Di Antonio Romano (Pesaro)
Come d’abitudine mi affacci a guardare il mare e il viale lungo di esso inalberato di tameriggio, i sensi si materializzano e come un gabbiano volano sugli spazi sconfinati che riempiono il mio vuoto. Alzo e stendo le braccia per sgranchirmi e il lungo respiro che inalo, intenso di profumi, appagano le inerzie. E’ una cosa normale, di tutti i giorni. Decido per uno spuntino, allora prendo dal frigo gli affettati e preparo una piadina con prosciutto. Do il primo morso e ritorno ad ammirare il panorama… ma…penso…sarà meglio se finisco la mia piada davanti casa…e allora scendo la breve rampa di scale per raggiungere il portone d’uscita. Stranamente non trovo la porta…allora scendo ancora gli altri scalini per raggiungere il garage…esco da lì…penso…e continuo la mia colazione nel parco che è lì di fronte al garage. Ma nemmeno nel mio garage trovo la porta, … passerò internamente in quello a fianco…penso… e finalmente potrò uscire. Niente non trovavo l’uscita nemmeno lì. Allora mi incammino in un dedalo di locali sotterranei, stranamente comunicanti tra loro. Entro in un forno dove traevano dalla bocca ardente il pane appena cotto, poi passo in un laboratorio dove il pasticciere allineava i cornetti pieni di crema nelle ceste…e allora chiedo…scusa ma da dove si esce?…mi risponde…vai più avanti sali le scale ed esci. Allora va bene…vado più avanti .. le scale ci sono…ma quale prendo?! .. quelle a destra o quelle a sinistra…o forse quelle di fronte? D’istinto ne imbocco una e salgo…salgo più di quanto avrei dovuto per ritrovarmi poi ad una uscita…e mi imbatto nei lavori di abitazioni .. c’è chi rifinisce pavimenti .. chi imbianca pareti.. chi monta lampadari.. io continuando a mordere il mio spuntino… scavalco secchi di vernice .. aggiro impalcature .. mi ritrovo su un pianerottolo e allora scendo le scale per poter uscire… ma nemmeno lì dove ci doveva essere, c’è l’uscita… risalgo con una certa inquietudine…mi accorgo di salire troppo rispetto ad una logica di uscita all’aperto…entro in un ambiente anonimo…vado istintivamente ad una finestra…l’apro… e vedo a perdita d’occhio, un’infinita estensione di case e palazzi, più alti più bassi .. una miriade di antenne televisive…una ragnatela di strade e stradine che compaiono e scompaiono tra le case che non cominciano e non finiscono da nessuna parte. Sto consumando l’ultimo boccone della piadina…un dubbio mi assale …non sarà questa, realtà invece di un sogno…e un tanto di paura mi prende mentre mi chiedo…come faccio ora a tornare a casa!?
L’attesa
Ho atteso tre notti sperando di dare un seguito al mio sogno, un tantino inquietante a dire il vero, effetto pandemia diremmo tutti. Ho voluto pubblicarlo (fb) convinto che il suo contenuto da psicanalisi appartenga a tantissimi che come me vivono le ansia e le paure del momento. A quanti mi hanno letto voglio dire..spero di potervi raccontare ancora il seguito di quel sogno in senso positivo..magari un ritorno al contrario alla propria casa per dare a me e soprattutto a voi un senso di sollievo, e che rappresenti un solidale abbraccio virtuale che ci unisce tutti.
Pesaro 06/04/2020