Coronavirus: cosa dice il prof. Mario Salvatore Senatore

La redazione

prof. Mario Salvatore Senatore

SALERNO – Con vivo piacere pubblichiamo la riflessione del prof. Mario Salvatore Senatore (docemte- scrittore – poeta – giornalista):

Penso che quanto ho scritto, più volte, fin dall’inizio della pandemia, ed ancora – pur senza pubblicarlo – qualche giorno fa, sia contributo utile per una riflessione da parte delle Autorità governative se “miracolosamente” vengono a sapere del “suggerimento” che ho deciso di pubblicare.

BASTA!!!

Non è più possibile continuare in questa maniera “molliccia”… Imbelle… Inconcludente.

La trasgressione del Decreto che obbliga all’isolamento delle persone (eccetto i casi previsti) evitando spostamenti non strettamente necessari, DEVE CESSARE.

Si è provato a sensibilizzare (usando ogni mezzo d’informazione) affinché si osservasse la norma spontaneamente. Moltissime persone, sensibili e civili, l’hanno fatto… Tante altre, no! Queste ultime, presuntuose, esibizioniste, immature, irresponsabili, ottuse e incoscienti hanno certamente creato guasti: diffusione del virus, sottrazione di mezzi logistici, risorse umane e finanziarie, allungamento dei tempi dell’emergenza, aumento del numero dei decessi, distrazione delle Forze dell’ordine, ecc.

ESSE NON ANDAVANO DENUNCIATE E POI LASCIATE “LIBERE” di tornare a casa o proseguire nell’attività che stavano svolgendo. Queste persone erano – potenzialmente – un pericolo di portata imprevedibile per cui – secondo me (e sulla base di un normale buonsenso) ANDAVANO IMMEDIATAMENTE ISOLATE IN FORMA COATTA. Cioè accompagnate in strutture adeguatamente allestite: (caserme dismesse, strutture ospedaliere esistenti e non funzionanti, capannoni industriali, complessi sportivi, stazioni ferroviarie, ecc. (tutti siti adattabili in brevissimo tempo e fruibili, in grandi e piccoli centri del Paese, con l’aggiunta, in caso di eventuali inesistenze, di tendopoli in campi sportivi od altri posti).

Là creare locali separati, dotati di servizi essenziali.

Là tenerle isolate in quarantena per il tempo necessario.

Vigilanza e assistenza garantite dall’Esercito e Protezione Civile. Alla fine della quarantena sottoporle agli accertamenti di prammatica e, se non risultano positive, accompagnarle a casa. DIVERSAMENTE, TRATTARLE PER QUELLE CHE SONO: PERSONE CONTAGIATE E CURARLE… (TUTTO A LORO SPESE). (Magari da addebitare e riscuotere in momenti successivi, anche prelevando da qualunque fonte di reddito o patrimonio). Per eventuali recidivi, ripetere la quarantena e, anche in caso di negatività trattenere il soggetto in isolamento fino alla riapertura del Paese alla vita normale.

Operando in questo modo, sarebbe interessante vedere quanti “bulli” imbecilli continuerebbero a ritenersi testardamente “INTOCCABILI” dalla Legge e proseguirebbero – fregandosene delle denunce e sanzioni – nel loro sciocco e puerile atteggiamento di “padroni della vita”, facendo quello che vogliono e dove vogliono (dal parco, al viale, al ristorante compiacente, al terrazzo di casa, ecc,).

A questo proposito, c’è un detto napoletano che recita: “…‘O cap tuost’ arruma ‘a Legge…” (Il testardo – recalcitrante-, viene persuaso dalla Legge…). Chiaramente quando quest’ultima c’è e viene applicata senza tante cerimonie e tentennamenti… E questo che viviamo – mi sembra – è il caso di farlo.

Veicolare ed applicare una tale misura, costituisce prevenzione reale e concreta perché questa si basa su comunicazione d’immagine edificante, di autorevolezza e chiarezza d’idee e programmi poggianti sulla coerenza (suscitanti condivisione e fiducia).

