Aldo Bianchini
SALERNO – Giacomo Rosa, un nome, una storia; non solo legato alla famiglia ma eccezionalmente dedito alla sua attività lavorativa nel corpo della Polizia Stradale di Stato, e perché no anche alla politica.
Un personaggio complesso che bisogna conoscere per capire a fondo la sua inclinazione verso lo sport (è un appassionato podista) e, soprattutto, verso la politica; sempre a sinistra come è doveroso per un “socialista doc” che si inebria al profumo dei garofani.
E’ stato per molti anni “il fedelissimo” del compianto sindaco Salvatore Mastrolia (medico-chirurgo contursano morto giovanissimo dopo aver dedicato parte della sua vita agli ideali comunisti); e da fedelissimo raccolse nel 2006 l’eredità lasciata da Mastrolia per reggere le sorti del paese fino al 2011, quando in maniera piuttosto rocambolesca perse la poltrona di primo cittadino.
Davvero numerosi i progetti portati avanti da Rosa in quei dodici anni ai vertici comunali e nei successivi cinque dall’opposizione.
Adesso ritorna in politica, dopo una breve sosta rigeneratrice, e lo fa con “Italia Viva” di Matteo Renzi (il nuovo raggruppamento politico che per la provincia di Salerno annovera come referenti Tommaso Pellegrino e Angelica Saggese) per lanciarsi nell’assolutamente nuova esperienza del Consiglio regionale della Campania in cui porterà tutta la sua esperienza e tutta la sua passione; doti che Giacomo impiega e consuma per gli altri e, soprattutto, per i meno abbienti.
Conosco Giacomo Rosa fin dagli anni ’70; epoca in cui collaborava con il compianto consulente del lavoro Tonino Rufolo sia nell’attività professionale che in quella politica; ovviamente a sinistra.
Ha anche attentamente, da sempre, seguito e capito le regole della corretta informazione che dai centri di potere bisogna emanare verso l’esterno; ed anche in questo mi appare esperto e capace, fino al punto di aver costruito personalmente il suo slogan elettorale che mi piace riproporre a tutti i lettori di questo giornale online ed ai suoi potenziali elettori:
Cara amica, caro amico,
se mi conosci, saprai già tante cose di me. Ma per te che non mi conosci, mi presento: sono Giacomo Rosa, sono di Contursi Terme dove vivo con la mia famiglia. Lavoro nella Polizia di Stato.
Ho deciso di candidarmi al Consiglio regionale della Campania: i grandi cambiamenti che quest’anno hanno segnato le nostre vite mi hanno spinto a riprendere il filo di un discorso interrotto.
Quel discorso che è cominciato nel 1992, quando ho ricoperto la carica di vicesindaco nel mio Comune, esperienza che si è incrociata con altri incarichi pubblici fino a diventare sindaco della mia Città, dal 2006 al 2011.
E’ stato quello un periodo straordinario, che mi permetto di condividere con te, sempre per riannodare assieme i fili della storia recente, perché tu possa comprendere quanta energia amo infondere nelle cose che faccio per la mia terra. Sono stati quelli gli anni di scelte coraggiose, e di grandi decisioni. Ricordo il trasferimento al patrimonio comunale del Parco delle Querce quale bene confiscato (2007). Due anni dopo, è arrivato il riconoscimento ufficiale del titolo di “Città” al paese di Contursi Terme. Nel 2008, un’altra grande emozione, con la tappa del Giro d’Italia proprio a Contursi. Sono stati gli anni del rafforzamento del Polo scolastico e dell’istituzione di nuovi indirizzi, della realizzazione della Caserma dei carabinieri e del Palazzetto dello sport, dello sviluppo del termalismo.
L’ impegno di uomo pubblico l’ho realizzato nel tempo, con tenacia e dedizione, e con il desiderio di dare sempre il mio contributo, ma solo dopo aver conosciuto il sapore della fatica, per aver lavorato da giovane in fabbrica: ho toccato da vicino il disagio e le attese di quanti vorrebbero avere una vita economica più sicura, e per questo ho militato nel sindacato al fianco degli artigiani, per questo sono impegnato nell’associazionismo, con lo scopo di interagire e intercettare le risposte possibili per ognuno di noi.
E che dire poi del nostro bellissimo territorio: quante energie conta. Molti di voi ricorderanno la festa dell’olio “Città di Contursi Terme”. Quando l’abbiamo realizzata, il messaggio era chiaro: sviluppare il meglio della nostra terra, e aprirla all’attenzione delle province e delle regioni vicine. E’ con questo pensiero che abbiamo rinsaldato i rapporti con Matera, è con questo obiettivo che stiamo inseguendo un sogno: sono il portavoce del comitato che, al fianco di tanti sindaci della Campania e della Basilicata, si sta impegnando nella realizzazione di un antico progetto, la ferrovia Eboli-Calitri-Pescopagano. Può essere l’occasione per aprire definitivamente, in chiave contemporanea, i confini della nostra provincia, e grazie all’Alta velocità.
Sono certo che potremo scrivere una nuova pagina della nostra storia, se lo vogliamo, tutti quanti assieme, avendo a riferimento i valori della civile convivenza, della legalità, della giustizia. Il forte senso dello Stato mi ha sempre spinto in questa direzione, accanto ad una innata propensione verso l’altro: se un messaggio possiamo cogliere, da questi mesi di quarantena, è che da soli non si va da nessuna parte. E’ piuttosto lo spirito solidale a dare senso alla nostra esistenza civile. Essere tra gli altri è un donarsi reciproco: è un onore per me far parte del gruppo donatori sangue della Polizia di Stato. Ispirato da questi princìpi, non è stato casuale il mio impegno, in quegli anni di amministrazione pubblica, per l’istituzione del nucleo comunale di protezione civile. Altro momento di grande emozione, quando sono stato poi delegato dal presidente Antonio Bassolino a rappresentare la Regione Campania, nel dare sostegno alla popolazione dell’Aquila colpita dal terremoto.
Carissimi amici, grazie per avermi seguito fino qui: chiudo ricordando a me stesso di essere sempre in corsa, lo dico per la mia passione sportiva per il running (con la Carmax Camaldolese e nel gruppo regionale della Polizia di Stato), e lo dico perché vorrei vivere fino in fondo il mio tempo al servizio della mia terra, che amo e che voglio veder crescere.
Questo è il mio biglietto da visita: tutto il resto è ancora da scrivere, perché appartiene al tempo in cui potremo non solo inseguire nuove speranze, ma anche costruire risposte. Io ci credo.