di Alberto De Marco
ROMA – Cittadino salernitano, che nel corso della sua vita, si è sempre attivato per fare trionfare nella società, valori indispensabili, come la verità e la legalità. Questa volta è alle prese con un foltissimo groviglio burocratico che, ad oggi, gli impedisce sostanzialmente di ricevere un suo sacrosanto diritto, maturato dopo anni di lavoro: la pensione. La sua vicenda nasce oltre due anni fa quando chiede spiegazioni agli uffici dell’INPS di Salerno, rispetto alla mancata risposta alla sua istanza di pensionamento, che innesca un rimpallo di responsabilità tra due Direzioni Provinciali dell’INPS, quella di Roma e di Salerno e l’Ispettorato provinciale del lavoro di Roma. Questa odissea con la pubblica amministrazione, caratterizzata da errori, incongruenze, contraddizioni e violazioni di legge con reiterate omissioni di atti di Ufficio alla Legge 241 sulla Trasparenza, ha avuto origine con i Patronati, consultandone tre, prima di presentare personalmente l’istanza per l’ottava salvaguardia, in considerazione dell’attività svolta per diversi anni presso la SIP, (società che in passato era pubblica ed apparteneva al gruppo IRI, successivamente privatizzata ed ha cambiato il nome in Telecom), senza dare loro alcuna delega, perché “imbevuti” dalla disinformazione dell’impiegata dei Fondi Telefonici di Salerno, infatti non conoscevano il comma d) della legge 27 dicembre 2013, n. 147, che perfeziona i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina vigente prima della data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.214, entro l’ottantaquattresimo mese successivo alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge (… trattasi di lavoratori cessati per accordi individuali o collettivi o risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro….). Successivamente scopriva casualmente parlando con l’impiegata dei Fondi Telefonici, la Sig.ra Verga Maria Carmen dell’Ufficio dell’INPS di Salerno, che era stata inoltrata l’istanza per l’accoglimento dell’ottava salvaguardia con il suo nome, non soltanto abusivamente, ma anche erroneamente dal Patronato INAS di Salerno, qualche giorno prima di quella del sottoscritto. La legge infatti chiaramente precisava la competenza, che l’istanza doveva essere inviata nella città della sede di lavoro e della mobilità e con gli allegati, alla Direzione Provinciale dell’Ispettorato e non dell’INPS, ciò che il Patronato non aveva fatto ed era stata pertanto l’istanza bocciata. Diversamente dall’operato dello scrivente, che aveva inviato con raccomandata l’istanza con gli allegati all’Ispettorato di Roma, ed era stata correttamente approvata, al quale la parte interessata ha presentato la sua unica istanza. Inizialmente ed in apparenza, sembra palesarsi soltanto un’inefficiente ed errata comunicazione tra gli Uffici. L’apatia funzionale degli impiegati statali, che iniziano a seguire pedissequamente la pratica, non riesce a dare i frutti sperati, cosicché all’avvertimento del sottoscritto di presentare una richiesta scritta, in riferimento alla normativa sulla trasparenza amministrativa, per rivendicare una risposta adeguata al riguardo, c’è una chiusura totale da parte dell’INPS di Salerno. Convocato dalla Direzione provinciale dell’INPS di Salerno, a seguito dell’avvenuta istanza scritta di accesso agli atti, il P. Avv. Alberto De Marco, si accorge di uno strano riesame (per ben tre volte) ed in mesi diversi della stessa domanda, quella del 20/02/2017, che non ha mai presentato. L’INPS di Salerno si era “appropriato” di una funzione, che non era di sua competenza, ma dell’Ispettorato di Roma, attraverso la Commissione formata da due membri dell’Ispettorato, dei quali uno presiedeva la Commissione, mentre l’altro membro era dell’INPS di Roma, loro soltanto potevano fare il Decreto di approvazione, o respingere nei modi e nei termini di legge, motivando in modo adeguato la reiezione dell’istanza all’ottava salvaguardia. Diversamente non rispondevano all’esame formale del Decreto di approvazione dell’ottava salvaguardia della Direzione provinciale dell’Ispettorato di Roma, in riferimento all’istanza del 22/02/2017, realmente presentata dall’interessato. La vera competenza dell’INPS di Salerno, era dovuta soltanto alla verifica formale dei due requisiti previsti dal Decreto, per le pensioni entro il 31 dicembre 2011, in considerazione, che la residenza del sottoscritto era nella città di Salerno. In seguito alle richieste della legge 241, De Marco, ha avuto ulteriori prove