Aldo Bianchini
SALERNO / VIGORSO di BUDRIO – Due storie parallele, ma anche drammatiche; due storie quasi contemporanee, almeno all’inizio, quelle vissute sulla propria pelle da parte di Alex Zanardi (uomo di sport) e Mario Di Brienza (lavoratore nel settore del soccorso stradale).
Due personaggi completamente diversi, probabilmente agli antipodi di una vita consumata per lo sport da Alex e per il lavoro quotidiano da Mario; il primo nativo di Bologna e il secondo di Sala Consilina; anche per zona di nascita assolutamente distanti e non soltanto per ragioni chilometriche.
Accomunati da una esperienza di vita quasi identica ma ovviamente con motivazioni molto diverse; Mario il 10 luglio 1986 rimane vittima di un incidente stradale, nei pressi di Cava de’ Tirreni, per ragioni di lavoro; Alex il 15 settembre 2001 rimane vittima di un incidente stradale nel corso di una gara automobilistica del “campionato Cham Car” sul circuito di Lausitzring in Germania.
A Mario va un po’ meglio di Alex; lui perde una gamba, invece il corridore automobilista le perde entrambe; e comincia così per tutti e due una lunga e dolorosa esperienza riabilitativa.
Il clamore e l’eco mediatica, ovviamente, toccano apici completamente diversi; tutta la stampa mondiale accende i riflettori sul caso Zanardi, grande campione dello sport e idolo indiscusso di centinaia di migliaia di tifosi; nessuno, tranne i parenti più stretti, si accorgono del dramma che ha colpito Mario, titolare di una piccola azienda di soccorso stradale in agro di Montesano sulla Marcellana e datore di lavoro di un solo operaio.
Due storie e due uomini che sembrano destinate a non potersi incontrare mai; tanto le storie sono parallele e per una legge fisica costruite per camminare su due binari equidistanti, e appunto paralleli, per tutta la vita.
Ma è proprio la vita con la sua “livella” (quella ottimamente descritta da Totò in un suo capolavoro letterario) a metterci lo zampino, e come d’incanto i due binari paralleli all’improvviso si incrociano, si sovrappongono e diventano una sola esperienza di vita.
La località dove i binari paralleli si incrociano ha un nome ben preciso ed anche noto: “Vigorso di Budrio” nella cinta metropolitana di Bologna, un centro di alta specializzazione riabilitativa gestito dall’INAIL e invidiato da tutto il mondo.
Grazie alla relazione molto composita di un ispettore di vigilanza dell’Inail di Salerno Mario Di Brienza viene inviato a Vigorso di Budrio qualche tempo dopo il suo incidente e comincia una lunga ma risolutiva riabilitazione con l’applicazione di una protesi tecnica modellata sulle dimensioni fisiche dell’assistito, anche in relazione alle sue esigenze lavorative future al fine di salvare la piccola azienda messa in piedi con anni e anni di sacrificio.
Per Alex Zanardi la storia è molto diversa; pur non essendosi infortunato sul lavoro, il suo caso viene talmente eclatato dai media planetari che l’INAIL decide di assumere la risoluzione del “problema Zanardi” come ulteriore cartina di tornasole per reclamizzare ancora di più le sue eccellenti strutture riabilitative; e dopo pochi mesi dall’incidente viene letteralmente trascinato in pompa magna a Vigorso di Budrio.
Mancano pochi giorni al Natale del 2001 quando per Mario e Alex scatta “la livella” della vita ed avviene l’incontro fatale.
Mario è un veterano di Vigorso e con il suo carattere gioviale, nel corso di quindici anni, è riuscito a ritagliarsi un’immagine ed un ruolo in quella eccellente struttura, dove lo conoscono tutti.
E’ proprio lui ad avvicinarsi al mitico Alex ed a cercare di confortarlo rassicurandolo sulla grande capacità professionale di tutti gli addetti al centro riabilitativo; Mario è lì per un ricambio di protesi, Alex deve essere dotato per la prima volta di due protesi in sostituzione delle gambe ormai perdute nell’incidente.
La scintilla scatta subito, Mario è gioviale e cordiale, Alex ha una innata predisposizione alla relazione interpersonale ed alla esposizione mediatica.
La loro diventa subito un’amicizia che piano piano si consolida nel tempo, fino alla storica apparizione televisiva di entrambi nel programma la “Vita in diretta” condotta da Michele Cucuzza su Rai/1; e la loro storia viene presentata, appunto, come uno di quei casi in cui la livella della vita ha fatto incontrare e sovrapporre i famosi due binari paralleli.
Poi, ovviamente, le due strade si dividono.
Per Alex Zanardi si aprono le porte di conduttore televisivo e di grande protagonista delle paralimpiadi di Londra e Rio de Janeiro e delle grandi competizioni automobilistiche per i diversamente abili. Quattro medaglie d’oro paralimpiche e otto titoli ai campionati del mondo su strada sigillano nella storia il nome di Alex Zanardi; almeno fino al 19 giugno 2020 quando durante una staffetta di beneficenza in handbike, rimane coinvolto in un incidente sulla Statale 146 a Pienza, in Toscana, perdendo il controllo del mezzo e scontrandosi con un camion; sottoposto a un intervento neurochirurgico e maxillo-facciale al policlinico le Scotte di Siena, rimane tuttora in gravi condizioni in terapia intensiva e con prognosi riservata.
Per Mario Di Brienza si aprono le porte di una nuova vita quasi del tutto normale, con matrimonio, famiglia e figli; a vederlo non sembra neppure un soggetto dotato di protesi in sostituzione di una gamba. Da oltre trent’anni continua a dirigere, insieme ai fratelli, la sua piccola azienda di soccorso stradale con sede, ripeto, a Montesano sulla Marcellana. Gli schermi televisivi nazionali per lui si sono accesi una sola volta e subito si sono spenti. Poco importa, per lui i riflettori della vita rimangono comunque ben accesi.