Aldo Bianchini
SALERNO – E’ stata sufficiente una lettera aperta diffusa su F.B. per mettere letteralmente alla gogna il noto docente universitario salernitano sulla questione molto spinosa ed assai difficile della famigerata “prescrizione”.
L’autore della lettera aperta è tale avvocato Michele Vaira (che qualcuno indica come di origini pugliesi) che avendo seguito la diretta serale di “TG/2 POST” in onda su Rai/2 l’intervento del prof. avv. Salvatore (Rino) Sica, noto e stimato docente universitario nonché componente del Consiglio Nazionale dell’ordine Forense.
Ecco il testo integrale della lettera apparsa, ripeto su FB e, quindi, di pubblico dominio:
- Illustre Consigliere, non la chiamo Collega per non offendere le sue dignità accademiche e le mie dignità professionali. Ho avuto occasione di ascoltare un suo intervento di ieri sera al TG2 Post. Ciò che Ella ha affermato (« la riforma della Giustizia impone anche questo: che ci sia riduzione delle tecniche dilatorie degli avvocati ») mi ha suscitato un mix di incredulità e sgomento, tale da impormi questa mia certamente sgradevole iniziativa.
L’argomento trattato dal TG2 era la riforma della prescrizione, ed Ella, unico rappresentante dell’Avvocatura, circondato da manettari di provata esperienza, invece di sostenere la primazia della cultura giuridica sulla propaganda politica, si è lasciato andare ad un commento degno dei peggiori “avversari” dell’Avvocatura. In un primo momento ho pensato che, probabilmente, Ella avesse rassegnato le dimissioni da Consigliere del CNF, per l’evidente contrapposizione con la meritoria battaglia che da anni la nostra rappresentanza istituzionale sta conducendo per inserire l’Avvocato in Costituzione. Dopo aver verificato che, invece, è regolarmente al suo posto nel Consiglio, devo dedurre che tale battaglia si stia svolgendo a sua insaputa. Oppure, mi perdoni la malizia, ho ipotizzato che, dopo aver assunto ogni tipo di carica rappresentativa nell’Avvocatura, volesse ingraziarsi i favori dei magistrati, per le future elezioni dell’ANM, o addirittura preparasse la strada per la discesa in politica, nel partito che ha già accolto numerosi esponenti (evidentemente pentiti) dell’Avvocatura. Vorrei terminare qui, e chiederle semplicemente un atto di coerenza, ma altre riflessioni si impongono. Nel suo breve, ma intenso, intervento, ha fatto riferimento alla deontologia forense. Tra le norme a mio modesto parere più importanti vi è il dovere di competenza, da Ella palesemente violato per aver discusso di un argomento del quale conosce poco o nulla. Il fatto che sia in ottima compagnia (illustri accademici come il Presidente del Consiglio è convinto che nel processo penale possano esserci tre difensori; del Ministro Bonafede taccio per decenza) non sminuisce, ma amplifica, la sua colpa.
Avrebbe potuto chiedere a uno qualunque degli studenti di giurisprudenza che abbiano sostenuto l’esame di diritto processuale penale informazioni sull’argomento.
Avrebbe scoperto che ogni istanza o richiesta della difesa che implichi un differimento del processo comporta la sospensione della prescrizione. Approfondendo l’argomento, senza scomodare principi del Foro, che pure sarebbero stati lieti di istruirla prima della sua comparsata in TV, ma leggendo un buon testo (le consiglio “Diritto e Ragione” di Luigi Ferrajoli), avrebbe addirittura scoperto che i termini riconosciuti per la difesa sono posti a garanzia dei diritti dell’imputato; che l’avvocato che non percorra tutte le strade lecite per raggiungere un risultato positivo per il proprio cliente si rende colpevole del reato di patrocinio infedele. Parlando con un avvocato di normale esperienza, avrebbe scoperto che i rinvii per concomitante impegno del difensore (che comunque sospendono la prescrizione) sono sottoposti a condizioni estremamente rigide, che costringono i professionisti privi del dono dell’ubiquità (ovvero noi comuni mortali, forse gli accademici riescono a essere presenti contemporaneamente in udienza e a lezione) a rischiare la vita sulle strade.
