Aldo Bianchini
SALERNO – La domanda “Fonderie Pisano, e adesso ?” non è una domanda retorica ma la constatazione di una impressionante realtà che avvolge, e spesso distrugge, ogni attività imprenditoriale di un certo spessore e di un certo peso. La domanda discende da una impressionante farraginosità della imperante burocrazia che è peggio della mafia o del terrorismo; in questi ultimi due casi lo Stato, ma anche i cittadini, possono almeno tentare di combattere e di abbatterli, nel caso della burocrazia ci troviamo di fronte ad una mafia insidiosa che si nasconde e si rende invisibile nella certezza di allontanare dubbi, sospetti e responsabilità.
Nei precedenti articoli dedicati alla telenovela infinita delle Fonderie Pisano ho più volte messo tutti sull’avviso circa la farraginosità della burocrazia che spesso è anche assolutamente legale (ricorso, al Tar, ricorso al Consiglio di Stato, ordinanze della Regione e/o del sindaco, aggressività delle Associazioni ambientaliste, ecc.) ma che sicuramente complica il problema alla stregua di chi semplicemente mette fuori posto la pratica in un archivio e devia, anche con irruzioni nella rete, il corso dell’iter previsto ed approvato. E così è stato.
Difatti dopo la decisione per la concessione dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) da parte della Regione dell’aprile scorso ecco arrivare di nuovo acqua ghiacciata sul fuoco delle polemiche.
Venerdì 15 maggio 2020 apre le danze il governatore De Luca con una dichiarazione a dir poco inquietante: “Attendiamo relazione, mia sensazione è che non si debba ripartire … Abbiamo alcuni problemi ambientali a cui stiamo lavorando. Nei prossimi giorni valuteremo il problema riguardo alle Fonderie Pisano di Salerno. Riceveremo una relazione molto dettagliata dall’Istituto Zooprofilattico ma la mia sensazione è che non si debba aprire l’attività … Prima di prendere una decisione di chiusura attendiamo le relazioni, ma le prime impressioni è che non ci siano le condizioni necessarie per riaprire … Il nostro compito sarà quello di tutelare l’ambiente e la salute dei nostri concittadini … La Regione è estranea al problema, so che viene presentato un progetto di insediamento, non conosco nulla. Facciano le proposte poi bisogna trovare un luogo dove collocare l’impianto. Credo che sia un problema che è stato ideologizzato nel corso degli anni. Si possono anche presentare impianto a zero emissioni, ma ci sarebbero comunque problemi dal punto di vista psicologico … La Regione è tenuta, e questo lo farà in maniera rigorosa, a controllare le emissioni, affinchè non siano dannose per i cittadini. Questa è nostra priorità. Massimo rigore nel controllo”.
Dopo una prima dichiarazione a freddo dell’ing. Ciro Pisano (a.d. della società) ecco arrivare il 20 maggio un’intervista rilasciata a Il Mattino che, se possibile, complica ancora di più il problema. Fra le tante cose è giusto ricordare alcuni passaggi e, in special modo quello in relazione alle dichiarazioni apodittiche di De Luca : “È stato un fulmine a ciel sereno, anche perché abbiamo ottenuto l’Aia. E non con un blitz durante il lockdown. Il percorso è stato molto lungo: abbiamo iniziato a giugno 2018. Abbiamo presentato un progetto per migliorare ancora il nostro impianto utilizzando le migliori tecnologie possibili per l’abbattimento delle emissioni. Abbiamo fatto tre riunioni in conferenza di servizio con Regione Campania, Arpac, Asl, Comune di Salerno, Autorità di bacino, Autostrade, Università del Sannio … Lo scopo non è rimanere per altri 12 anni su quel territorio, ma il tempo giusto per spostare la nostra attività. Perché la nostra volontà principale è trovare un suolo dove poter lavorare. Abbiamo ancora un nome importante in Europa … Abbiamo saputo che hanno fatto delle analisi a persone prese a campione. Però nella Valle dell’Irno non c’è solo la Fonderia Pisano. Ci lascia stupiti che il governatore abbia detto chiederò una relazione all’Istituto zooprofilattico. Vogliamo immaginare che sia uscito qualche altro dato, ma vorremmo conoscerlo anche noi. È un lavoro nebuloso …Far morire la nostra azienda e perdere il patrimonio di professionalità che abbiamo. Stiamo lavorando a regime estremamente ridotto, usando la cassa Covid, solo per tamponare le richieste immediate. Ma sarebbe un peccato chiudere, soprattutto ora, quando non siamo sicuri che la nostra attività crei problemi. Avessimo evidenze scientifiche …”.
Mi scrive la signora Lorella, molto saggia ed oculata: “Premesso che mi sono laureata nel lontano 1990 in Scienze Politiche all’Orientale di Napoli con una tesi sperimentale, allora, in Politica Economica e Finanziaria su: Analisi costi/benefici dei sistemi di monitoraggio ambientale, o meglio valutazione di impatto ambientale (VIA) … Premesso che dobbiamo smetterla, ora più che mai, di pensare che non si può fare impresa in Italia senza dover pagare un alto costo alla deturpazione dell’ambiente (in altri paesi più industrializzati del nostro ormai ci riescono) … Premesso che vorrei conoscere i nomi dei vari sindaci che nel passato hanno firmato piani regolatori per l’urbanizzazione di una zona dove insisteva già da decenni la Fonderia in questione(la più antica del mondo) … Tutto ciò premesso o introduciamo la responsabilità oggettiva e soggettiva dei professionisti o avremo ricorsi che durano più di Beatiful, vedi appunto Pisano o Crescent”.
E, ovviamente, la telenovela continua.