delle contraddizioni, degli errori e soprattutto dell’esistenza dei presupposti per l’eventuale denuncia per il conclamato reato di omissione di atti di Ufficio, art. 328 c.p. in particolare per la Direzione Provinciale dell’INPS di Roma; per l’errore di trasmissione quello dell’Ispettorato Provinciale di Roma, che ha trasmesso con la pec il Decreto alla Direzione Provinciale dell’INPS di Roma e non alla Direzione Provinciale dell’INPS di Salerno; e soprattutto degli errori gravissimi e ripetuti, nonché delle omissioni per la Direzione Provinciale dell’INPS di Salerno, che ha continuato a perseverare nell’errore. Infatti il sottoscritto dopo avere inoltrato la domanda di pensione il 24/07/2019 per ottenere l’erogazione della pensione dal 01/09/2019, avendo maturato il diritto per il comma d negli ottantaquattro mesi, il 02/08/2018 al raggiungimento dei 65 anni, con la prevista erogazione dopo i dodici mesi, anche dell’arretrato dei dodici mesi precedenti, non può palesare alcuna meraviglia al consueto stile di contraddizioni e di errori reiterati dell’INPS di Salerno. Nel luglio scorso ha ricevuto una prima e-mail dall’INPS di Minori, che genericamente gli comunicava la reiezione della domanda di pensione di anzianità/anticipata con salvaguardia legge 232/2016 nella gestione Fondi speciali e nel fondo Telefonici per mancanza dei requisiti previsti per il diritto; poi una successiva dall’INPS di Salerno, che annullava la precedente erroneamente emessa dall’Agenzia di Minori, non competente per territorio, a dimostrazione della totale inefficienza della macchina burocratica statale. Oggi il P. Avv. Alberto De Marco ha 66 anni ed attende ancora la sua pensione, ma non intende arrestare la battaglia per ottenere questo diritto. Si è attivato nei giorni scorsi con il Ricorso Amministrativo, per dare seguito se non soddisfatto all’azione civile, nonché a quella penale per tutte le inadempienze e per tutti i reati commessi nei suoi confronti dalle amministrazioni coinvolte nella vicenda, compreso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, che ha la funzione di coordinamento e di vigilanza di questi Uffici, al quale nei prossimi giorni farà pervenire un’istanza alla Legge 241 sulla trasparenza. In qualità di attivista del Movimento Cinque Stelle, iscritto alla Piattaforma Rousseau, partendo dalla premessa che diversi Cittadini, continuano a subire danni, dalle violazioni di Legge degli Uffici della Pubblica Amministrazione ed in particolare dell’INPS, che non hanno neanche la possibilità economica di potersi difendere, ha preparato una bozza di proposta di legge per tutelare i Cittadini da questi reiterati abusi, da pubblicare nei prossimi giorni sulla Piattaforma per proporla agli iscritti e farla recepire dai parlamentari. Si chiede altresì un controllo sulla Pubblica Amministrazione con un’impostazione diversa dal passato, dove la classe politica, scevra dalla “logica clientelare” non condizionerà più le assunzioni, ma si preoccuperà della moralizzazione e di una loro adeguata professionalità, con una selezione meritocratica del personale, che deve acquisire soltanto con la procedura concorsuale e con una particolare attenzione agli Uffici dell’INPS, che sono pervasi dal “delirio di Onnipotenza”, non devono ledere in alcun modo i diritti e gli interessi dei Cittadini, soprattutto in alcune città, come Salerno, dove veramente si “verifica di tutto”, anche le reiterate violazioni di legge, come l’art. 328 c. p. omissioni di atti di ufficio per l’inadempienza alla Legge 241 sulla Trasparenza e dove non sono rispettati i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini. In questa realtà ed in questo contesto lavorativo non soltanto si ignorano “volutamente” anche i Decreti di approvazione dell’Ispettorato Territoriale Provinciale di Roma, a completamento dell’ulteriore verifica formale della domanda di pensione di anzianità anticipata con salvaguardia ex L.232/2016 per la competenza dovuta al cittadino che ha lavorato a Roma, ma è residente a Salerno, come nella fattispecie è accaduto allo scrivente. Tantomeno possiamo accettare che il Responsabile della Direzione Provinciale dell’INPS di Salerno, sia il Dott. Ciro Toma, che in precedenza presso altra Sede, ha cercato di frodare l’INPS e di perseguitare tre sindacalisti, che hanno fatto scoprire le sue magagne, licenziato, sospeso per un mese e poi riassunto dopo una conciliazione, dove lo penalizzavano parzialmente come Dirigente. “Dulcis in fundo”, questi Uffici ignorano altresì