Aldo Bianchini
PAGANI – Nell’aula del consiglio di Palazzo San Carlo (municipio di Pagani) ancora riecheggiano le mitiche parole “Sogno una Pagani libera e civile” pronunciate dall’avv. Marcello Torre ucciso dalla camorra, per ordine di Raffaele Cutolo, mentre era nel pieno della sua carica di sindaco in quella mattina tragica dell’ 11 dicembre del 1980.
Quella Pagani sognata da Torre è ancora lì, ferma al palo, e non ha ancora conosciuto la libertà e la civiltà.
Anzi sembra proprio che a poco più di otto anni di distanza una nuova “linea d’ombra” stia per calare, e questa volta in maniera definitiva e più devastante, sulle sorti di una città che non è più libera di scegliere il proprio sindaco e la propria giunta e sulle sorti di amministratori che dal 2011 a questa parte hanno perso completamente il filo conduttore delle proprie azioni abbandonandosi letteralmente nelle spire e nei complotti di tanti personaggi che negli ultimi anni hanno determinato la caduta brutale di Alberico Gambino; quegli stessi personaggi che probabilmente ne hanno determinato la sua recente cacciata dopo aver raccolto un consenso quasi plebiscitario nelle elezioni amministrative della primavera del 2019.
All’indomani di quella clamorosa vittoria sembrava che su Pagani dovesse ritornare quel sentimento di pulizia prodromo per la realizzazione del sogno di Marcello Torre. Invece le beghe interne, i nuovi complotti, le fasulle strategie gestionali hanno portato ad uno scontro a mio avviso insanabile che ripete gli stessi incredibili errori del 2011 e che ripropone, in chiave ancora più inquietante, nuovi inaspettati accordi tra quelli che fino a qualche mese fa se le sono suonate di santa ragione.
Su tutto questo scenario si erge in maniera cristallina la figura di una professionista d’eccellenza, Ivana Perongini, richiamata d’urgenza nella carica di “segretario generale” per sanare antiche fratture e ridare alla città una parvenza di legalità finalizzata alla realizzazione del sogno di quarant’anni prima e che, invece, è stata subito accusata nuovamente di “subornazione”, dalla stessa persona (Anna Rosa Sessa) con cui aveva combattuto e vinto una delle battaglie giudiziarie più dure di questi ultimi decenni, in forza di presunte “vergognose attività di terrorismo psicologico esercitate sui consiglieri comunali e sugli uffici in ordine alla disposta variazione di bilancio di cui alla delibera di G.C. n. 167/2019, nonché di aver condizionato negativamente le attività istituzionali del sindaco e della giunta e quelle gestionali degli uffici”.
La cosa gravissima è che l’accusa di subornazione, che l’altra volta venne direttamente dal Pubblico Ministero su precise indicazioni di alcuni funzionari comunali, questa volta viene invece direttamente dalla maggioranza che ha richiamato la Perongini al governo di legalità del Comune di Pagani.
La “linea d’ombra” questa volta è chiara, marcata e forse inarrestabile; tempi duri, molto duri, si annunciano per la comunità paganese che dovrà assistere ad un nuovo incredibile scontro istituzionale nelle cui ramificazioni la magistratura si infila con un’abilità senza uguali.
Il destino è crudele e velocemente sgrana le sue irreversibili macchinazioni complottistiche; a farne le spese è sempre il funzionario integerrimo che cerca in ogni modo di tutelare e garantire la legalità; a farne le spese, a Pagani, è di nuovo Ivana Perongini, avvocato, molto preparata in procedure amministrative. E se la volta scorsa con la sua azione limpida e trasparente contribuì notevolmente a smantellare le tante inverosimili accuse (tra queste la subornazione a suo carico), questa volta credo che a sua azione servirà molto poco per salvare una città che dal dopo elezioni 2019 è letteralmente allo sbando.
Lo scontro in atto è durissimo, tanto da trascinare di nuovo nella polvere l’intera amministrazione comunale; la segretaria generale Ivana Perongini ha risposto per le rime alle irripetibili accuse che le ha contestato il sindaco f.f. Anna Rosa Sessa; accuse, sulle quali per il momento stendiamo un velo pietoso, che la stessa sindaco f.f. dovrà domani mattina (13 gennaio 2020) chiarire dinanzi al Prefetto e che noi cercheremo di raccontarvi in questa che si avvia ad essere una nuova, lunga e forse finale battaglia amministrativo-giudiziaria.
Soltanto dopo sapremo se la cosiddetta “Era Gambino” potrà essere considerata definitivamente chiusa.