Consorzio Bonifica: da San Beniamino a … San Tommaso

Aldo Bianchini

Tommaso Pellegrino (Sindaco di Sassano e Presidente del Parco Nazionale) e Beniamino Curcio (Presidente del Consorzio, Consigliere del Parco e Direttore della Comunità Montana), sullo sfondo il fiume Tanagro (foto tratta da Italia2tv)

SALERNO / SALA CONSILINA – Il lavoro del giornalista-cronista in casi come questo dello scontro frontale tra il presidente Beniamino Curcio e il presidente Tommaso Pellegrino è molto facile; basta rifugiarsi dietro il dovere della cronaca (che consiste nel riportare le diverse dichiarazioni) ed il gioco è fatto; nel senso che non si disturba ovvero non si delude nessuno e la storia continua.

Un po’ più difficile per chi, come me, ama approfondire i temi trattati; e si sa che gli approfondimenti inevitabilmente finiscono per andare contro le personali esigenze degli attori in campo e fatalmente finiscono per mettere in discussione non i personaggi schierati l’uno contro l’altro ma il giornalista che cerca di capire da che parte sta davvero la verità.

Sto parlando dello scontro senza esclusione di colpi che è partito in maniera molto politicizzata a discapito soltanto del “Consorzio di Bonifica Integrale del Vallo di Diano e Tanagro” che è stato fin dai tempi del lungo impero, quasi personale del presidente Angelo Trotta, un terreno fertile per tutte le battaglie politiche che hanno soltanto prodotto principi, marchesi, vassalli e valvassori ma mai e poi mai la risoluzione del problema delle tracimazioni e delle inondazioni di alcune località specifiche e molto ben individuate per tutto il percorso del temibile fiume Tanagro che attraversa l’intero Vallo di Diano da sud a nord.

Il problema, naturalmente di fatto e di diritto, è legato alla manutenzione costante, periodica e scientifica dell’alveo del fiume che proprio dalla sua “prima bonifica storica” non solo diede vita all’emersione del territorio valdianese dopo secoli di inondazioni, ma contribuì sicuramente allo sviluppo agricolo della coltivazione dei terreni e poi all’allevamento dei bovini (solo per citare una specie di animali) che tantissima economia hanno portato all’intero comprensorio.

Da qui nacque il “Consorzio di Bonifica Integrale del Vallo di Diano e Tanagro” che doveva servire, come soltanto in parte è servito, alla tenuta strutturale della conquistata bonifica attraverso la manutenzione dell’alveo del fiume; non ci sono altre spiegazioni e chi tergiversa non dice la verità.

E’ accaduto, però, che per rendere meno sanguinanti le battaglie politiche, consumate attraverso i decenni, il Consorzio sia stato snaturato e spezzettato per competenze fino al punto di consentire al presidente Beniamino Curcio di affermare, molto giustamente, che il Consorzio non ha competenze specifiche sulla manutenzione del fiume, e di consentire al presidente del Parco Nazionale e sindaco di Sassano Tommaso Pellegrino di denunciare l’inerzia degli enti preposti, chiamando direttamente in causa il citato Consorzio che, badate bene, nel corso dei decenni ha comunque continuato a mantenere nella sua denominazione il nome del fiume Tanagro. E che per questo non può ancora continuare a non poter avere competenze sul letto del fiume.

Il fiume Tanagro in piena (foto tratta da Ondanews.it)

Non solo tutto questo, la cronaca di queste ore ha evidenziato due cose:

1) l’immobilità del Consorzio che è sotto gli occhi di tutti nonostante gli sforzi ciclopici messi in atto dal presidente Curcio in quest’anno di presidenza che nel suo primo comunicato stampa ufficiale riprese e ricordò proprio questa stortura all’indomani della protesta di “un suo consigliere” che lo invitava a preoccuparsi della pulizia del fiume, e spiegava che non rientrava tra le competenze dello stesso Consorzio;

2) l’insipienza della politica locale nella corretta gestione dell’Ente consortile che più di una volta (come ricordava Pellegrino) è ci si è visti costretti a richiamare l’attenzione del Prefetto per avviare provvedimenti che hanno avuto la sola funzione di tamponare e non di risolvere alla base.

