GASPARE RUSSO: come fu venduto il “fondo Arbostella” !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nuovo appuntamento con l’avv. Gaspare Russo (già presidente della Regione Campania, sindaco di Salerno e presidente della CCIAA) sui vari temi di attualità ma anche sui suoi personali ricordi collegabili, comunque, allo stato dell’arte della politica e della società di oggi in genere.

Oggi parliamo della vicenda legata alla vendita del cosiddetto “fondo Arbostella” da parte della Curia di Salerno, un’operazione che all’epoca suscitò molto scalpore.

Presidente cosa era il “fondo Arbostella” ?

  • Il fondo Arbostella, una grande estensione di terreno coltivabile e/o edificabile, sito a Torre Angellara dove ha inizio il nuovo lungomare. Era di proprietà della Mensa della Curia Arcivescovile. La storia che ci accingiamo a raccontare è una pagina importante sotto molti aspetti. La Mensa era di proprietà della Curia Arcivescovile, e aveva programmato di cederla in permuta alla Società Risanamento, di proprietà dello Stato.

Un triangolo perfetto: il sindaco (io sottoscritto), la Mensa Arcivescovile e la Società Risanamento.

Durante l’estate del 72-73 io avevo l’abitudine di domenica mattina, prima di recarmi in costiera per una pausa balneare, di recarmi al Comune, chiuso al pubblico, insieme all’ingegnere capo municipale Aniello Amendola, per esaminare e dare corso ad una serie di pratiche urgenti e di un certo rilievo per le quali non avevo avuto il tempo di occuparmene durante le convulse giornate ordinarie; normalmente iniziavano di prima mattina e terminavano in tarda serata, con una sola breve pausa per consumare un leggero pasto.

Una di queste domeniche, mentre ero al lavoro in tenuta balneare, con il municipio chiuso l’ingegnere Amendola mi comunicò che si era presentato l’ingegnere Andrea Tocchetti (un mamma santissima dell’epoca !!) che desiderava parlarmi.

E’ appena il caso di sottolineare che l’ingegnere Amendola si era laureato a Napoli con  Tocchetti, nei confronti del quale manifestava una grande reverenza. In pratica Tocchetti si era rivolto ad Amendola per farsi ricevere da me.

Al momento io non interloquii. E continuai a sbrigare le pratiche. Trascorsero alcune ore con grande disappunto di Amendola, che mi ricordava continuamente che nel corridoio c’era in attesa l’ingegnere Tocchetti.

Nel corso di queste sollecitazioni comunicai ad Amendola che per fare a lui cosa gradita avrei ricevuto Tocchetti alla fine del lavoro; Tocchetti non era abituato ad attendere, semmai a farle fare agli altri lunghe attese, essendo abituato a trovare tutte le porte aperte.

Dopo alcune ore di attesa in corridoio ricevetti Tocchetti, personaggio che io conoscevo molto bene, come racconterò di qui a poco. Amendola non era a conoscenza dei miei rapporti pregressi con Tocchetti. Soffriva in silenzio. Quando ricevetti Tocchetti, il quale era vestito con il solito abito di ordinanza, questi ormai senza controllo azzardò una battuta nei miei confronti relativa alla mia tenuta balneare. Io gli replicai: “c’è chi può e chi on può, comunque veniamo al dunque, cosa mi vuole dire !!”. Mi riferì che in nome e per conto della Società Risanamento aveva stipulato un compromesso per la vendita dei suoli del “fondo Arbostella” che prevedeva la realizzazione di alcune centinaia di case, la cui quantità era legata alle cubature che il Comune gli avrebbe consentito.

E poiché le case da realizzare erano al di sotto dei tre metri cubi a metro quadro, riteneva di poter realizzare senza una lottizzazione e senza oneri di urbanizzazione.

La mia risposta fu lapidaria: “Non solo è necessario una lottizzazione, che dovrò sottoporre al Consiglio Comunale per farla approvare, non solo dovrete versare tutti gli oneri di urbanizzazione, ma soprattutto dovrete realizzare una serie di opere, tra le quali la principale ed essenziale è lo scavalcamento della strada stradale e della strada ferrata, ritenendo io indispensabile il collegamento tra il lungomare (allora in corso di realizzazione) e la strada statale a monte”.

Tanto per farmi capire e per farvi capire chiesi ed ottenni tutto quello che attualmente è utilizzato da tutta la città.

Presidente, ma Amendola e Tocchetti rimasero male ?

  • Amendola comprese perfettamente la fondatezza delle mie richieste; Tocchetti, abituato a comandare a far fare a tutti quello che lui voleva, rimase impietrito. L’incontro a questo punto ebbe termine; l’ing. Amendola disse non era a conoscenza dei miei pregressi rapporti con Tocchetti.

Io gli replicai che in una delle tante vicende che erano gestite dall’ing. Tocchetti (cito soltanto la Società Risanamento e la realizzazione del Centro Direzionale di Napoli) l’ENI aveva mandato per la realizzazione del Centro Direzionale a Napoli lo stesso Tocchetti come presidente operativo e me come vice presidente, segnalato dall’on. Fiorentino Sullo. Per quanto mi riguarda la nomina non era legata a nessun vincolo. Io mi opposi fermamente perchè ritenevo che le condizioni di permute anche se tra diversi soggetti pubblici non erano assolutamente eque. Nelle mie osservazioni Tocchetti manifestò soltanto un evidente fastidio. E’ un a storia che meriterebbe di essere approfondita, che sotto tutti i profili finanziari ed urbanistici era uno spaccato del tipo di rapporti che intercorrevano, all’epoca (forse ancora oggi), tra i diversi attori fra i quali per ricaduta non erano affatto estranei gli interessi di grandi imprese private.

Il resto alla prossima puntata; anticipo soltanto che alcuni anni dopo la mia vicepresidenza fu assunta dall’ex sindaco di Salerno Alfonso Menna.

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