Angela D’Alto
(opinionista)
Parte la cosiddetta fase due, che durerà fino al 18 Maggio, e che può essere ritenuta una fase 1,5, una prova generale, tra mille cautele e preoccupazioni.
Domani rientreranno in circolazione 4 milioni e mezzo di persone, lavoratori del comparto industriale, dal quale il Governo ha scelto di ripartire. La risposta alle legittime domande di molti ‘perché non posso riaprire il mio ristorante in sicurezza, perché non posso andare nella seconda casa, perché non posso andare a trovare il mio amico del cuore?’ , risiede in una valutazione semplicissima: bisogna reimmettere in circolazione un numero graduale di persone, e secondo le valutazioni fatte, 4 milioni e mezzo (che si sposteranno su mezzi pubblici, perché non esiste ancora il teletrasporto), sono un numero al momento non superabile. Da una parte si doveva ricominciare: hanno scelto il comparto industriale. E le due settimane serviranno per capire che impatto avrà questa reimmissione sull’andamento della pandemia.
Fatta questa premessa, trovo francamente preoccupante l’atteggiamento delle regioni più colpite dal virus. Diamo un po’ di numeri: la sola Lombardia ha 77 mila casi totali sui 209 mila complessivi. 14 mila morti sui 28 mila totali. La metà! Continua a registrare qualche centinaio di morti al giorno, e centinaia di nuovi casi. Il Piemonte è in una situazione simile percentualmente, e continua a crescere del 2% al giorno, contro ad esempio lo 0,3% della Campania. Sono numeri enormi , che raccontano di una vera e propria ecatombe. Se in un terremoto, in Lombardia, fossero morte 14 mila persone , staremmo parlando di una tragedia senza precedenti. Invece, assisto a un dibattito che ha a tratti dell’incredibile: le regioni che ancora contano centinaia di morti al giorno spingono per riaprire tutto e subito, con un atteggiamento di irresponsabilità a dir poco strabiliante. Nel frattempo, di fronte a questo paradosso, c’è chi si balocca con delle assurde analisi su un Governo nemico della democrazia , che starebbe pericolosamente minando il primato del capitalismo e della libertà.
E lo fa con discussioni affrontate con estrema serietà, disquisendo su quanto sia illiberale consentire di andare a vedere la zia e non il migliore amico, o costringere a mettere la mascherina senza prevedere la possibilità di toglierla se vado in montagna e non c’è nessuno, come se la tutta vita potesse essere normata per decreto in ogni suo singolo aspetto.
Ma a fare polemiche non sono solo i politici oppositori di questo governo, che sarebbe anche giustificabile (al netto di ridicole occupazioni notturne del parlamento e di diffusione di fake news). Sono, ahimè, anche alcuni intellettuali de noantri, strenui difensori delle libertà individuali, che non parlano di virologia, di medicina e manco di economia, ma sentono l’assoluta necessità di farsi notare con strambe teorie, figlie del famoso benaltrismo. Quelli che pensano che siamo una massa di poveri scemi che si preoccupano del virus, dei morti o dei nuovi poveri, mentre il problema è ‘ben altro’: le libertà democratiche minate dai pericolosissimi fogli di autocertificazione, dal divieto della corsetta, dall’obbligo della mascherina, dal contact tracing.
E che tutto il mondo ha fatto meglio di noi, dagli UK dell’immunità di gregge agli USA di Trump con le siringhe endovena di candeggina. Non manca mai, poi, il fantasmagorico paragone con la Germania o la Svezia, come se la nostra realtà politica, sociale, economica, fosse anche lontanamente assimilabile alla loro.
Con questo voglio quindi dire che va tutto bene? Che non ci sono motivi di critica ? Certo che no. Assolutamente no.
C’è un enorme problema di ripresa economica , che il Governo dovrà farsi carico di sostenere con misure più efficaci, più consistenti ma soprattutto più veloci.
C’è un problema di comunicazione, che nell’ultima fase è stata confusa, e ha ingenerato più di qualche dubbio.
C’è un enorme problema di burocrazia, che da sempre pesa sul nostro Paese, che non potrà essere risolto in due mesi ma che al momento va assolutamente bypassato. Su questo, se fossi una forza di opposizione o un intellettuale ‘liberale’, mi concentrerei. Perché l’emergenza sanitaria c’è ancora, quella economica c’è e sarà ancor più drammatica, quella democratica onestamente non la vedo ora, come non la vedevo ai tempi dei governi Berlusconi.
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Angela D’Alto