico può correggere questo errore di visione e permettere all’Italia di stare al passo con i tempi nella battaglia globale per il clima e nella competitività di uno dei nostri comparti più preziosi che unisce la produzione di cibo sano, la tutela del paesaggio e la salvaguardia delle matrici ambientali.
L’attenzione verso un cibo sano, genuino e rispettoso dell’ambiente in cui viviamo è sempre più diffusa. …..c’è chi sostiene, pero, che si tratti di una moda passeggera o chi pensa che il bio abbia un costo non accessibile a tutti.
La voglia di biologico, di prodotti genuini, possibilmente legati al territorio circostante è uno dei trend più felici degli ultimi anni e l’interesse attorno all’agricoltura biologica e a quella biodinamica sembra solo destinato ad aumentare.