La redazione
SALERNO / TEGGIANO – Ritorna nuovamente sulle pagine di questo giornale la professoressa Franca Cancro, di Teggiano, con una lettera aperta spedita con amore e speranza alle amiche e agli amici valdianesi ma anche a tutti i lettori dovunque essi siano.
“”L’ interruzione forzata del regolare ritmo delle nostre vite ci impone pensieri e riflessioni ed io, se voi me lo consentite, vorrei condividere i miei con la vostra intelligente sensibilità. Il titolo delle divagazioni di questa sera potrebbe essere “l’ aperitivo”.
In questi tristi giorni,non privi, tuttavia,della forza che ci dà la cristiana appartenenza, sentiamo spesso e giustamente invitare i giovani a comportamenti civili e responsabili evitando aperitivi ed assembramenti.
Queste sagge raccomandazioni suscitano una domanda: “perché per i giovani l’ aperitivo è diventato una parte così rilevante della loro socialità ? Non c’è niente di male, ovviamente, nella cosa in sé ma io vorrei capire attraverso quali processi di indottrinamento sociale,grazie a quali massicce campagne mediatiche, esso sia assurto al rango di ineludibile rito collettivo di una comunità che quasi quotidianamente si autocelebra in vivaci simposi … E la risposta c’è . .. Ricordate cari amici quando, in occasione di eventi tragici quali gli attentati terroristici, il sacrosanto sdegno che invadeva tutti noi, dalla stampa veniva associato al lamento per l’impossibilità, nel mondo occidentale, di continuare a vivere come sempre ? E ricordate, pure, che tra le abitudini ritenute più distintive del nostro stile di vita si citava ossessivamente l’aperitivo?!! Orbene, in questi ultimi decenni la nostra civiltà è stata colpita al cuore più volte e non voglio citare le stragi che hanno seminato lutti nelle città europee ….. ne ricorderò una soltanto … un fatto la cui emblematica violenza è la metafora tragica della condizione in cui versano le fondamenta della nostra società: l’uccisione sull’ altare di Padre Jaques Hamel a Saint Etienne di Rouvray nel 2016 da parte di due affiliati dello stato islamico. La reazione dei media ma anche della società civile di fronte a sì grave misfatto fu tiepida, la morte di un povero sacerdote non apparve meritevole di flash mob, non di nastrini su whatsapp, ne’di hashtag nell’etere sempre sensibilissimo al destino delle formiche e di ogni microscopico organismo vivente.
Bene, sentir parlare, in toni sofferti, di quanto la civiltà europea fosse ferita nella sua libertà ridotta, badate bene, a due esigenze vitali, l’aperitivo e i concerti, faceva male al cuore .
L’indifferenza a drammi quali l’uccisione di Padre Hamel e dei milioni di Cristiani perseguitati nel mondo,pone alla coscienza di noi Cattolici un interrogativo pressante:come siamo giunti a tutto questo? Non voglio parlare di altri pesi europei ormai perduti al Cristianesimo, voglio parlare del nostro paese, culla del Cattolicesimo; vorrei capire quali sistemi perversi, quale incuria delle istituzioni, quale illanguidirsi dei freni morali, quale sfilacciamento dei vincoli familiari, quali nuovi bisogni sbandierati ostinatamente come diritti abbiano potuto determinare tutto questo.
In pochi decenni siamo passati dal velo sul capo quando si entrava in chiesa all’impudenza più sfacciata e scollacciata dell’abito nei luoghi sacri, da un’educazione familiare il cui perno era la formazione cristiana ad una famiglia che educa a coltivare le emozioni quali che siano, da una concezione dell’amore non avulso da principi e valori ad una esaltazione dell’ amore fine a se stesso, sempre e comunque autoassolutorio. Tutto ciò non ha tutelato tanti poveri giovani dalle follie perniciose che il “progresso” quotidianamente ci propone. Li ha resi più fragili e li ha privati di una solida formazione etica rendendoli vittime inconsapevoli di un sistema valoriale la cui cifra distintiva è la totale assenza di regole e limiti … ma non tutto è perduto forse … questa tragedia che l’Italia sta vivendo ci offre spazi infiniti di riflessioni, preghiere e meditazioni … forse la vita e Qualcuno lassù, vuol darci una seconda possibilità: darci il tempo per recuperare valori, curare sentimenti, ma anche vivere e ascoltare il silenzio””.