Dr. Pietro Cusati
Roma ,8 luglio 2020. Ridurre le condotte penalmente perseguibili dei funzionari e incaricati di pubblico servizio e contrastare la sindrome della firma. Allo stato si incorre nell’abuso di ufficio qualora ci si procuri un vantaggio violando “norme di legge o di regolamento“, con la nuova modifica sarà punibile chi viola “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità“. Riforma della nuova configurazione del reato di abuso di ufficio ancora incerta per cui è necessario attendere la pubblicazione del decreto nella gazzetta ufficiale. Il decreto –legge semplificazioni approvato dal Governo con la formula “salvo intese” ha modificato l’art. 323 del codice penale sull’abuso d’ufficio, sostituendo le parole “di norme di legge o di regolamento” con:”di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità’’.Con la modifica apportata il reato viene definito in modo più puntuale e i funzionari hanno così la certezza di quali sono le condotte penalmente rilevanti. La finalità della modifica è quella di circoscrivere il reato affinché la fattispecie criminosa scatti quando il funzionario viola norme e regole precise e non semplici principi generali,circoscrivere la responsabilità dei funzionari pubblici, che spesso per paura delle sanzioni scelgono di non firmare atti e procedimenti la ratio è quella di alleggerire il carico burocratico e migliorare le efficienze della Pubblica amministrazione. Per l’art.323 del codice penale ,attualmente in vigore, i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio,sono responsabili per la violazioni di “leggi e regolamenti”, una formula troppo ampia e generica che spesso spinge i funzionari e gli incaricati di pubblico servizio a non agire per paura di infrangere la norma . Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno precisato che ai fini della configurabilità del reato di abuso d’ufficio, sussiste il requisito della violazione di legge non solo quando la condotta del pubblico ufficiale sia svolta in contrasto con le norme che regolano l’esercizio del potere, ma anche quando la stessa risulti orientata alla sola realizzazione di un interesse collidente con quello per il quale il potere è attribuito, realizzandosi in tale ipotesi il vizio dello sviamento di potere, che integra la violazione di legge poiché lo stesso non viene esercitato secondo lo schema normativo che ne legittima l’attribuzione. Il requisito della violazione di norme di legge può essere integrato anche solo dall’inosservanza del principio costituzionale di imparzialità della P.A., per la parte in cui esprime il divieto di ingiustificate preferenze o di favoritismi che impone al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio una precisa regola di comportamento di immediata applicazione.Il Consiglio dei Ministri,nell’ottica di alleggerire il carico burocratico e migliorare le efficienze della Pubblica amministrazione è intervenuto sul dettato del Codice penale ed ha modificato l’articolo 323 del codice penale dedicato all’abuso d’ufficio. Il Governo intende specificare le condotte vietate ed eliminare i margini di discrezionalità, così da favorire la trasparenza dei procedimenti. La formula “salvo intese” con cui il testo supera il primo step la dice lunga . Con la riforma «andiamo a colpire chi non fa, e non più il dirigente che si assume la responsabilità di firmare per sbloccare un’opera», ha precisato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Interveniamo per modificare e circoscriverne la portata ma non lo aboliamo affatto. Prevediamo una violazione di specifiche regole di condotta perché possa scattare la fattispecie criminosa e non più per principi generali», puntualizza il premier Conte. L’articolo 323 del Codice penale viene modificato nell’ottica di circoscrivere la responsabilità dei funzionari pubblici, che spesso per paura delle sanzioni scelgono di non firmare atti e procedimenti. Un provvedimento, dunque, nato per arginare la cosiddetta “sindrome della firma”. L’obiettivo è definire in maniera chiara gli ambiti di responsabilità dei funzionari pubblici, attualmente considerati passibili per la violazioni di “leggi e regolamenti”, una formula ritenuta troppo ampia e generica che spesso genera immobilismo per paura di infrangere le norme. L’intenzione del governo è quella di specificare le condotte vietate ed eliminare i margini di discrezionalità.