Aldo Bianchini
SALERNO – Ci sono notizie che pur nascendo da prese di posizione ben precise da parte di Associazioni o Organi ufficiali vengono misteriosamente silenziate; ce ne sono altre, invece, che pur nascendo da “fantasiose” dicerie popolari vengono eclatate a dismisura, tranne poi a silenziarle.
Nelle ultime settimane, in piena emergenza sanitaria da coronavirus, di notizie strane ne abbiamo viste, sentite e lette di tutti i colori.
L’informazione produce, insomma, una finta storia semiseria perché ricalca puntualmente le veline (cioè i comunicati stampa) che tutt’al più vengono riportati a brani con l’inclusione di qualche parola che congiunge due o più tratti dello stesso comunicato. Insomma latita il commento che dovrebbe favorire e alimentare il dibattito; ma questo difetto viene da lontano e non sembra arginabile in poco tempo. Con l’emergenza sanitaria del coronavirus un po’ tutti si allenano nel tiro al piccione, quasi come sparare sulla croce rossa, contro sindaci ed amministratori rei di qualche cavolata senza senso, ma nessuno va al sodo delle questioni, e di conseguenza non si eleva alcun dibattito e la notizia dopo qualche ora si perde nel devastante groviglio del web.
Qualche giorno fa lo spazio-tempo del web è stato sommerso da un veemente comunicato stampa, stilato dagli operatori del PUNTO A (Alcol, Azzardo ed altre Addiction) che altro non è se non uno sportello di ascolto, ed un laboratorio per la promozione di stili di vita sani, nato dalla sinergia tra il Gruppo Logos, l’ARCAT Campania e la rete di Campania per l’Ecologia Sociale, in collaborazione con il Comune di Sant’Arsenio, che ha caricato a testa bassa contro il sindaco di Auletta Pietro Pessolano ed anche contro il vice sindaco Antonio Addesso per via di un accadimento che definire inquietante è dire poco.
Ma per non essere frainteso riporto un breve brano del comunicato che questo giornale ha già pubblicato il 23 aprile scorso senza alcun commento: “Indignano le parole del sindaco di Auletta, Pietro Pessolano : “Niente di serio…solo un Gioco”, “un momento di svago…”, “un piccolo scherzetto” e successivamente quelle dell’assessore Antonio Addesso “complimenti a chi ha inventato questo brindisi in tema di quarantena perché ci avvicina un po’ e ci fa sorridere”.
Insomma il sindaco (come si evince dal video che lo stesso sindaco ha diffuso sul web), anche lui vittima sacrificale della mania dei video messaggi che ha pervaso un po’ tutti, si è reso protagonista di un pessimo ed assolutamente condannabile gesto di farsi riprendere seduto ad un tavolino mentre beve qualche birra per inneggiare, forse, alla vita dopo essere stato in pericolo per il contagio da coronavirus.
Premesso che si può e si deve inneggiare alla vita, perché è cosa giusta, ma lo si deve sempre fare con un atteggiamento di devozione e non con un fare che oltre a rasentare il ridicolo assume anche la veste di una vera e propria provocazione; soprattutto quando lo si fa con una birra che, come dice anche il comunicato del “Punto A”, è da ritenere a tutti gli effetti una bevanda essenzialmente alcoolica e quindi pericolosa per la stessa vita.
Bene ha fatto, quindi, il “Punto A” a stigmatizzare l’atteggiamento del sindaco Pessolano, e il successivo tentativo, un po’ goffo, del vice sindaco, di giustificarlo; non mi sono piaciuti i sei “NON SA” che mi appaiono come elementi speciosi, scolastici, scontati, riduttivi e niente di più. Anche perché il sindaco e il suo vice quelle cose le conoscono a menadito e per questo sono ancora più colpevoli.
Devo, però, manifestare il mio stupore di fronte ad un attacco alzo zero contro un personaggio che da se riesce a rendersi discutibile per ogni manifestazione pubblica; insomma ancorchè una brava persona in privato, quando sale sul palcoscenico pubblico improvvisamente Pessolano diventa ingestibile; e questo avrebbe dovuto far abbassare i toni da guerra punica utilizzati dai responsabili dello sportello per la promozione di stili di vita sani; dico questo non perché il “Punto A” non abbia il pieno diritto di farlo, ma perché quando si sceglie una strada senza ritorno bisogna, poi, reiterare il proprio durissimo e giusto atteggiamento anche per tutte quelle altre manifestazioni vergognose che vediamo sul territorio (del Vallo di Diano e di altre zone) per quanto attiene le varie “Feste della birra” che vengono organizzate dimenticando la pericolosità alcoolica della bevanda distribuita senza alcun controllo a migliaia e migliaia di giovani che affollano le tante sagre o feste.
Troppo presto abbiamo tutti dimenticato che da anni, sul web, l’immagine simbolica di Sassano è rappresentata da un ragazzo con una birra in mano che dopo averla bevuta uccise quattro giovani dinanzi al bar di Silla.
Capisco che “Punto A” (ottima e condivisibile iniziativa di Anna Volpe) è nato a fine luglio 2019 e che non ha avuto il tempo di esplicare sul territorio la sua essenziale e nobilissima missione; ma il Gruppo Logos (così come altri) esiste da decenni e non mi sembra che quando in quella maledetta sera del 28 settembre 2014 morirono i quattro giovanissimi ci sia stata, come ora, una indignazione generale contro la birra e gli alcol in genere. Anzi l’anno successivo proprio a Sassano venne organizzata una “festa della birra” dalle proporzioni bibliche che soltanto io contestai; e fui letteralmente aggredito dagli organizzatori perché colpevole di avere stigmatizzato un evento che non s’aveva da fare.
Quest’anno spero che sul territorio valdianese non venga organizzato nessun evento del genere, ne guadagneremo tutti, soprattutto i giovani e finanche le pizzerie e i ristoranti.
Naturalmente, per non essere frainteso, dichiaro nuovamente tutta la mia solidarietà nei confronti di un’aggregazione che combatte per la vita e per i suoi stili; stigmatizzando che l’atteggiamento del sindaco Pessolano potrebbe aver innescato quei meccanismi di incitazione per i giovani all’utilizzo delle birre e dell’alcool in genere. Pur non dimenticando che i nostri figli e i nostri nipoti, a Salerno come nel Vallo, quando escono bevono birra a tutto spiano, e non solo; probabilmente per tendenza che è ancora peggio.