 

E’ stata sufficiente una breve ma intensa pioggia per mandare in tilt uno dei tratti più pericolosi del fiume in agro di Sassano e per scatenare la riproposizione dell’antico dilemma legato alla funzionalità ed alla stessa esistenza del Consorzio che vive, come ogni altro Organo, stagioni politicamente diverse, nel senso dei partiti che lo governano

.

Le dichiarazioni, ovviamente, si sono sprecate (Pellegrino indirettamente ha accusato il Consorzio di inerzia e Curcio indirettamente ha risposto a Pellegrino ricordandogli che il suo comune è moroso nei confronti dell’Ente) ma il problema rimane irrisolto sul tappeto.

A chiarimento va ribadito che il Consorzio non ha competenza in materia di gestione dei corsi d’acqua naturali (come ribadito anche dalla Corte Suprema di Cassazione a sezioni unite lo scorso 14 gennaio 2019).

Conosco benissimo sia Beniamino Curcio che Tommaso Pellegrino; li stimo a tal punto che ho sempre scritto in maniera positiva di loro; mi aspetterei dagli stessi un confronto sereno, costruttivo ed interamente finalizzato al benessere comune attraverso la risoluzione strutturale di quei gravi problemi legati alle continua esondazioni del fiume Tanagro. Qui non si tratta semplicemente di capire chi ha ragione tra Curcio e Pellegrino, piuttosto se la loro azione e quindi lo scontro è finalizzato al bene comune oppure ad una sterile battaglia politica che non fa bene a nessuno, neppure a loro due se come sembra stanno tentando di accreditare le rispettive componenti politico-partitiche. Un intervento pacificatore del presidente della Comunità Montana (di riflesso anche interessata al Tanagro), arch. Raffele Accetta, non guasterebbe e potrebbe ricondurre la querelle nella giusta dimensione produttiva per la risoluzione del problema. Anche perché, nello specifico, Beniamino Curcio è si presidente del Consorzio ma è anche direttore della Comunità Montana e consigliere del Parco.

Il fiume Tanagro in piena

A tal fine metto pesantemente l’accento sull’aspetto dell’insipienza della politica valdianese perché meno di un anno fa è stato lo stesso Beniamino Curcio a rilanciare (per la prima volta dopo tanti anni) un tavolo di concertazione tra tutti i sindaci del Vallo per la tutela del territorio e la manutenzione del Tanagro (un problema che seppure non di stretta competenza del Consorzio è stato ritenuto da Curcio al primo posto di tutti i problemi). Un tavolo che è miseramente fallito perché i politici del Vallo di Diano (non tutti !!) se le suonano sempre di santa ragione ed anche perché quando i loro rappresentanti si siedono nel Consiglio consortile (anche quelli espressione di Regione e Provincia) pensano di più ai gettoni di presenza (ed ai rimborsi spesa con la presentazione addirittura degli scontrini del parcheggio di 50 centesimi) ed a tendere trabocchetti da fuoco amico contro gli alleati (ogni allusione al PD non è puramente casuale !!).

Questo è il livello, amici lettori, sul quale il presidente Curcio sta alacremente lavorando da un anno (tempo fa lo definii “San Beniamino”) e sul quale, voglio credere, continuerà a lavorare anche il presidente Pellegrino in modo tale da poterlo chiamare quanto prima “San Tommaso”. Con la speranza che due santi siano sufficienti ad illuminare le coscienze e i cuori dei tanti sindaci ed amministratori valdianesi più propensi a bearsi dei loro titoli che ad affrontare e risolvere i problemi di carattere generale soprattutto quando vengono richiamati alle loro specifiche responsabilità, come ha fatto il presidente Curcio un anno fa.

Del resto, e chiudo, si stanno scontrando gli unici due soggetti che molto verosimilmente hanno specifiche competenze in materia ambientale; Curcio per ragioni professionali e Pellegrino per storia ambientalista personale.

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