V.F. Direttore di un giornale del Nord che sparla del Sud senza conoscerlo: ’’ I meridionali sono esseri inferiori’,chiaramente ignora l’art. 604 bis, primo comma lettera a) del codice penale con l’aggravante dall’art. 61 n. 9 c.p., sulla propaganda di idee basata sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico. Frasi dirette ai cittadini del mezzogiorno d’Italia ed hanno delineato in modo netto un pregiudizio discriminatorio territoriale. Non si è mai preoccupato di leggere l’analisi della Svimez,ovviamente ignora alla grande la quota del 34%,vale a dire gli investimenti della pubblica amministrazione che spettano al Sud,propongo a V.F. di leggere o rileggere? la novella ‘’Lumìe di Sicilia’’,la commedia scritta da Luigi Pirandello nel 1910,per una meditazione ovvero un ravvedimento operoso,atto unico , appartenente alla raccolta Maschere Nude. La prima commedia di Pirandello ad esser rappresentata assieme a La morsa, fu interpretata nella stessa serata dalla Compagnia dei Minimi di Nino Martoglio il 9 dicembre 1910 al Teatro Metastasio di Roma.Fu pubblicata su La nuova Antologia il 16 marzo 1911 e l’anno successivo dall’editore Treves. E’ presente il motivo pirandelliano del contrasto tra il mondo come noi lo immaginiamo e amiamo, e la realtà mutevole che delude le nostre speranze. Il protagonista è Micuccio Bonavino, suonatore di ottavino nella banda del paese. Il ragazzo ha fatto studiare al conservatorio di Napoli Teresina Marnis, una ragazza orfana, che egli ama in segreto e spera un giorno di poterla sposare. Nel frattempo Teresina diventa una celebre cantante e si fa chiamare Sina Marnis. Nella commedia infatti Micuccio vive costruendosi una realtà che non esiste: una sera lascia il paese e arriva a casa di Sina, rimanendo abbagliato dal lusso in cui vive ora la ragazza. Micuccio viene accolto dai camerieri della cantante, e quando questa arriva e si intrattiene nel salone con i ricchi ospiti, Micuccio si ferma a parlare con la madre di Teresina, la zia Marta, e dalle parole di questa capisce che ormai c’è un profondo abisso tra il proprio mondo semplice, buono e onesto, e quello dorato e corrotto in cui ormai vive la sua amata.La frattura sembra ormai irreparabile quando compare per un attimo Teresina, che si dimostra nei suoi confronti fredda e distaccata. Micuccio allora va via amareggiato, ma prima di andarsene lascia a zia Marta i fragranti limoni di Sicilia (le lumie), che in realtà aveva portato in dono a Teresina. Quando quest’ultima si precipita per toccare i limoni, Micuccio le proibisce di toccarli, in quanto ella ha tradito tutto un passato di semplicità, bontà, onestà, pudore, di cui i limoni di Sicilia sono il simbolo.
Esce dunque e le augura buona fortuna.Bonavino è vissuto per lunghi anni con il ricordo della sua amata Teresina di cui lui stesso ha scoperto le doti canore e che ora, divenuta famosa, gira il mondo raccogliendo successi.Se non fosse stato per lui, umile suonatore di ottavino della bandacomunale, Teresina sarebbe rimasta in paese a condurre la sua misera vita. Micuccio invece, non solo ha aiutato a sopravvivere, con il suo misero stipendio, lei e la madre Marta, ma, a prezzo di grandi sacrifici, le ha procurato un pianoforte e l’ha fatta studiare, vendendo addirittura un suo piccolo podere per permetterle di compiere gli studi a Napoli.Il tempo e la vita possono far cambiare una persona sino a renderla del tutto diversa da quella che era e come l’amore può continuare a vivere in una persona mentre nell’altra muore a poco a poco.L’ingenuo Micuccio, che si stupisce del lussuoso ambiente dove ormai vive Sina, vedrà sgretolarsi a poco a poco l’immagine che ha conservato di lei. Persino i domestici lo relegano in anticamera, dove gli farà compagnia la zi’ Marta che ha conservato il ricordo delle sue umili origini e che tenterà di far capire a Micuccio come ormai Teresina, che ha condotto una vita molto lontana da quei costumi contadini in cui egli continua a credere, non sia più adatta a lui.Solo il denaro ha importanza per Sina. Forse però, più che il campagnolo Micuccio, il vero protagonista è la cultura che lo ha formato, che in questo caso si esprime nel valore della rassegnazione, che supera le particolarità del carattere. La suddetta transizione viene accettata senza reagire, semplicemente allontanandosene, lasciandola al suo destino, dando per scontato che non avrebbe potuto andare diversamente.La novella fa rabbia anche perché Pirandello fa capire ch’era stato il mondo contadino a far crescere quello borghese, a promuovere la ricchezza altrui con le proprie risorse, i propri risparmi, la propria fatica, il proprio autosacrificio… Per poi riceverne in cambio che cosa? Nulla.
Erano bastati cinque anni per trasformare Teresina da una morta di fame a una affermata cantante lirica, ovvero da una ragazza di buoni sentimenti, innamorata del suo benefattore, a una signora irriconoscente e irriconoscibile, come se si fosse messa una maschera di carnevale.Lui, in buona fede, l’aveva lasciata andare al conservatorio di Napoli, convinto che lei non l’avrebbe mai dimenticato: aveva impegnato tutti i suoi beni per farla studiare. Un quinquennio inverosimilmente lontani, pagato da un improbabile stipendio da flautista; un giovane ingenuo, ottimista, fiducioso in un proprio avvenire insieme a lei, un innamorato che si accontentava di qualche lettera dell’amata, che stranamente poi non aveva tempo di scrivere…Micuccio è stato tradito dalla irriconoscenza di Teresina o dalla propria concezione utopistica? Cosa voleva farci capire Pirandello? che i meridionali, quando agguantano la fortuna, uscendo dalle loro miserie, assumono un atteggiamento più duro e sprezzante di quello dei settentrionali, già da tempo avvezzi allo stile di vita borghese? Perché Pirandello ha voluto far passare Teresina dalla parte del torto? Per quale ragione ha voluto far vedere che il lato sdegnoso e irritato di Micuccio aveva un tasso di moralità superiore agli altri protagonisti della novella? Non è stato forse un atteggiamento un po’ comodo e dunque un po’ superficiale far passare Micuccio per una vittima soltanto perché lei aveva accettato di cambiare radicalmente vita?Il finale è amarissimo, crudele, In queste condizioni è facile trasformare gli sconfitti in rappresentanti degli ultimi brandelli di umanità. Qui non c’è più tenerezza, ma solo rabbia nel vedere schematizzata la vita in maniera così banale.