DISSESTO IDROGEOLOGICO/2. IN CAMPANIA 374 MILA EDIFICI IN ZONE A RISCHIO IDROGEOLOGICO. FEDERCEPI: SUBITO UN PROGETTO DI “ROTTAMAZIONE” DEGLI STABILI CHE SORGONO IN AREE PERICOLOSE Il presidente Antonio Lombardi: “La sicurezza innanzitutto: le risorse ci sono, inefficienza e trascuratezza costerebbero sei volte di più”

La redazione

ing. Antonio Lombardi

SALERNO – Quasi 374 mila edifici in Campania (per la precisione 373.813) sorgono in zone a rischio idrogeologico per frana o allagamenti. È il dato, allarmante, che emerge dagli ultimi rilaventi dell’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il pericolo investe oltre un milione e 300 mila cittadini (1.309.103) dei quali oltre 440mila in zone classificate addirittura a rischio “molto elevato” o “elevato”.

«Sono dati allarmanti – dichiara il presidente nazionale di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi e che non possono essere riproposti solo in occasione di drammi e sciagure. In Campania occorre una piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio, che comprenda non solo il consolidamento e il riassetto idrogeologico, ma anche la liberazione degli edifici che insistono in aree a rischio. Ci vuole coraggio: promuoviamo un programma straordinario di rottamazione che consenta a chi vive nelle zone ad elevato rischio di “rottamare” gli edifici per realizzarne di nuovi in zone sicure. È possibile se si rende lo strumento realmente appetibile; è possibile se si intercettano le enormi risorse finanziarie già disponibili, ma che oggi, troppo spesso, non vengono sfruttate in assenza di progettazione esecutiva. È stato dimostrato che, per ogni euro investito nella prevenzione delle alluvioni, se ne risparmiano circa sei, necessari per la riparazione dei danni conseguenti alla mancata prevenzione. Occorre quindi trovare il coraggio per uscire da questo assurdo circolo vizioso per cui non investe sulla prevenzione, non si interviene per la messa in sicurezza del territorio, ma si pagano poi somme sei volte superiori per rimediare ai danni dei disastri naturali. Col cambiamento climatico i rischi aumentano. Occorre agire e subito».

 

IL RISCHIO FRANA

La Campania è la quinta regione in Italia per popolazione che vive in aree a rischio: 1.169.932, pari al 20,3% del totale dei residenti. Una percentuale elevatissima, se si considera che il dato nazionale non arriva al 10% (9,6%).

L’analisi ISPRA su scala provinciale del rischio è limitata soltanto ai due livelli più elevati: P4 (molto elevato) e P3 (elevato): se ne ricava che le aree con maggior numero di residenti esposti si trovano ad Avellino (10,8%) e Benevento (9,8%). Tutte le province della Campania registrano però una percentuale di residenti a rischio – o meglio a rischio particolarmente elevato – al di sopra della media nazionale.

 

POPOLAZIONE IN PERICOLO RESIDENTE IN AREE A RISCHIO FRANA (1) – base regionale
Posiz. in classifica nazionale Regione Popolazione totale Popolazione in aree a rischio frana (1) %

sulla popolazione  totale

1 Liguria 1.570.694 862.977 54,9%
2 Valle d’Aosta 126.806 61.102 48,2%
3 Toscana 3.672.202 1.195.813 32,6%
4 Sardegna 1.639.362 346.317 21,1%
5 Campania 5.766.810 1.169.932 20,3%
ITALIA 59.433.744 5.689.463 9,6%
Fonte: ISPRA

(1)   Aree a rischio molto elevato (P4), elevato (P3), medio (P2) e moderato (P1)

 

POPOLAZIONE IN PERICOLO RESIDENTE IN AREE A RISCHIO FRANA (1) – base PROVINCIALE – campania
Posiz. in classifica nazionale Regione Popolazione totale Popolazione in aree a rischio frana (1) %

sulla popolazione  totale

1 Avellino 429.157 46.376 10,8%
2 Benevento 284.900 27.807 9,8%
3 Salerno 1.092.876 94.802 8,7%
4 Caserta 904.921 33.007 3,6%
5 Napoli 3.054.956 100.791 3.3%
5 Campania 5.766.810 302.783 5,3%
ITALIA 59.433.744 1.281.970 2,2%
Fonte: ISPRA

(1)   Aree a rischio molto elevato (P4), elevato (P3)

 

Sono più di 337 mila gli edifici (337.093) che in Campania sorgono su aree a rischio frana: il 32% del totale, un dato – anche in questo caso – sensibilmente superiore alla media nazionale (13%). Tra le 5 province, la situazione decisamente più preoccupante si registra nell’Avellinese (sove sono 19.373 edifici gli edifici in zone a rischio elevato o molto elevato, il 13,1% del totale) e nel Salernitano (32.199, il 12,8% del totale).

 

edifici IN PERICOLO IN AREE A RISCHIO FRANA (1) – base regionale
Posiz. in classifica nazionale Regione Edifici totali Edifici a rischio frana (1) %

sul totale

1 Valle d’Aosta 58.978 41.401 70,2%
2 Liguria 314.256 183.978 58,5%
3 Toscana 890.257 349.105 39,2%
4 Campania 1.053.193 337.093 32,0%
5 Sardegna 604.234 156.541 25,9%
ITALIA 14.515.795 1.884.022 13,0%
Fonte: ISPRA

(1)   Aree a rischio molto elevato (P4), elevato (P3), medio (P2) e moderato (P1)