che le motivazioni dei provvedimenti amministrativi non possono discostarsi dalle istruttorie svolte, il cui iter deve essere reso noto ai cittadini, attraverso i provvedimenti conclusivi. Secondo un consolidato orientamento dottrinale e giurisprudenziale, i presupposti di fatto, intesi come elementi e dati di fatto acquisiti in sede istruttoria, e le ragioni giuridiche, ossia le norme ritenute applicabili nel caso di specie dalla Pubblica Amministrazione, sono veri e propri elementi strutturali ed essenziali della motivazione: se uno di questi fosse mancante o fosse indicato in modo incompleto o incerto, in relazione alle risultanze istruttorie, la motivazione non sarebbe conforme all’articolo 3 della Legge 241/90. Ne deriva con ciò, che il provvedimento amministrativo è suscettibile d’annullamento per violazione di legge. Sul punto sono intervenute sia la Corte di Cassazione che il Consiglio di Stato, ed hanno ribadito la nullità dei provvedimenti emessi dall’Ente carenti in tutto o in parte di motivazione. In particolare la Cassazione ha precisato, con la recente sentenza N. 482/2017, che l’azione dell’INPS deve essere innanzitutto fondata su un provvedimento dotato di motivazione logica, poiché come sancito più volte dalla stessa Corte, vedasi anche sentenza N. 19762/2008 e N. 198/2011, l’assenza della motivazione rappresenterebbe la palese violazione dell’art. 3 L. 241/1990, ai sensi del quale ogni provvedimento amministrativo deve essere motivato con l’indicazione dei presupposti e delle ragioni giuridiche che lo hanno determinato, tanto più se si tratta di atti che incidono direttamente a depauperare la sfera patrimoniale del destinatario: come nella fattispecie concreta, nella quale l’istante viene privato del trattamento pensionistico di cui ha diritto per legge. Nello stesso senso l’obbligo di motivazione dei provvedimenti amministrativi, è inteso dalla consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato, secondo una concezione sostanziale/funzionale, nel senso che esso è da intendersi rispettato quando l’atto reca l’esternazione del percorso logico – giuridico, seguito dall’amministrazione per giungere alla decisione adottata e il destinatario è in grado di comprendere le ragioni di quest’ultimo e, conseguentemente, di utilmente accedere alla tutela giurisdizionale, in conformità ai principi di cui agli art. 24 e 113 della Costituzione, da ultimo: Cons. Stato, III, 23 novembre 2015, N. 5311 e N. 5312; IV, 21 aprile 2015, N.2011; V, 24 novembre 2016, N. 4959, 23 settembre 2015, N. 4443, 28 Luglio 2015, N. 3702, 14 aprile 2015, N. 1875, 24 marzo 2014, N. 1420; VI, 6 dicembre 2016, N. 5150. Risulta dunque per tale ragione pregiudiziale la illegittimità dell’atto impugnato dal quale non è dato evincere quali siano i requisiti ritenuti, erroneamente mancanti dall’Ufficio. Nonostante queste gravi violazioni di legge è continuato l’iter delle contraddizioni. La presentazione del ricorso on line al Comitato Provinciale dell’INPS, che si trova presso la sede della Direzione Provinciale dell’INPS di Salerno, che non ha neanche una propria pec, infatti è stato accompagnato da altre anomalie, che hanno costretto il P. Avv. Alberto De Marco per avere una ricevuta corretta, dove erano menzionati gli allegati, tra i quali il Decreto dell’Ispettorato Provinciale, a ripresentarli il giorno dopo. Ancora una volta l’interessato era “beffeggiato”, infatti la nuova ricevuta riportava correttamente gli allegati, ma veniva annullata per l’esistenza della domanda precedente, nonostante nella nota di accompagnamento si pretendeva il rispetto di avere una ricevuta corretta, che elencasse i documenti che aveva allegato, anche “se non graditi”, come il Decreto. Sono stato costretto pertanto a rinviare il Ricorso e gli allegati con raccomandata con ricevuta di ritorno, accompagnata da una lettera, dove si menzionavano tutte le violazioni di leggi subite e si preannunciava di adire alle vie legali con un’azione civile e penale, nonché con una prossima denuncia del Responsabile Provinciale dell’INPS di Salerno, il Dott. Ciro Toma. Non ci rimane che fare un appello ai Funzionari e agli impiegati degli Enti pubblici, affinché rendano più umano il loro operato per aumentare la fiducia e la collaborazione con i cittadini degni di un Paese civile, mentre chiediamo a coloro che ci governano di controllare e di legiferare per avere un funzionamento rispettoso della Legalità negli Uffici della Pubblica Amministrazione ed in particolare negli Uffici dell’INPS.