da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Procoralan è un farmaco che si usa nel trattamento sintomatico dell’angina pectoris stabile cronica. Viene usato nei pazienti con ritmo sinusale, il battito cardiaco, normale che non possono essere trattati o che non tollerano la terapia con betabloccanti, altro medicinale per curare l’angina. Il medicinale può essere somministrato soltanto con prescrizione medica.
I sintomi dell’angina sono dolore al torace, al braccio o alla mandibola e sono dovuti ad un apporto insufficiente di sangue ossigenato al cuore. Nell’angina stabile cronica tali sintomi si manifestano durante uno sforzo fisico. Procoralan è un medicinale che riduce in modo selettivo la frequenza cardiaca. Il principio attivo contenuto nel medicinale, l’ivabradina, agisce inibendo i canali lf, ovvero le cellule specializzate situate nel nodo del seno, il pacemaker naturale che controlla le contrazioni del cuore e regola la frequenza cardiaca. Quando i canali si bloccano, la frequenza cardiaca diminuisce, il cuore lavora di meno e richiede quindi una minore quantità di sangue ossigenato. Procoralan agisce quindi riducendo o prevenendo i sintomi dell’angina.
Procoralan è stato oggetto di quattro studi clinici ed è stato confrontato con placebo, il trattamento fittizio, atenololo o amlodipina, altri medicinali anti angina. Procoralan è risultato significativamente migliore del placebo nell’aumentare la resistenza allo sforzo e altrettanto efficace dell’atenololo e dell’amlodipina.
Questo farmaco presenta comunque diversi effetti indesiderati. Il più comune è costituito da fenomeni luminosi o “fosfeni”, sensazione luminosa temporanea nel campo visivo. Altri effetti collaterali sono visione sfocata, bradicardia, frequenza cardiaca molto bassa, battito irregolare, mal di testa e capogiri. Procoralan, inoltre, non va usato nei pazienti nei pazienti con frequenza cardiaca a riposo inferiore a 60 battiti al minuto, nei pazienti con pressione del sangue molto bassa, nei pazienti affetti da varie cardiopatie.
Recentemente, poi, è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un importante studio che è giunto alla conclusione che l’uso di ivabradina nel complesso non comporta benefici sugli eventi cardiovascolari, tanto che l’incidenza di decessi ed infarti del miocardio non fatali è sovrapponibile a quella indotta dal placebo e anzi nei pazienti con sintomatologia di angina più significativa gli eventi avversi erano addirittura maggiori. Ciò ha portato l’EMA, l’agenzia europea del farmaco, a formulare nuove raccomandazioni per un monitoraggio continuo in corso di trattamento con questo farmaco ed una pronta interruzione alla prima comparsa di sintomi negativi, ponendo dei dubbi sul rapporto rischi-benefici della molecola.