Da “Il Sole 24 Ore”
(di Luca Davi)
Il salvataggio dell’istituto pugliese è finito sotto la lente del governo che si è spaccato sul tipo di intervento da mettere in campo. In attesa di
capire le scelte dell’esecutivo, è utile sapere cosa rischiano azionisti e correntisti della banca e in quali casi Bankitalia è chiamata ad intervenire
La Banca d’Italia ha commissariato la Banca Popolare di Bari, disponendo lo
scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo e la
sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi
degli articoli 70 e 98 del Testo Unico Bancario, in ragione delle perdite patrimoniali.
Il salvataggio dell’istituto pugliese è finito sotto la lente anche del governo, che
venerdì 13 dicembre si è spaccato sul tipo di intervento da mettere in campo. In
attesa di capire le scelte dell’esecutivo, è utile sapere cosa rischiano azionisti e
correntisti della banca e in quali casi Bankitalia è chiamata ad intervenire.
In quali casi la Banca d’Italia può mettere una banca in amministrazione
straordinaria?
La Banca d’Italia può disporre lo scioglimento degli organi con funzioni di
amministrazione e di controllo delle banche quando ricorrono violazioni o
irregolarità nell’amministrazione oppure in caso di deterioramento della situazione
della banca, quando sono previste gravi perdite del patrimonio (come nel caso di
Pop. Bari) oppure quando lo scioglimento è richiesto dagli organi amministrativi.
Perché Banca Popolare di Bari è finita in amministrazione straordinaria? E che
cosa significa?
L’istituto pugliese è da tempo in difficoltà a causa delle perdite accumulate sui
crediti erogati alla clientela. Secondo le stesse indicazioni dei vertici della banca, il
gruppo ha crediti deteriorati pari al 25% del totale crediti. Il continuo
deterioramento delle condizioni patrimoniali è apparso chiaro nella semestrale
dello scorso giugno: in quella data, la banca presentava coefficienti di vigilanza
(Tier 1 ratio e Total capital ratio) inferiori alle soglie minime previste dalla Vigilanza
nel 2019 dall’Organo di Vigilanza (Tier 1 capital ratio 9,453%, Total capital ratio
11,771%).
Nel mirino della Consob ci sarebbero inoltre diverse irregolarità amministrative. Va
inoltre aggiunto che altre evidenze potrebbero emergere a valle dell’ispezione di
Banca d’Italia che è tuttora in corso.
Che cosa succede ora ai correntisti?
La banca continua la sua operatività consueta, quindi nessuna conseguenza pratica
è in vista per i correntisti e i clienti della banca. Il commissariamento da parte della
Vigilanza è di fatto una misura temporanea per assumere il controllo della banca, in
vista di una rapida messa in sicurezza dell’istituto tramite una ricapitalizzazione da
parte di altri soggetti.
La misura decisa da via Nazionale ha comunque un primo effetto che è quello di
procrastinare la pubblicazione del bilancio 2018, di mettere al timone figure di
fiducia in attesa di una ricapitalizzazione da almeno un miliardo che dovrà avvenire
nei prossimi mesi. Solo a quel punto i correntisti potranno tirare davvero un sospiro
di sollievo. Va detto, d’altra parte, che senza un intervento pubblico e/o privato la
banca rischia la liquidazione, con la conseguenza di coinvolgere anche i correntisti
oltre i 100mila euro.
Che cosa succederà agli azionisti o obbligazionisti?
Gli azionisti e gli obbligazionisti sono l’anello debole della vicenda barese. Le azioni
della popolare pugliese sono state congelate sul mercato Hi-Mtf e non sono
scambiabili. È ipotizzabile che in prospettiva ci siano provvedimenti che attenuino
le perdite dei soci, sullo scia di quanto avvenuto per i soci delle banche Venete. La
maxi-ricapitalizzazione che dovra avvenire, unita alle perdite in arrivo, è destinata
ad azzerare i circa 70mila piccoli soci della banca barese, in gran parte clienti dello
stesso istituto. Si tratta di circa 60mila soci privati, l’85% dei quali è diventato socio
dal 2000 a oggi. Soci concentrati per la metà in Puglia, e che solo nel 2016 vedevano
le loro azioni valutate anche 9,5 euro.
Dalla quotazione sul borsino Hi-Mtf, datata giugno 2017, è iniziato il tracollo: da 7,5
euro inziali, il prezzo delle azioni è progressivamente sceso a 2,38 dell’ultima
quotazione del 4 dicembre. Se si considerano le circa 163mila azioni in circolazione,
la valorizzazione della banca pugliese bruciata dal 2016, e con essa i risparmi dei
soci, è stata pari a circa 1,5 miliardi. Un falò a cui rischia di aggiungersi anche il
bond subordinato con scadenza 2021 emesso dalla banca nel giugno 2018: valore
213 milioni.
(Bussola aggiornata il 15 dicembre alle ore 8.35)