Aldo Bianchini
SALERNO – Governo, sindacati e imprese riunite, gomito a gomito, per discutere della “sicurezza nei cantieri” finalizzata non solo alla chiusura di emergenza ma anche per la continuazione dell’attività lavorativa degli stessi; un argomento che non aveva mai messo d’accordo nessuno in passato e che, come per miracolo, il pomeriggio – la sera e la notte del 21 marzo 2020 sembrava avere stretto in un unico comune destino gli attori seduti intorno al tavolo allestito a Palazzo Chigi con a capo il presidente del consiglio dei ministri prof. Giuseppe Conte.
Sembrava che in colpo solo fosse stato raggiunto, in perfetta armonia tra maggioranza – sindacati e imprenditori, un obiettivo che nel nostro Paese viene inseguito almeno dal 1898 con la nascita dei primi provvedimenti emanati dal Re in materia di “prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Senza dubbio un colpo di mano che avrebbe rilanciato verso vette inaspettate l’immagine di un governo che attraverso l’immagine di Conte tiene a debita distanza l’opposizione in un gioco al massacro che è palesemente contro ogni regola democratica.
Sfortunatamente, per loro, così non è stato è il “misero e confuso decreto” (misero per quantità e confuso per qualità delle norme !!) tanto “socializzato” dal premier è caduto come una pera cotta ed oggi gli stessi sindacati gridano contro il governo (dopo aver plaudito a Conte qualche giorno fa) e minacciano lo sciopero generale.
Insomma un tentato blitz su una materia complicata e difficile che, se positivo, poteva garantire davvero un successo clamoroso anche sul piano elettorale.
Questo da la dimensione più plastica di come gli attuali governanti si muovono con leggerezza e superficialità in un mondo, quello della prevenzione – igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, che ancora oggi, dopo 122 anni non riesce a ratificare con semplicità l’immensa mole di leggi, norme e regolamenti che in dodici decenni è stato prodotto in una dimensione di “tutto e il contrario di tutto” che non trova una definitiva sedimentazione.
Ci aveva provato il Duce Benito Mussolini creando ad hoc l’INFAIL (ora INAIL) e l’INFPS (ora INPS) che nell’immediato dopo guerra vennero ricompresi sotto la supervisione dell’Ispettorato del Lavoro.
Ma bisognò aspettare il 1955 per avere la prima decretazione (DPR n. 547 del 27 aprile 1955 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro) che, salvo i diversi decreti amplificativi ed applicativi, è rimasta in sella almeno fino al D.Lgs. n. 626 del 19 settembre 1994 per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Un decreto, quello del 1994, che assorbiva le dodici direttive dell’Unione Europea (UE) contenenti, in pratica, tutte le norme già previste nel nostro Paese dal 1955 e che da quel momento vennero estese in tutta Europa.
Come dire che il nostro Paese, dopo 39 anni di inosservanza delle leggi già emanate, si sveglia e corre ai ripari ripristinando pari pari tutto quello che era già stato legiferato; ma questo è un leit-motiv tutto italiano, e il brutto è che noi ci siamo anche abituati.
Una speranza che, purtroppo, è andata delusa per il Governo, per le parti sociali e per le imprese; il DPCM del 22 marzo 2020 non è servito quasi a niente e non solo a non risolvere l’antico e grave problema delle sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro; ma non bisogna arrendersi e quando la calma sarà ritornata le stesse parti, che la sera e la notte del 21 marzo 2020 sembrava avessero toccato il cielo con un dito, dovranno rimettersi al lavoro per fare giustizia di un’ingiustizia sociale che dura da troppo tempo e che si riverbera sulla salute dei lavoratori.
Le morti bianche sono una tragica ,quotidiana realtà del nostro paese che occupa sempre meno spazio nei media e passa quasi inosservata.Condivido a pieno il suo interessante e documentato articolo.Rocco Cimino’