Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Nel corso del pomeriggio e della serata di mercoledì 8 marzo sembrava essersi abbattuta sulla comunità di Monte San Giacomo e, specificamente, sul sindaco Raffaele Accetta una tempesta mediatica senza precedenti per via di una “celebrazione liturgica” alla quale ha presenziato in veste di sindaco e, quindi, in rappresentanza di tutta la cittadinanza.
Prima di andare avanti necessita precisare che quella che ha registrato la presenza del sindaco era, ripeto, una “celebrazione liturgica”, cioè un rito religioso di particolare importanza in occasione di specifiche festività canonizzate non solo dalla storia ma anche dai codici ecclesiastici.
IL FATTO:
Il parroco di Monte SG, don Agnello, ha organizzato e celebrato una liturgia per l’avvio degli appuntamenti religiosi in vista della Santa Pasqua; ha inoltre organizzato tecnicamente acche la funzione venisse trasmessa in diretta streaming (quindi niente di nascosto, ma tutto perfettamente alla luce del giorno) per dar modo alla cittadinanza di usufruire di quel servizio. Alla cerimonia il parroco aveva invitato il sindaco come rappresentante di tutta la comunità sangiacomese.
Perché l’invito ? Semplicemente perché doveva essere, quello, un momento importantissimo e tradizionale per un’orazione eucaristica e conseguente esposizione del Santissimo verso il paese e conclusiva benedizione dello stesso paese dall’alto del santuario di Sant’Anna, come accade ogni anno da moltissimo tempo.
Stiamo parlando cioè di una liturgia consolidata nei decenni e non di un improvviso schiribizzo del sacerdote o del sindaco.
Il sindaco Accetta dice: “Sono stato tra i primi sindaci ad affrontare il problema del coronavirus legato agli assembramenti con ordinanza del 27 febbraio 2020, anche in relazione ai riti religiosi non rinviabili e da celebrare con pochissime persone … E accaduto che il parroco mi ha chiesto di rappresentare la comunità per la celebrazione litirgica indossando la fascia … presenti il sacrestano, l’organista,due lettori dei salmi, la custode, l’operatore ripresa e il sottoscritto … all’uscita della chiesa nel filmato si vedono altre due persone … il tutto nell’assoluto rispetto delle norme”.
La trasmissione in streaming ha consentito una diffusione allargata della notizia che è stata ripresa e riproposta quasi come scandalosa da diverse testate giornalistiche online (come ad esempio “ilmattino.it”) senza il necessario approfondimento sulla genesi della celebrazione e, soprattutto, sulla sua fattibilità in relazione al DPCM ed alle varie circolari – pareri o lettere emanate o semplicemente emesse dal Ministero dell’Interno; soprattutto quella del 27 marzo 2020 avente per oggetto: “Quesiti in ordine alle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Esigenze determinate dall’esercizio del diritto alla libertà di culto” in risposta soltanto ad un quesito posto dal cardinale Mons. Ivan Maffei (sottosegretario della CEI).
Una circolare a dir poco orrida e dalle molteplici interpretazioni, tutte nel solco del massimo ingarbugliamento possibile della burocrazia che i funzionari dei ministeri riescono ad esercitare alla grandissima.
Insomma quanto avvenuto a Monte San Giacomo può essere sicuramente ricondotto nelle linee guida della suddetta risposta ad un quesito che, sbagliando, una parte della Chiesa sbandiera forse come risoluzione governativa che per essere tale necessitava di un nuovo DPCM che non c’è stato. Mi sembra di assistere ad una riedizione dei bambini che potevano uscire sotto casa con i genitori (un bambino per volta, e gli altri che fine dovevano fare ?) che un parere del Ministero indicava come possibile, salvo a ritirare mestamente e velocemente lo stesso parere dopo qualche ora.
TRITACARNE MEDIATICO:
Probabilmente per le ragioni sopra esposte, acquisite soltanto in un secondo momento dai frettolosi scopritori delle notizie di cronaca, l’annunciata tempesta mediatica si è sgonfiata come neve al sole e tutto è velocemente svanito.
Chi si aspettava che nelle edizioni cartacee dei quotidiani, quelli in edicola ieri mattina 9 marzo 2020 si sarebbe scatenato il finimondo, è rimasto deluso: nessun accenno al pretestuoso scandalo di Monte San Giacomo.
