CARBONE: un medico violentatore ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Un giornalista, secondo me, ha un unico dovere: raccontare la verità. Tenendo sempre presente che la notizia è la prima bozza della storia per arrivare alla verità. E dato che, nel caso specifico di che trattasi, la notizia del medico presunto violentatore è l’inizio di una lunga storia è necessario che il giornalista che intende raccontare tutta la storia non si fermi alle notizie che raccontano la colpa e anche l’innocenza (accusa e difesa) e che provveda a scegliere sulla base del principio storico del giornalismo che non si può essere entrambe le facce dello stesso racconto.

In pratica, per casi come quello che mi accingo a raccontare, non ci si può limitare a pubblicare le due versioni in campo ma è necessario scegliere da che parte stare per meglio dimostrare di “non essere entrambi” (altro caposaldo del giornalismo d’inchiesta) perché questo è il classico caso di giornalismo d’inchiesta.

E bisogna farlo sempre con il massimo garbo pubblicando entrambe le notizie ma provvedendo ad analizzarle e ad approfondirle;  questo, forse, manca al giornalismo soprattutto di carta stampata che langue nelle vendite perché oggi le notizie già quando nascono sono bruciate e, dunque, bisogna approfondirle.

 

La prima faccia della notizia è che “il medico Mattia Carbone, primario di radiologia dell’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno, è stato sospeso per un anno dalla professione con l’accusa di abusi sessuali su una paziente nel corso di una visita in ambulatorio”.

 

La seconda faccia della notizia è rappresentata dalla difesa dell’indagato assicurata dagli avvocati Federico Conte e Laura Toriello che senza mezzi termini invocano: “Necessari tempestivi approfondimenti investigativi per fare totale chiarezza, e in modo rapido, sulla denuncia di una paziente. Nessun abuso, nessuna violenza si sono compiuti ai danni della signora, ma solo regolari manovre di natura diagnostica, nell’ambito di una visita medica. Sconcerta che si calpesti in modo così brutale la reputazione e l’onorabilità di uno stimato professionista che viene catapultato in una vicenda dal duro impatto professionale ed esistenziale sulla base di accuse generiche e non dimostrate. E’ pronto il ricorso al Tribunale del Riesame”.

dr. Mario Polichetti

Ma nella storia del dott. Mattia Carbone c’è anche una terza faccia della notizia; è sceso in campo il dr. Mario Polichetti (sindacalista della Fials Salerno) che con forza dice: “Su Mattia Carbone, accusato di violenza sessuale su una paziente, bisogna essere garantisti. Solidarietà all’uomo e al professionista, stimato primario all’ospedale di Salerno. Sono certo che saprà difendersi dalle accuse che gli muove la magistratura. Carbone deve avere l’opportunità di difendersi nelle sedi competenti e non di subire un processo sommario sui social o sui media. Ecco perché chiedo a tutti di evitare facili illazioni sul professionista e su tutto il personale dell’Azienda ospedaliera di Salerno, sempre impeccabile e mai coinvolto in inchieste del genere. Anzi, invito il manager Vincenzo D’Amato a prendere provvedimenti per chiunque diffamerà il prestigio del San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Di processi fuori le aule di tribunale ne abbiamo subiti già troppo“.

Io scelgo e condivido in pieno la tesi portata avanti dal dr. Polichetti che, badate bene, non è di parte ma che esprime un senso di equità che va ben al di là di ogni malevola considerazione.

Sparare la notizia di Carbone accusato dalla procura di abusi sessuali in servizio è molto diverso dalla notizia, non in prima ma in piccolo e altrove, che i difensori pretestano l’innocenza del medico presunto violentatore.

Capisco bene l’esigenza di vendere i giornali o di far sintonizzare i telespettatori, ma così viene fatto un cattivo lavoro d’informazione anche perché tutti sappiamo delle migliaia e migliaia di casi di abuso sessuale e di come essi vanno a finire nella quasi totalità.

E’ un fenomeno assolutamente odioso, quello dell’abuso sessuale, ma non possiamo neppure ritenere, dando per scontato, che ogni volta che parla o denuncia una donna il tutto debba essere preso per oro colato; non dico e non sostengo l’innocenza di Mattia Carbone (che neppure conosco), affermo invece che la colpevolezza di Carbone prima di sbandierarla pubblicamente dovrebbe almeno aspettare un primo pronunciamento processuale (ammesso che si arrivi al processo) perché sappiamo altrettanto bene come svaniscono le troppo spesso fantomatiche accuse lanciate nella mischia dalla pubblica accusa.

E’ in questo passaggio che non funziona lo stato di diritto e la presunzione di innocenza che deve essere valida fino al terzo grado di giudizio; perché se non la pensiamo così vuol dire che potremmo tranquillamente fermarci alle imputazioni della pubblica accusa, accada quel che accada.

Io non accuso e non assolvo, però sento l’obbligo di dichiarare che questa storia puzza a mille miglia di distanza e che proprio per questo bisognerà aspettare e con molta prudenza scrivere o parlare.

 

dr. Gaetano Amatruda

Sul caso interviene anche la politica:

“Basta con la logica volgare del ‘mostro’, stop alle strumentalizzazioni.  Forze di polizia, Magistratura e stampa abbiano più rispetto per le storie, le professionalità ed i percorsi delle persone. Il principio garantista e la civiltà guidino tutti i processi”. Così Gaetano Amatruda, giornalista professionista ed esponente della Associazione ‘Andare Avanti’ interviene sul presunto caso di violenza sessuale al Ruggi di Salerno.  “Non conosco personalmente il dottore Mattia Carbone, primario della radiologia di Salerno, ma tutti ne parlano molto bene, e credo – sottolinea-  si sia scatenata una guerra a senso unico. Ho massimo rispetto delle inchieste giudiziarie e della attività della stampa, profondo rispetto per il dolore di chi denuncia, ma registro un clima infame, il solito corto circuito mediatico -giudiziario che calpesta diritti”. “Non si possono distruggere, prima dei processi, le vite delle persone” conclude Amatruda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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