Aldo Bianchini
SALERNO – Il trucco c’era ma, come spesso accade, tutti hanno fatto finta di non vederlo. E’ stato sufficiente farsi venire un raffreddore, evidenziare una piccola difficoltà respiratoria, ed ecco che la ricetta scarcerazione è stata servita.
Non è stato necessario accertare la positività dei detenuti, è bastato soltanto il cosiddetto “rischio” di contrarre il contagio che il “sistema carcerario” è saltato e c’è stato un fuggi-fuggi generale dalle responsabilità di provocare l’esplosione di una “bomba ecologica” all’interno delle nostre carceri, e la frittata è stata ben servita.
Circa quattrocento detenuti sono già stati liberati; tra questi anche personaggi di spicco della camorra, della ndrangheta e della mafia; primo fra i tanti il temibile Pasquale Zagaria, fratello del super boss Michele Zagaria, capo indiscusso della “banda dei casalesi” che ancora oggi è forse la più potente organizzazione criminale di questo Paese.
La cosa più insopportabile è che lo Stato, dopo aver speso centinaia di milioni di euro per catturare questi criminali incalliti e dopo aver sacrificato numerose vite umane tra le forze dell’ordine, pur di evitare lo scoppio della bomba ecologica nelle carceri si è piegato quasi in ginocchio per pagare il biglietto di viaggio da Sassari (dove era detenuto) fino a Brescia (dove lo aspettava la moglie a braccia aperte) ad uno dei più feroci e intelligenti criminali della storia recente, la vera mente finanziaria dei “casalesi”: Pasquale Zagaria; tutto e sempre con i soldi nostri. Beffa sulla beffa.
E si accingono ad uscire anche altri personaggi mostruosi come Raffaele Cutolo, solo per citare quello più presente nell’immaginario collettivo di milioni di corretti cittadini di questo Paese.
La storia
Fortunatamente sull’altra sponda ci sono gli “uomini veri” dello Stato che sacrificano la loro stessa vita; tra di essi possono essere annoverati carabinieri, poliziotti, finanzieri e magistrati che evidenziano una sensibilità del dovere davvero fuori dal comune come, per fare un esempio e citare un nome tra i tanti, il magistrato napoletano anticamorra Catello Maresca.
Questi soggetti troppo spesso vengono accomunati dalla parola “eroi” che oggi va tanto di moda anche per i medici impegnati contro il Covid-19; personaggi come Maresca non sono assolutamente eroi; sono molto di più, perché contrariamente agli eroi della mitologia greca (Achille su tutti !!) non si buttano nella mischia sulla spinta di “mutazioni cromosomiche” che fanno perdere la testa e quindi la percezione del pericolo; i nostri “uomini veri” sulla base delle loro qualità professionali e scientifiche scelgono da che parte stare, come nella fattispecie, nella lotta alla criminalità e vanno fino in fondo consci dei pericoli che li aspettano dietro l’angolo e sottomettendosi ad una vita scortata che a volte dura anni e anni; e fortunatamente molto spesso riescono a vincere le loro battaglie senza mai menar vanto per averlo fatto ma continuando con grande dignità nella loro missione civile e sociale.
Uno di questi uomini veri, dicevo, è il magistrato Catello Maresca che io ho avuto il piacere di conoscere il 23 maggio del 2014 in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Sassano proprio nel giorno del 22° anniversario della strage di Capaci dove persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. L’ennesima dimostrazione del sindaco di Sassano Tommaso Pellegrino, da esperto ambientalista sempre molto attento a questi importanti passaggi, di saper coniugare ambiente e criminalità; perché se vogliamo allargare il nostro orizzonte dobbiamo anche convenire che “i casalesi” hanno distrutto anche l’ambiente nella famigerata “terra dei fuochi”.
Alle scolaresche presenti gli chiedevano notizie sui famigerati e pericolosissimi casalesi Maresca con naturale seraficità rispose: “la mafia casalese può essere paragonata ad un cancro che lancia metastasi imprevedibili in ogni direzione, quindi nessuna realtà italiana può considerarsi immune da queste infiltrazioni”; lo disse con calma e senza alterare neppure un tratto somatico del suo viso, lui che aveva operato in maniera determinante per la cattura dei latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine (spietati e potenti boss).
L’ho rivisto in tv domenica sera 26 aprile scorso, nella trasmissione “Non è l’arena” condotta da Massimo Giletti su La/7; mi ha impressionato per la sua calma nel trattare un problema gravissimo come quello della scarcerazione di Pasquale Zagaria (e non solo), fratello del super boss Michele arrestato proprio dallo stesso Maresca. Non si è neppure minimamente scomposto quando un maldestro, scomposto e imbarazzato Francesco Basentini (capo del DAP – Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) gli ricordava l’esistenza delle leggi nel tentativo di scaricare la responsabilità sui due magistrati di Sassari che hanno firmato l’ordinanza di scarcerazione.
Anzi Maresca in chiusura di collegamento skype con una certa ironia ha salutato Giletti dicendo “Buonasera, vado a studiare le leggi”.
Ecco questi sono i magistrati che piacciono, che dobbiamo ammirare e rispettare; quelli che, come Maresca, riescono a intrufolarsi nel nostro immaginario per infondere quel tanto di serenità personale e di presenza dello Stato come un dono veramente molto prezioso, ben sapendo che nel loro atteggiamento caratteriale non c’è né arroganza del potere e neppure sudditanza allo stesso potere.
L’attualità
Per ritornare alla tempestività dell’azione politico amministrativa del sindaco di Sassano, Tommaso Pellegrino, è di poche ore fa la notizia che i coordinatori Tommaso Pellegrino e Angelica Saggese della provincia di Salerno della componente politica “Italia Viva” hanno diffuso un comunicato molto significativo proprio riguardo al tema delle scarcerazioni facili dei grandi boss; nel documento tra l’altro si legge: “Abbiamo il dovere di rispettare la memoria di coloro che hanno perso la vita per mano di questi pericolosi criminali e non possiamo annullare il sacrificio di Magistrati e di Rappresentanti delle Forze dell’Ordine che hanno rischiato e continuano a rischiare la propria vita per avere assicurato alla giustizia numerosi boss di organizzazioni mafiose. Lo Stato non può e non deve abbassare la guardia nei confronti della criminalità organizzata. Le accuse del capo del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), Francesco Basentini,. Nei confronti del magistrato Catello Maresca, sono vergognose. Catello Maresca, campano e cittadino onorario del Comune di Sassano in Provincia di Salerno, è certamente in Italia tra i magistrati più impegnati nella lotta alle mafie; tra i tanti risultati conseguiti, vogliamo ricordare l’arresto del superlatitante Michele Zagaria. Chiediamo l’intervento del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non solo per evitare la scarcerazione dei boss di organizzazioni mafiose, che dovrebbe essere una cosa ovvia in un Paese “normale” e “civile”, ma per assumere gli opportuni provvedimenti nei confronti del capo del DAP “Francesco Basentini” che, con le sue affermazioni, si è rivelato inadeguato a ricoprire un ruolo così importante e delicato”.
Comunicato condivisibile in ogni parola, checché ne possa ancora pensare il Codacons del Vallo di Diano che all’epoca con una nota durissima con lettera (fonte il quotidiano La Città del 14.12.2011) inviata allo stesso magistrato (firmata dal responsabile locale Roberto de Luca) con cui si invitava Maresca a rinunciare alla cittadinanza onoraria (non ancora ricevuta ma solo annunciata !!) adducendo una serie di motivazioni davvero molto speciose e suggestive per non dire assolutamente fantasiose.