Neppure Il Mattino, che forse per primo aveva lanciato la notizia online (devo dire in maniera sostanzialmente corretta), ha ritenuto di dover ritornare sulla notizia per ampliarla come la sua presentazione iniziale faceva pensare. Della cosa non è stato fatto alcun cenno neppure nella rassega stampa di 105/TV condotta da Antonietta Nicodemo con ospite Pasquale Sorrentino (che aveva firmato la notizia online per ilmattino.it).
ANALOGIE:
Senza scomodare il sindaco Aloia di Vallo della Lucania fotografato da solo in chiesa e con tanto di fascia tricolore (esattamente come Raffaele Accetta) è soltanto il caso di accennare a quanto accaduto a Cava de’ Tirreni qualche giorno fa. La tradizione profonda della città metelliana consiste nella benedizione della città (in occasione delle feste pasquali) dall’alto di Monte Castello. Ebbene anche quest’anno è stato fatto con il Vescovo, due officianti, il diacono, il lettore, il cantore, due operatori della trasmissione televisiva streaming e inoltre il presidente dell’Ente Monte Castello con il sindaco Servalli e il vice sindaco Lamberti. Tutto è filato liscio perché Cava è diversa da Monte San Giacomo ? assolutamente no.
Il problema è un altro, a Cava il Vescovo qualche giorno prima ha scritto alle autorità costituite annunciando l’evento e come esso era stato organizzato; nel Vallo di Diano, che oltretutto è al centro dell’attenzione generale per via di quelle benedette riunioni neocatecumenali, questo chiaro ed inequivocabile indirizzo della Chiesa non c’è stato.
OPPORTUNITA’:
La valutazione sull’opportunità o meno della presenza del sindaco di Monte S.G., come di quelli di Vallo della Lucania e di Cava de’ Tirreni o in genere delle Amministrazioni Comunali a queste celebrazioni liturgiche, è tutta un’altra storia; anche perché nei DPCM e nelle varie circolari-pareri-lettere ministeriali la figura del sindaco o delle amministrazioni comunali non viene affatto contemplata; cioè la loro partecipazione è lasciata alla libera interpretazione dei vari soggetti in campo a condizione astratta che il numero delle presenze non possa costituire l’individuazione di un assembramento che è, comunque, vietato in maniera assoluta.
Qualche testata giornalistica, ieri, prendendo fischi per fischi ha sbandierato quella semplicistica risposta ad un quesito come una norme di legge; ricorda che la risposta ad un quesito, in termini giuridici, non impone ma consiglia soltanto.
A Monte San Giacomo insieme al Sindaco non c’erano più di sette-otto persone che, come fatto numerico, non sembra violare alcuna norma o interpretazione.
Per quanto mi riguarda, al posto dei sindaci non sarei andato; ma è una mia scelta personale che non può e non deve inficiare la scelta fatta dagli altri.
INTERPRETAZIONE GIURIDICA:
Se la legge, in sé, si apre a molteplici interpretazioni, figuratevi a quante decine di interpretazioni possono dare vita le circolari, le lettere, i pareri che i ministeri emettono a migliaia e migliaia, e che di fronte ad un magistrato valgono meno della zero.
Bisogna farsene una ragione, anche perché noi siamo un popolo che ama molto di più il liberalismo democratico che la libera democrazia; quest’ultima ha regole precise, noi amiamo la confusione.
Per capirne di più, partendo dalla convinzione che in queste fattispecie descritte non esiste alcuna ipotesi di reato e per dare un senso logico a quanto avvenuto a Cava, a Vallo/Lucania ed a Monte S.G., ho debitamente interpellato il mio amico dr. Pietro Cusati (giurista – giornalista) che è riuscito a sintetizzare (come in una tabellina) i vari elementi che costituiscono la scala di valutazione interpretativa dei provvedimenti emessi dal Governo fino ad arrivare alla semplice risposta ad un quesito. Il parere di Pietro Cusati è già stato pubblicato sulla prima pagina di questo giornale; ma è il caso di riproporlo in calce al presente articolo.
COMMA 2 –Rubrica d’informazione giuridica a cura di Pietro Cusati.
La legislazione dell’emergenza degli ultimi due mesi, dettata dalla pandemia da covid- 19 . Nella ‘’PATRIA DEL DIRITTO’’: il rispetto della gerarchia delle fonti.
