di Marco Martini
(Avvocato Cassazionista)
– Delibera del Consiglio Nazionale degli Avvocati che condanna chi specula indegnamente sui “camici bianchi”
SALERNO – Il Consiglio Nazionale Forense è intervenuto energicamente contro le iniziative di alcuni avvocati che pubblicizzavano e sollecitavano azioni giudiziarie nei confronti dei medici impegnati nella emergenza Coronavirus. A segnalare la vicenda, oltre a numerosi iscritti, anche il presidente della Federazione Nazionale dei Medici, della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia.
Ed infatti, da qualche giorno circolavano, soprattutto con diffusione a mezzo dei social networks, campagne pubblicitarie promosse da avvocati – fortunatamente, una minoranza – che sollecitavano i parenti delle vittime del covid-19 a promuovere azioni giudiziarie di risarcimento danni nei confronti delle strutture sanitarie, medici, operatori sanitari. Il tutto, evidentemente, finalizzato all’accaparramento indiscriminato della clientela per azioni legali seriali.
Con il deliberato di ieri 1 Aprile, il CNF esprime «la propria solidarietà e gratitudine a tutti i medici, infermieri, personale sanitario in genere, e volontari che, a vario titolo, sono impegnati nella cura e nell’assistenza di coloro che sono stati colpiti dalla malattia e nell’aiuto alla cittadinanza», «la propria vicinanza ai malati che lottano per la guarigione» e «cordoglio a chi in questo periodo è nel dolore per la perdita di una persona cara».
Allo stesso tempo, il massimo Organisco dell’Avvocatura si impegna ad assicurare «attenta vigilanza rispetto ai denunciati comportamenti di quei pochi iscritti che, indegnamente speculando sul dolore altrui in questo difficile tempo che vive il nostro Paese, disonorano l’Avvocatura tutta».
Ancora, il Cnf ha assicurato di aver accertato «la limitata e, per fortuna, marginale diffusione di tali censurabili comportamenti, sia sotto il profilo etico che deontologico», ma ha ribadito «l’attenta e forte vigilanza di tutte le istituzioni forensi nell’individuare e sanzionare tali comportamenti». Il Cnf «censura e condanna ogni comportamento che, in qualsiasi forma e modo, attenta alla dignità dell’Avvocatura che invece, anche e soprattutto in queste circostanze, ancora una volta, sta dimostrando piena consapevolezza del ruolo sociale a cui è chiamata e a cui non intende sottrarsi» ed esprime in maniera forte e incondizionata «solidarieta` e gratitudine a tutti i medici, ai professionisti sanitari e ai tanti volontari quotidianamente impegnati nella cura e nell’assistenza dei cittadini colpiti dal contagio e la propria vicinanza a tutti i dottori, operatori, volontari, che sono stati contagiati dal Covid- 19 nell’esercizio della loro opera di cura».
Infine, si legge nel provvedimento inviato agli Ordini Forensi ed ai Consigli Distrettuali di Disciplina, ha «condannato fermamente ogni comportamento in qualsiasi modo o forma espresso che miri a profittare professionalmente dell’attuale situazione emergenziale» e invitato i Consigli degli Ordini degli Avvocati a «vigilare in modo particolarmente attento sulla condotta dei propri iscritti, sotto il profilo della eventuale violazione delle regole deontologiche e a prontamente denunciare tali comportamenti dei propri iscritti, sia come singoli professionisti che come appartenenti a studi associati o società di avvocati, che tali deplorevoli iniziative hanno assunto o abbiano ad assumere» e i Consigli Distrettuali di Disciplina «a perseguire comportamenti che ledono la dignità, l’onore e il decoro dell’Avvocatura con messaggi, in qualsiasi forma espressi, contrari ai doveri di corretta informazione e/ o finalizzati all’accaparramento di clientela».
V’è però da sottolineare, sotto il profilo della politica forense, che il proliferare di simili comportamenti, deontologicamente scorretti, riguarda anche l’offerta di servizi legali a “prezzi stracciati”. Questo ingenera senza ombra di dubbio una sorta di concorrenza sleale, favorita dal libero mercato, politicamente corretto ma eticamente scorretto.
Ben farebbe il CNF a battersi per la reintroduzione dei minimi tariffari inderogabili. Ciò eviterebbe certamente il ricorso a prestazioni equiparabili ai saldi di fine stagione e restituirebbe lustro e dignità all’Avvocatura.