da Dr. Alberto Di Muria
PadulaAlla liquirizia, più in particolare, alla sua radice e ai suoi estratti, vengono attribuite numerose proprietà, fra cui spiccano quelle antinfiammatorie, antiulcera ed espettoranti. Diversi sono gli studi che hanno confermato le suddette proprietà e per questo l’utilizzo della liquirizia è stato ufficialmente approvato per il trattamento di tosse, bronchiti e gastriti. In particolare, sembra che queste attività siano dovute alla glicirrizina e all’acido glicirretico contenuti all’interno della radice della pianta.
Gli estratti di radice di liquirizia, infatti, hanno un’attività citoprotettiva, antinfiammatoria e cicatrizzante sulla mucosa gastrica e duodenale, sia per contatto diretto con la lesione, sia per stimolo indiretto alla produzione di muco da parte delle cellule della parete gastrica. Le proprietà antinfiammatorie, di cui la glicirrizina e l’acido glicirretico sono dotati, pare siano dovute sia alla capacità di inibire l’aggregazione piastrinica indotta dalla trombina, sia all’attività simil-steroidea posseduta da queste stesse molecole. Infatti, la struttura chimica di questi composti è analoga a quella degli ormoni steroidei di norma presenti all’interno del nostro organismo.
Tuttavia, è proprio a causa di questa analogia che le suddette molecole, e l’acido glicirretico in particolar modo, sono in grado di esercitare anche un’azione ipertensiva. Più precisamente, tali molecole inibiscono l’enzima 11-beta-idrossisteroide deidrogenasi, ossia l’enzima deputato alla conversione del cortisolo in cortisone. Così facendo, si assiste a un aumento dei livelli di cortisolo che, a sua volta, è in grado di esercitare un effetto simile a quello dell’aldosterone, interagendo con i recettori mineralcorticoidi. Tutto ciò si traduce in una diminuzione dei livelli plasmatici di potassio e in un aumento di quelli di calcio, con conseguente comparsa d’ipertensione.
Tutto ciò è anche alla base dei rischi di interazione della liquirizia con alcuni farmaci molto diffusi, nonché della comparsa di alcuni effetti indesiderati legati al suo consumo: la liquirizia, infatti, può aumentare indesideratamente l’effetto dei farmaci cortisonici e inoltre favorisce la perdita di potassio indotta dai medicinali diuretici prescritti a molti pazienti con patologie cardiovascolari. L’utilizzo dei diuretici, assunti giornalmente in tante associazioni oppure da soli nell’ipertensione arteriosa, con i cortisonici e la radice di liquirizia portano tutti ad una carenza di potassio con possibili danni aritmici cardiaci. Sono stati descritti anche numerosi casi di rabdomiolisi e miopatie da abuso di liquirizia, sempre legata alla ipopotassiemia.