Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Roma, 29 maggio 2020 – ‘’Nessuno deve perdere la speranza: Stiamo attraversando la più grande crisi sanitaria ed economica della storia recente. Da noi, come in molti altri paesi’’. Servono aiuti, serve un ruolo dell’Europa, ma non si possono più evitare le necessarie riforme. L’idea che il covid rappresenta un momento di svolta per il nostro Paese è ben presente nelle considerazioni finali che oggi il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha presentato nella sua consueta relazione relativa all’anno precedente. Il governatore Visco fa presente che “con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di ‘sapere di non sapere'”. Il governatore cita anche Keynes quando, tornando all’uscita dalla guerra, dice che per tirarsi fuori dalle secche del Covid “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo … un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali” – verrebbe da dire, come quelli di questi nostri giorni – “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”. Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile. “Insieme ce la faremo”, purché non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere. Molti hanno perso la vita, molti piangono i loro cari, molti temono per il proprio lavoro ’’. “Nello scenario di base la flessione dell’attività produttiva nel 2020 sarebbe pari al 9%” e nel 2021 il Pil “recupererebbe circa la metà della caduta”. “Nel quadro macroeconomico del Governo si prevede per il 2020 un disavanzo pari al 10,4 per cento del PIL e un aumento del peso del debito pubblico sul prodotto di 21 punti percentuali, al 156 per cento. Con il nuovo dipartimento dedicato alla tutela del cliente e all’educazione finanziaria la Banca d’Italia mira a migliorare e rendere più efficaci i canali di ascolto degli utenti di servizi bancari e finanziari, di rafforzare l’azione di controllo sul comportamento degli intermediari e quella di produzione normativa, potenziare l’Arbitro Bancario Finanziario, promuovere le conoscenze in campo finanziario. Il nuovo assetto di vigilanza prudenziale e vigilanza di tutela consentirà di rafforzare le sinergie e la collaborazione con le altre autorità impegnate sugli stessi fronti: la Consob per i servizi finanziari, l’IVASS per i prodotti assicurativi, la COVIP per la previdenza complementare, l’AGCM per le pratiche commerciali scorrette. Resta sostanziale la collaborazione con l’Autorità giudiziaria nell’azione di prevenzione e contrasto della criminalità, nel sostegno delle iniziative degli organi investigativi e della magistratura. Tra i compiti della Banca d’Italia vi è quello, cruciale, della gestione della politica monetaria. Anche in questa difficile fase abbiamo contribuito alla sua definizione e alla sua attuazione. In un contesto di accresciuta complessità e di maggiori tensioni finanziarie sono significativamente aumentate la frequenza e la portata dei nostri interventi giornalieri sui mercati. Abbiamo accresciuto considerevolmente l’attività di rifinanziamento delle banche, includendo tra i prestiti da esse stanziabili anche quelli assistiti dalle garanzie statali previste dalle recenti misure governative. Da noi, come in molti altri paesi, medici e infermieri hanno dovuto sostenere una pressione senza precedenti. Grazie al loro impegno, prestato in condizioni difficilissime, si sono scongiurate conseguenze ancora peggiori. Ai molti che in questo sforzo sono stati colpiti, alle vittime tutte di questa tragedia, ai loro familiari va il nostro pensiero. Ha sottolineato il Governatore Visco,come il “distanziamento sociale” appiattisce la curva dei contagi senza eliminare il virus, così le misure di sostegno contribuiscono a diluire nel tempo e ad attutire le conseguenze della crisi senza eliminarne le cause. L’incertezza oggi è forte, riguarda non solo l’evoluzione della pandemia ma anche gli effetti sui nostri comportamenti, sulle abitudini di consumo, sulle decisioni di risparmio. Ci si chiede quali nuovi bisogni si affermeranno e quali consuetudini saranno definitivamente superate. E ci si interroga sulle possibili conseguenze, oltre il breve periodo, per l’organizzazione della società e dell’attività produttiva. Con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di “sapere di non sapere”. Oggi più di prima, perché una cosa è sicura: finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguaglianze, non solo di natura economica. Solo consolidando le basi da cui ripartire sarà possibile superare con successo le sfide che dovremo affrontare. Lo sconvolgimento causato dalla pandemia ha natura diversa da quello di una guerra mondiale ed è arduo confrontarne gli effetti. Possiamo partire però da un pensiero maturato proprio immaginando come si sarebbe potuto gestire una grande guerra.Ottant’anni fa John Maynard Keynes scriveva: “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo … un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali”, come quelli di questi nostri giorni, “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze. Ma non si tratta solo di economia. Se le trasformazioni che l’economia, la società, la politica, la cultura subiranno sono incerte, vi saranno certamente interazioni e reciproche influenze. Bisognerà riconoscere e essere aperti a molteplici punti di vista, interessi, esigenze, servirà un confronto ordinato e un dialogo costruttivo tra chi ha competenze diverse, così come tra coloro che hanno responsabilità distinte ma non per questo tra loro indipendenti e distanti. Un nuovo rapporto è indispensabile anche in Europa. Ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto, in maniera efficiente. I fondi europei non potranno mai essere “gratuiti”: il debito europeo è debito di tutti e l’Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione. Un impegno unitario è nell’interesse di tutti: le drammatiche circostanze di oggi rafforzano le ragioni dello stare insieme, spingono a perseguire un progetto che mobiliti risorse a sostegno di una crescita inclusiva e sostenibile.