Aldo Bianchini
SALERNO – “Se avessi voluto avrei fatto una scissione, se avessi voluto avrei creato un altro movimento, se avessi voluto una sicura ricandidatura sarei rimasta al mio posto in silenzio …”, se – se – se, sempre, solo e soltanto “se”, come se la storia e il presente si scrivessero al condizionale in mondo politico surreale che esige soltanto dichiarazioni al presente.
Venti minuti pieni su Rai/2 lasciati alla disponibilità dell’on. Maria Rosaria Carfagna, detta Mara, per spiegare, per far capire alla gente ed all’elettore comune la sua strana e forse incomprensibile scelta di defilarsi improvvisamente ed inaspettatamente dalla linea ufficiale di un partito, Forza Italia, ormai in caduta libera inarrestabile. La sua “Voce libera” almeno questa volta non ha funzionato.
Avranno sicuramente assistito alla trasmissione televisiva (Rai/2 – “Che tempo che fa” di Fabio Fazio) le due ultime valchirie del cadente Cavaliere, Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini, ed avranno certamente gongolato di fronte al nulla che veniva dichiarato, sulle frequenze di una delle trasmissioni televisive più seguite del Paese, dalla loro avversaria storica, capace di parlare faccia e faccia con l’allora imperante Berlusconi. Insieme, anche se a distanza. Avranno tirato un sospiro di sollievo quando alla specifica domanda di Fazio la Carfagna ha risposto come loro si aspettavano che rispondesse dichiarando, timorosamente, il nulla; anche nei suoi rapporti con il grande capo la Carfagna è stata vaga, non assolutamente decisa, descrivendoli come ancora esistenti in forma comunicazionale quotidiana, almeno via cavo o etere.
Niente di più surreale; Mara Carfagna pur non avendo abbandonato Forza Italia è ormai fuori dal movimento-partito che ha governato il Paese per dieci anni in un ventennio abbastanza tempestoso, nel corso del quale la stessa Mara è stata ministro per circa quattro anni, portavoce della Camera e vice presidente della stessa Camera dei Deputati.
Un potere totalizzante ma anch’esso basato sul nulla; l’ho scritto tante volte e lo ripeto oggi, purtroppo Maria Rosaria Carfagna non è “mai entrata” nelle vene di un territorio (la provincia di Salerno) che comunque ha gestito a suo piacimento nominando e scacciando chi le si parava contro anche soltanto al fine di dare un contributo migliorativo e di crescita per Forza Italia; di esempi da ricordare ce ne sarebbero tanti in giro per la provincia. Ne cito uno su tutti, forse il più clamoroso: Valentino Di Brizzi, giovane e capace imprenditore valdianese, forzista della prima ora, prima strumentalizzato e poi messo alla gogna da un “cerchio magico” che a suo modo ha stretto la possibilità a chiunque di entrare nelle grazie di quella che è sicuramente stata la principale protagonista al femminile della politica berlusconiana, almeno dal 2001 fino a pochi mesi fa.
Ora tutto è cambiato, la strada è assolutamente in salita, le candidature in Forza Italia non le deciderà più Lei ed il suo “cerchio magico” (Enzo Fasano, Luigi Casciello, Marzia ferraioli, ecc.) dovrà forzatamente ricercare una nuova collocazione per non rimanere a piedi e per non soggiacere all’ascesa di quelli che si appalesano, già da oggi, come i nuovi plenipotenziari di un partito che la Carfagna non è stata capace di far crescere in una provincia sostanzialmente di destra.
Per non parlare della città capoluogo, Salerno, dove dalle elezioni amministrative dal ’97 ad oggi Forza Italia (anche per colpa della Carfagna) non ha mai presentato uno straccio di candidato in grado non dico di vincere ma almeno di lottare alla pari con lo strapotere politico deluchiano.
Ed è proprio sul potere deluchiano che è cascata pesantemente la politica della Carfagna, troppo spessa vicina alla politica del governatore e troppo spesso addirittura supina (peggio dei Pentastellati) rispetto all’azione di De Luca che esigeva un ordine sparso nel centro destra salernitano.
E ancora, è stata proprio Lei insieme al suo alleato-avversario Edmondo Cirielli ad aver fatto sbaraccare quel sistema di centro-destra che sembrava vincente dopo aver conquistato facilmente la gestione dell’Ente Provincia; un sistema, forse l’unico, in grado di competere, combattere e probabilmente sconfiggere l’attuale governatore della Campania.
Come finirà ? Ne sapremo di più dopo le regionali del 26 gennaio in Emilia-Romagna; dal giorno dopo tutti i partiti dovranno forzatamente rapportarsi al risultato elettorale ed attrezzarsi per l’immediato futuro. Un dato, comunque, è già certo; la Carfagna e il suo cerchio magico dovranno fare salti mortali per salvarsi.