Tutto questo – secondo me –

E’ ATTO DOVUTO da parte del Governo del Paese;

E’ ATTO DOVUTO nei confronti di chi si adegua alle norme e le rispetta, di chi, – per questione di età avanzata e/o di condizioni di salute precaria (e non solo) vive nell’angosciante paura della diffusione; di chi è costretto – per servizio –  ad esporsi necessariamente al contagio (penso a Medici, Infermieri, Barellieri, Autisti di ambulanze e trasporti pubblici e derrate, Forze dell’Ordine, Fornitori, Vigili del Fuoco ed a quanti lavorano e combattono questo invisibile nemico);

E’ ATTO DOVUTO nei confronti dei Corpi di Polizia e Vigilanza che si espongono giorno e notte per fermare questi “escrementi” della Collettività, denunciarli ed essere “costretti” – nella realtà – a lasciarli “liberi” di circolare e portare in giro il loro fetore, probabilmente anche mortale;

E’ ATTO DOVUTO NEI CONFRONTI DI CHI HA PAURA DI MORIRE (E MUORE) PERCHE’ CHI AVEVA L’AUTORITA’ DI FARLO, NON HA ISOLATO IMMEDIATAMENTE ED ADEGUATAMENTE EVENTUALI PORTATORI INFETTI (di fatto liberi di andare in giro e lasciarsi “sanzionare”… all’infinito);

E’ ATTO DOVUTO nei confronti dalla PARTE SANA E RESPONSABILE della Nazione, che paga un prezzo altissimo, vuole contenere i tempi del disagio, delle perdite umane  e finanziarie, SCALPITANTI PER UNA GRANDE VOGLIA DI OPERARE PER LA RIPRESA E CRESCITA IN CONDIZIONI DI SICUREZZA E SERENITA’.

Il mio pensiero è che, con i mascalzoni fuorilegge”, NON CI SI DEVE LIMITARE A COMMINARE LA SANZIONE, MA BISOGNA (certamente non fucilarli o torturarli) PRELEVARLI SENZA IDUGI E CONDURLI (così come si trovano) IN ISOLAMENTO SANITARIO.

Certamente non è cosa semplice da realizzare, ma anche il coronavirus non è nemico facile da sconfiggere e poi, se c’è la volontà politica (non disgiunta da coraggio e lungimiranza), la cosa è la più “CIVILE” e conveniente che si possa fare: NON MORIRE E/O LASCIAR MORIRE!

E’ sempre più conveniente VINCERE “PRIMA” anziché “POI”, è sempre più doveroso – nella scala delle priorità – FAR PRECEDERE LA VITA alla morte.!

 

A proposito del tema trattato, ricordate un altro detto (non bello ma risolutivamente adattabile a determinate circostanze): “di fronte (a competere…) allo scostumato, ci vuole lo screanzato…”.

 

Tutto il resto è chiacchiericcio all’infinito e pannicelli caldi di cui il coronavirus se la ride e…UCCIDE.

 

Mario Senatore

 

 

A seguire le poesie del prof. Mario Salvatore Senatore

Ravvedimento

(Coronavirus)

10-03-2020

 

Un richiamo indignato e sentito alla Creatura per eccellenza della Terra: l’Uomo! (me compreso).

Questo essere che, per cupidigia, egoismo, bieca e sfrenata ambizione, vanagloria ha smarrito ogni senso di rispetto di sé, della Natura, dell’equilibrio universale di creature e cose.

La poesia è un lacerante grido di sofferta protesta… E’ un auspicio, un invito, una supplica a cogliere l’accadimento quale opportunità di ritrovarsi e ravvedersi.

L’uomo può fare grandi cose ma non deve dimenticare il volo di Icaro…

Tutti i comportamenti e le realizzazioni fin qui attuati, sono piccola (o inesistente) cosa rispetto ad un microrganismo letale. L’uomo ha dato troppo spazio alla parte negativa di sé e questo l’ha “distratto” dalla presa di coscienza di tale componente e quindi ha ignorato i guasti che, nel corso della storia recente, ha messo in essere.

