da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Coumadin è il nome commerciale del farmaco a base di warfarin, ossia il farmaco anticoagulante di elezione; questa classe di farmaci viene prescritta ai pazienti in cui il sangue tende a coagularsi in modo eccessivo, con il conseguente rischio di formazione di trombi. In particolare il warfarin può essere prescritto per: attacchi ischemici transitori; prevenzione in caso di fibrillazione atriale o nella cardiopatia reumatica; prevenzione dopo impianti di protesi valvolari cardiache; trattamento e profilassi della trombosi venosa e dell’embolia polmonare.
Poiché il suo effetto è quello di diminuire la capacità di coagulazione, il soggetto in terapia di fatto sanguinerà più a lungo rispetto al normale. Alla luce di questo è quindi necessario che il dosaggio sia accuratamente pianificato dal medico, in modo da raggiungere un buon compromesso tra effetto protettivo e rischio di sanguinamento; per questo è necessario sottoporre il paziente a periodici esami del sangue per la valutazione del tempo di protrombina, che viene più comunemente indicato come INR. Possiamo immaginare l’INR come il tempo che impiega il sangue a coagulare.
Purtroppo il warfarin, come gli anticoagulanti in genere, è un farmaco con un margine terapeutico ristretto. Ciò significa che va controllato perché se troppo poco o troppo può causare problemi: se è troppo poco non serve a ridurre il rischio trombotico per cui è prescritto, se è troppo nasce il pericolo di emorragie.
E sono tante le sostanze che possono interferire con l’azione del warfarin, rendendone necessario l’adeguamento delle dosi. In primo luogo, come indicato nel foglietto illustrativo, moltissimi farmaci possono aumentare la potenza d’azione del warfarin, o diminuirla. Tra i primi ricordiamo il paracetamolo e molti FANS, alcuni antiaritmici, molti antibiotici, alcuni antimicotici, antiulcera come l’omeprazolo, la simvastatina e i farmaci per la tiroide; tra quelli che diminuiscono l’azione del warfarin ci sono l’atorvastatina, la ranitidina, alcuni antiepilettici e i cortisonici. Inoltre tutti gli alimenti che contengono grandi quantità di vitamina K, che interviene nei processi di coagulazione, quali spinaci, lattuga, broccoli, cappuccio, piselli, soia e tanti altri possono contrastare l’azione del farmaco.
Ma il rischio maggiore viene dagli integratori, che essendo considerati prodotti naturali e quindi sicuri, sono spesso sottovalutati; invece molti di essi possono interferire con l’azione del warfarin. Ad esempio gli acidi grassi polinsaturi, usati spesso perché riducono i grassi nocivi nel sangue, agiscono sull’aggregazione delle piastrine, interferendo così sul processo di coagulazione e quindi sull’azione del warfarin.
Quindi, chi usa il warfarin deve avvisare il proprio medico di ogni integratore usato.