Aldo Bianchini
SALERNO – Al tempo del coronavirus e nell’attesa spasmodica di una vicina riapertura verso una vita quotidiana normale, almeno per come l’abbiamo conosciuta tutti noi, è sicuramente giusto riaprire il libro dei ricordi per sottolineare come abbiamo vissuto negli ultimi 75 anni e come erano i nostri paesi e le nostre città dove siamo nati e cresciuti.
Incomincio, naturalmente, dal paese (oggi Città, titolo onorifico ricevuto dal Presidente Napolitano) in cui sono nato nel lontano 1945: Muro Lucano in provincia di Potenza.
Da buoni meridionali, noi non perdiamo mai il ricordo delle nostre origini e rimaniamo vincolati alle radici per tutta la vita.
Nella ricerca dell’episodio che mi piace raccontarvi oggi ha contribuito in maniera decisiva Milena Nigro (giornalista e responsabile UniTre di Muro Lucano) che mi ha inviato di recente alcune foto “scolastiche” riproducenti mio zio Antonio Bianchini (che è stato anche ilmio maestrp delle elementari) e la moglie zia Maria (sempre doverosamente Bianchini). Milena, poi, mi ha anche consigliato di esplorare la pagina face book “Foto e cartoline storiche di Muro Lucano” e su questa pagina ho trovato due foto che, a mio giudizio, potrebbero e dovrebbero essere riesplorate perché rappresentano, verosimilmente, l’apice di ascesa toccato da una intera comunità.
Le due foto risalgono al 1960, scattate sicuramente nell’agosto di quell’anno ed altrettanto certamente qualche giorno prima di giovedì 25, giorno di apertura della “Grande Olimpiade – Roma 1960”; probabilmente tra domenica 21 e lunedì 22 agosto; quindi due foto scattate con il beneficio delle tecniche del tempo risalente a 60 anni fa.
Di certo la fiaccola olimpica partì da Potenza il 21 agosto alle ore h. 18.30’ e 30” (il primo Michele Riviello) e il territorio provinciale fu servito da 93 tedofori (l’ultimo Umberto Chirichella). Da Siracusa allo stadio Olimpico di Roma furono impegnati ben 1.199 tedofori; nessuna donna ebbe l’onore di portare la fiaccola, nel segno di un’arretratezza culturale spaventosa ancora pesantemente presente nella società dell’epoca.
Quelli tra la fine dei ’50 e l’inizio dei ’60 erano gli anni del grande boom economico del Paese; insomma stavamo per toccare la Luna e di riflesso tutte le comunità italiane, piccole e grosse, beneficiarono di quegli effetti a cascata che sembravano inarrestabili.
Ed anche la comunità murese beneficiò di quegli effetti e raggiunse in quegli anni il massimo del suo splendore e del suo sviluppo economico, commerciale, culturale e associativo.
Allora, solo per la cronaca, Muro Lucano toccò l’apice numerico della popolazione residente che superava le 10mila unità, il doppio di quella di oggi; ma le stime danno numeri ancora più alti in quanto Muro era un paese attrattore rispetto agli altri potendo contare sul Vescovado, sulla Pretura e su una delle poche banche del territorio che, tanto per rimanere in linea, diede vita anche ad un mini scandalo subito opportunamente coperto dai potenti dell’epoca.
E con lo splendore, ovviamente, fiorirono anche le virtù e i peccati che culminarono nella vicenda del prof. “M” che preparava i ragazzi e le ragazze per l’esame di ammissione alle scuole medie in quello che è passato alla storia come il primo scandalo di pedofilia risolto brillantemente da alcuni “maestri elementari”.
Ma ritorniamo all’avvenimento, unico nella storia di Muro e probabilmente irripetibile: “il passaggio della fiaccola olimpica” che da Atene, passando per la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Campania arrivò a Roma con l’ultimo tedoforo Giancarlo Peris per l’accensione del braciere olimpico.
Le foto storiche ritraggono il tedoforo di passaggio per Muro tra due ali di folla inimmaginabili ai tempi di oggi.
Una folla festante e ubriacata dagli odori di Olimpia che cadevano in un momento di vero splendore di un’intera comunità.
Nel prossimo mese di agosto cadrà il 60° anniversario di quell’evento straordinario ed irripetibile e sarebbe molto bello poterlo ricordare su iniziativa dell’amministrazione comunale; sarebbe ancora più bello se la stessa amministrazione riuscisse a recuperare, se esistono, gli atti ufficiali di quella grande giornata, semmai con il nome dei due tedofori che attraversò la zona periferica e quella centrale del paese e vennero ritratti dalle foto storiche.
Ho avuto modo di conoscere, per via di alcune manifestazioni culturali di UniTre sia il sindaco Giovanni Setaro e la vice Rosalba Zaccardo; da persone sensibili, quali sono, potrebbero attivarsi qualora ritenessero opportuno ricordare un evento indimenticabile che ha racchiuso in se anche un bel pezzo di storia di Muro Lucano.
Sommessamente mi permetto anche di suggerire una data: sabato 22 agosto 2020 con la speranza di poter ridare a tutta la cittadinanza un momento di riconquista della libertà nell’ottica di un ricordo preciso e profondo.