 

edifici IN PERICOLO IN AREE A RISCHIO FRANA (1) – base PROVINCIALE
Posiz. in classifica regionale Provincia Edifici totali Edifici a rischio frana (1) %

sul totale

1 Avellino 148.393 19.373 13,1%
2 Salerno 251.335 32.199 12,8%
3 Benevento 98.909 11.096 11,2%
4 Caserta 210.553 12.089 5,7%
5 Napoli 344.003 16.032 4,7%
Campania 1.053.193 90.789 8,6%
ITALIA 14.515.795 550.723 3,8%
Fonte: ISPRA

(1)   Aree a rischio molto elevato (P4), elevato (P3)


IL RISCHIO ALLUVIONI

Non meno preoccupanti sono i dati relativi alla c.d. “pericolosità idraulica” vale a dire connessi ad alluvioni ed esondazioni di varia natura. In Campania il 2,4% della popolazione residente (quasi 140 mila persone) è esposta a questa tipologia di rischio. Un dato leggermente inferiore rispetto alla media nazionale: su scala provinciale, le situazioni più problematiche si riscontrano in provincia di Caserta e di Avellino.

 

POPOLAZIONE A RISCHIO IN AREE A PERICOLOSITà idraulica

rischio p3 elevato – SU BASE REGIONALE

 
Posiz. in classifica nazionale Regione Popolazione totale Popolazione in aree a rischio P3 %

sulla popolazione totale

 
1 Liguria 1.570.694 177.612 11,3%  
2 Emilia-Romagna 4.342.135 444.008 10,2%  
3 Toscana 3.672.202 256.189 7,0%  
4 Veneto 4.857.210 333.052 6.9%  
5 Sardegna 1.639.362 72.100 4,4%  
10 Campania 5.766.810 139.171 2,4%  
ITALIA 59.433.744 2.062.475 3,5%  
Fonte: ISPRA

 

POPOLAZIONE A RISCHIO IN AREE A PERICOLOSITà idraulica

rischio p3 elevato – SU BASE PROVINCIALE

 
Posiz. in classifica regionale Provincia Popolazione totale Popolazione in aree a rischio P3 %

sulla popolazione totale

 
1 Caserta 904.921 36.650 4,1%  
2 Avellino 429.157 11.519 2,7%  
3 Napoli 3.054.956 68.718 2,2%  
4 Salerno 1.092.876 19.668 1,8%  
5 Benevento 284.900 2.616 0,9%  
Campania 5.766.810 139.171 2,4%  
ITALIA 59.433.744 2.062.475 3,5%  
Fonte: ISPRA

 

Il patrimonio immobiliare “a rischio” comprende oltre 36 mila edifici, il 3,5% del totale, un dato più o meno in linea con quello nazionale, anche in questo caso con una situazione particolarmente allarmante in provincia di Caserta, dove il pericolo investe  oltre 18mila edifici, l’8,6% del totale.

 

EDIFICI A RISCHIO IN AREE A PERICOLOSITà idraulica

rischio p3 elevato – SU BASE REGIONALE

 
Posiz. in classifica nazionale Regione Edifici totali Edifici in aree a rischio P3 %

sul totale

 
1 Emilia-Romagna 980.291 102.526 10,5%  
2 Liguria 314.256 25.069 8,0%  
3 Toscana 890.257 62.242 7,0%  
4 Veneto 1.227.490 72.299 5.9%  
5 Valle d’Aosta 58.978 2.787 4,7%  
7 Campania 1.053.193 36.720 3,5%  
ITALIA 14.515.795 487.895 3,4%  
Fonte: ISPRA

 

EDIFICI A RISCHIO IN AREE A PERICOLOSITà idraulica

rischio p3 elevato – SU BASE PROVINCIALE

 
Posiz. in classifica regionale Provincia Edifici totali Edifici in aree a rischio P3 %

sul totale

 
1 Caserta 210.553 18.004 8,6%  
2 Napoli 344.003 10.748 3,1%  
3 Avellino 148.393 3.211 2,2%  
4 Salerno 251.335 3.830 1,5%  
5 Benevento 98.909 927 0,9%  
Campania 1.053.193 36.720 3,5%  
ITALIA 14.515.795 487.895 3,4%  
Fonte: ISPRA

 

LA PROPOSTA

La situazione purtroppo peggiora di anno in anno, ed esondazioni, frane e smottamenti sono purtroppo sempre più all’ordine del giorno. «Non sempre è colpa dei cambiamenti climatici – commenta il presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombarditrascuratezza e inefficienza della classe politica hanno una pesante incidenza, così come l’aggressione selvaggia del territorio e l’abusivismo. Oggi occorrono terapie d’urto per mettere in sicurezza il territorio, laddove possibile, ma è urgente anche liberare le aree più esposte, per evitare danni ingenti e, soprattutto, perdite di vite umane. Occorre immaginare e realizzare un Piano per la “rottamazione” degli edifici che insistono sulle aree a pericolosità più elevata; un programma che, attraverso un efficiente utilizzo di risorse europee ma anche un raccordo con strumenti finanziari e fiscali già esistenti, renda davvero appetibile la delocalizzazione. Occorre coinvolgere anche il sistema bancario, con programmi di finanziamento specifici e competitivi, e forme di premialità fiscale che arrivino fino alla esenzione totale dei tributi per cinque o dieci anni, per quanti decideranno di abbandonare le zone rosse. Occorre liberare le zone pericole e mettere città e paesi in sicurezza: non può e non deve essere un problema di costi e finanziamenti. Rimediare ai danni legati al dissesto idrogeologico costa al nostro Paese, in media, quasi un miliardo l’anno: rimanere inefficienti, quindi, ha un costo sensibilmente superiore: senza considerare il “costo” sociale in termini di vite umane, dell’inefficienza, dei ritardi e della mancata messa in sicurezza».

 

Salerno, 14 dicembre 2019

L’Ufficio Stampa

 

 

 

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