Se proprio avesse voluto fare bella figura, avrebbe potuto leggere le statistiche ufficiali sulla prescrizione (che matura in massima parte prima dell’intervento degli avvocati) e sui motivi dei rinvii dei processi (che dipendono dalla scarsità di mezzi e personale e dalla disorganizzazione). Non ha fatto nulla di tutto questo. Non ha avuto la capacità e/o il coraggio di contrapporsi con determinazione e argomenti a chi in quel momento attaccava la categoria. Ha parlato di “tecniche dilatorie” degli avvocati. Anzi, ha avallato la narrazione che molti giornalisti o politici ignoranti o in malafede hanno diffuso sull’Avvocatura, dipinta come corresponsabile dello sfascio della Giustizia Ha esposto l’organo del quale fa parte (CNF) e l’Avvocatura tutta a una pessima figura, per la quale non c’è altro rimedio che quello di rassegnare immediatamente le Sue dimissioni. Invio la presente al Presidente Mascherin auspicando che, in difetto di una sua spontanea determinazione in tal senso, voglia sollecitarLa a un gesto di dignità, per l’imperdonabile errore commesso, e di rispetto per una categoria che merita ben altra rappresentanza e, soprattutto, considerazione da parte dei cittadini. Distinti saluti. Foggia, 4 gennaio 2020 Avv. Michele Vaira
Se la firma in calce al commento postato sul nefando Face Book corrisponde al vero personaggio che si nasconde dietro di essa (sembra però che la firma corrisponda realmente all’identità dell’avv. Michele Vaira) il dovere deontologico ci consiglia (non ci impone !!) di pubblicare l’intera lettera-commento per meglio capire la problematica avanzata dal Vaira e per meglio predisporsi ad alcune considerazioni di carattere generale e particolare che il post comunque merita non per il post in se ma per il problema che pone in discussione. E il problema è di quelli molto seri, un problema che impone di allontanarci dalle schermaglie dal sapore tutto personale tra due giuristi e di approfondire, invece, le problematiche che il problema pone già da se a tutti noli.
Prima di schierarsi in chiave critica o di assenso nei confronti del prof. Sica è giusto attendere una sua risposta alle polemiche che divampano sui quotidiani e sulle televisioni locali e nazionali, perché il problema come dicevo è enorme e non può essere dibattuto ascoltando soltanto qualche tesi.
Lo stesso dibattito ha, è bene ricordare, infiammato anche l’avvocatura di questa circoscrizione digudiziaria con il botta e risposta tra un giudice in pensione e un avvocato in attività:
Michelangelo Russo, ex magistrato ha detto che “con il dibattito politico di questi giorni, la questione dell’efficienza giudiziaria viene sbandierata solo con riferimento al nuovo processo civile. Ma per quello penale nessuno ha il coraggio di affrontare seri cambiamenti”.
Giovanni Falci, avvocato penalista ha affermato, invece, che “Immaginate la pacchia di poter avere in ostaggio, sotto processo, il proprio avversario politico per anni. Il caso del processo De Luca è sotto gli occhi di tutti. Il governatore, innocente, ma imputato, è stato definito dalla Bindi impresentabile; la colpa ? Era sotto processo da 10 anni, però innocente (piccolo effetto collaterale)”.
Il grande giurista prof. Giuseppe Gianzi di Roma affermava che “il processo penale è come un incidente stradale, finché non ti capita non riesci a comprendere quanto sia grave e doloroso; la fantasia non raggiunge mai la realtà”.
Ecco la prima osservazione che farei alla lettera dell’avv. Vaira è di non aver distinto le due tipologie di processi; ma questo lo vedremo in seguito.