IL DIBATTITO SUGLI AIUTI EUROPEI

 

Dr. Gabriele Cavallaro

(consulente finanziario)

 

dr. Gabriele Cavallaro

Olanda, falchi sotto accusa

 

E il ministro fa autocritica

Hoekstra: sono stato poco empatico, ma gli Eurobond non sono la soluzione

In Olanda si spacca il fronte dei falchi, contrari agli Eurobond o comunque ad aiuti senza condizioni a Paesi come Italia e Spagna. E, dopo i banchieri centrali, iniziano a farsi sentire anche i politici, con alcuni esponenti di spicco della maggioranza che ora mettono apertamente in discussione la linea del governo di Mark Rutte, in particolare l’atteggiamento del ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, che – non a caso forse – inizia a correggere parzialmente il tiro, a dire il vero più nella forma che nella sostanza.

 

Ad aprire il dibattito, nel weekend, è stato Rob Jetten, capogruppo parlamentare dei liberali europeisti di D66: «L’Olanda – ha twittato – è diventata ricca grazie all’Unione europea. Ora che in Europa posti di lavoro e redditi sono a rischio a causa dell’emergenza virus, non possiamo lasciar soffocare i nostri amici». Jetten ha poi rincarato la dose dalle colonne del quotidiano economico Financieele Dagblad, attaccando l’atteggiamento «da contabile» del ministro delle Finanze Hoekstra, che rischia di provocare «un grave disastro diplomatico» insistendo nell’insegnare agli europei del Sud la necessità di una disciplina di bilancio.

 

Lunedì sera anche Gert-Jan Segers, capogruppo dell’Unione cristiana, si è espresso negli stessi termini: «L’Italia – ha detto intervenendo a un talk-show televisivo – è una tragedia, il Paese è in rovina. E, per quanto mi riguarda, il primo messaggio dovrebbe essere: vi aiuteremo», concentradosi a suo dire sull’obiettivo e non sui mezzi per raggiungerlo. «Ora – ha concluso – deve esserci un nuovo piano Marshall per l’Europa meridionale».

 

Non sono i primi politici olandesi a contestare la linea rigorista: lo avevano già fatto deputati ed eurodeputati di opposizione; in questo caso però si tratta dei leader di due partiti che, con i liberalconservatori del premier Rutte e i cristiano-democratici della Cda (di cui fa parte Hoekstra), compongono la coalizione quadripartita al governo, con una maggioranza risicata. Il peso delle loro parole potrebbe dunque essere maggiore, unito alle prese di posizione arrivate anche dal mondo dell’economia.

 

Già venerdì, infatti, Klaas Knot, governatore della Banca centrale olandese, aveva sottolineato l’eccezionalità di questa crisi per l’Eurozona: «Quando si vede cosa accade con il virus in Paesi come Italia e Spagna – aveva detto in un’intervista – credo che la richiesta di solidarietà sia estremamente logica. Come si attui questa solidarietà è una decisione politica: i Coronabond sono una strada. Ce ne sono altre, come il Mes». Ancora più esplicito è stato poi il predecessore di Knot, l’ex banchiere centrale Nout Wellink. In un’itervista radiofonica, l’autorevole economista si è detto convinto che i Paesi Bassi e i loro alleati, Germania in testa, non possano continuare a opporsi all’emissione di obbligazioni europee comuni, se vogliono stroncare sul nascere la prossima crisi economica: «Se il Sud cade, il ricco Nord smette di esistere».

 

Messo nell’angolo, il ministro delle Finanze si difende e fa parziale ammenda: «Ho mostrato poca empatia – ha detto ieri Hoekstra in un’intervista alla tv RTL Z – avrei dovuto fare di meglio nel mostrare la solidarietà che vogliamo, mentre è passato solo il messaggio su ciò che non vogliamo. Tuttavia – ha aggiunto – dobbiamo valutare in modo solidale cosa è ragionevole fare. E gli eurobond o coronabond semplicemente non sono prudenti, sono la soluzione a un problema che ora non esiste». La linea Maginot dell’Aja contro la condivisione dei rischi non sembra ancora in procinto di crollare.

 

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