Roma, 9 aprile 2019. Nel nostro ordinamento giuridico le fonti del diritto non sono tutte di pari grado, ve ne sono alcune più importanti rispetto ad altre, il criterio solitamente utilizzato è quello della gerarchia delle fonti. In base a tale criterio le fonti si collocano su gradini diversi a seconda dell’importanza che viene loro riconosciuta. Esistono tre livelli gerarchici:
I livello: Fonti costituzionali (Costituzione, leggi costituzionali e di revisione costituzionale).
II livello: Fonti legislative, dette anche fonti primarie (leggi, decreti- legge e decreti legislativi,leggi regionali).
III livello: Fonti regolamentari, dette anche fonti secondarie (regolamenti del Governo, degli enti locali).
La fonte superiore prevale su quella inferiore e di conseguenza la fonte inferiore non può contraddire quelle superiori. In pratica significa che la fonte inferiore che abbia un contenuto contrario a quella superiore è da considerarsi invalida, perché affetta da un vizio e dovrà essere eliminata, abrogata dall’ordinamento o disapplicata.
L’emergenza epidemiologica da COVID-19 ha prodotto un’alluvione di decreti governativi e ordinanze regionali,misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese. Provvedimenti nazionale e regionali che impongono di «evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori (…), nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute» e di adottare «nello svolgimento di riunioni, modalità di collegamento da remoto (…), comunque garantendo il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro, ed evitando assembramenti.» Precisa l’art. 1, comma 2, del d.p.c.m. 9 marzo 2020: «Sull’intero territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico». Chiaramente queste sono le disposizioni primarie. In questa settimana Santa si discetta tanto se l’accesso per i fedeli alla chiesa per assistere alle celebrazioni liturgiche sia determinato da ‘’comprovate esigenze lavorative?, o da ‘’situazioni di necessità? Chi va al lavoro non può fermarsi per andare in chiesa! È evidente che in tempi di pandemia da coronavirus non si possono celebrare messe per i defunti, l’accesso, conformemente alla normativa vigente, non può essere consentito nella settimana Santa. L’esempio è partito proprio da Papa Francesco, accesso senza fedeli .In ogni caso la ‘’ratio’’ della norma in vigore che tutela la salute pubblica, è quella di evitare assembramenti e raggruppamenti di fedeli che possono ,come per le persone asintomatiche,diventare potenziali occasioni di contagio. Non risultano ad oggi interpretazioni autentiche del Governo, del decreto in esame. A mio avviso ne discende che, altre e diverse interpretazioni, da eventuali fonti secondarie, magari forzate, non autentiche, o di pareri a quesiti, sono privi di ogni e qualsiasi fondamento giuridico.
Caro Direttore,
secondo me si è perso il senno.
Per me non si tratta di “evitare assembramenti” o di rispetto delle norme di distanziamento sociale; di questo passo chiunque potrebbe organizzare…anche una partita a tressette, in luogo aperto o chiuso al pubblico, attorno ad un tavolo sì che facesse rispettare le norme sul distanziamento sociale.
Qua è mancato, e continua a mancare il buonsenso. Quel buonsenso che il clero (il clero, non la Chiesa che è tutt’altra cosa) continua ostinatamente a non voler esprimere. Hai voglia che il Santo Padre professi che ogni focolare è Chiesa, da cui ne deriva che per pregare non c’è bisogno di recarsi in quei casermoni più o meno belli che in questo tempo devono purtroppo stare chiusi come da indicazioni governative ed ecclesiastiche alle quali fortunatamente la maggior parte dei Sacerdoti si attengono. Questo andare ognuno per proprio conto, riferito ai Sindaci e ai Sacerdoti non fa altro che generare confusione nella testa di chi è costretto a “stare a casa”. Ritiri neocatecumenali, parroci che vanno a dire Messa da un paese all’altro, orazioni (adorazioni?) eucaristiche a gogo’ e chi più ne ha più ne metta… ma questi personaggi pubblici (sacerdoti, sindaci, e loro superiori) che immagine danno?
Di questi tempi, in assenza di pandemia, alcune parrocchie esponevano il Santissimo per le 40 ore, altre si accingevano a benedire le case… Quasi quasi chiedo al mio parroco di aprirmi la Chiesa per una adorazione personale e poi farlo venire a benedirmi la casa. Ovviamente nel rispetto delle norme mi offro io di fare il chierichetto…
Santa Pasqua a tutti e cerchiamo di fare tutti le persone serie cercando di attivare al meglio quello che abbiamo sotto i capelli (per chi li ha)