Alla fine, però, il “buono” prevarrà e questo abitante della Terra ritroverà -nella sua Natura- la saggezza di ricominciare la salita verso la vetta…

Livio Nargi

 

 

 

 

Guardati, grande uomo,

strisciare -qual verme schifoso e molle-

nel sublime mondo che hai ridotto in stalla!

 

Un Dio ti vedevi

a dominare il Creato…

 

Voli alla luna e miri alle stelle,

crei ponti d’immensa portata,

calpesti fiori e ne rubi il profumo,

muti l’Eden in cloaca appestata,

spegni pigolio d’uccelli nella libertà del sole…

riso di bimbi a salutare la vita.

Costruisci congegni di paura e offesa

… E navi possenti,

… E bombe a mutar l’immenso…

 

 

Ti vedevi Gigante…

 

Ti scopri microbo vile e impotente

al cospetto di tanta possanza

-celata in sì ridotto spazio- a te fuggente.

Eppure la porti dentro dal mattino del tempo.

 

Ora tu tremi qual foglia allo stelo,

ora sei chino e piangente

e un “nulla” ti sveli al nuovo cospetto

dell’invisibile nano,

pronto a mutarsi in feroce

punitor di nefandezze umane…

 

Ora sei chino e…

-In umiltà e postura-

afferra l’attimo di paura…

Socchiudi gli occhi a ricercar la nebbia

sullo stolto cammino antico,

a riportar la Luce sul sentiero in erta…

Spingi le mani nel tuo “io” profondo…

Afferra i doni più belli di Cristo Signore…

 

Ritrova la tua essenza obliata di creatura umana…

 

Mario Senatore

 

 

 

 

Che tristezza…

(Coronavirus – 15-03-2020)

E’ sceso il deserto nel cuore.

 

Lo sgomento ci prende,

ci frantuma la mente…

…Sfuma l’umano.

 

Vaghiamo nel vuoto

tremanti,

guardinghi,

fuggenti,

non già alla volta di ostelli

nel buio ventre del monte

e giammai in profonde catacombe

ad occultare spinte…

 

La vita-non vita è alla luce del sole

e la morte che incombe

ci spinge nell’ombra…

Fuggiamo il fratello,

aggrediamo l’ignoto.

Si ottunde la mente,

aborriamo la fede.

 

Cos’è successo al figlio di Dio?

 

Oggi non più gioisce

al sorgere del sole,

non più ride al bacio di un bimbo,

non ferma il suo passo

allo sbocciare di un fiore…

E’ tutto preso a gareggiar col fatuo,

è a caccia perenne

di apparenze vane,

è alla stolta fuga dal “sé” fulgente…

 

Serva, il funesto cirro,

a ricercar nel fondo

il radioso “io”

che dice di scintilla

dell’onnipotente Dio…

Mario Salvatore Senatore

 

 

 

Paura e Voglia

(Coronavirus)

03-04-2020

Io ho paura…

Ho paura di non vedere

il pesco fiorire.

Ho paura di non udire

il merlo cantare.

Ho paura di non avere più tempo

di domandare perdono al Signore.

Ho paura del risucchio nel buio

di un glaciale mondo lontano

e più non sentire carezza di mano

sulla pallida fronte tremante.

 

Ho paura di morire…

E non poter dire al mondo:

<<Ti amo!>>.

Ho paura…

E il suo sapore di fiele mi avvelena

l’ultimo istante di vita.

 

La felicità è negare asilo nel cuore,

all’ansia perversa e crudele;

è non farla sentire sovrana di vita…

Io ho voglia di gioia,

di vedere un’alba spuntare.

Ho voglia di sognare di avere le ali

e di volare nell’azzurro del cielo…

Guardare – sulla terra – la gente danzare…

Ho voglia d’incontrare un fratello

e con lui cantare…

Di udire vagito di bimbo salutare la vita…

Ho voglia di vedere pietre fiorire…

 

Ho voglia…

Ho voglia…

Ho voglia di non avere più paura

e vivere il mio tempo

-giammai come bieco padrone assoluto-

ma quale sublime frammento di Dio.

 

Mario Salvatore Senatore

 

 

 

 

 

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