ILVA: i conti senza l’oste ?

 

 

Aldo Bianchini

 

Taranto - impianti Ilva

SALERNO – Che ci sia un oste in grado di farci fare i conti lo sappiamo tutti, spesso però preferiamo non citarlo e neppure ricordarlo, a volte ne abbiamo addirittura paura; l’oste è la magistratura. Che fa e disfa tutto ciò che fanno e disfano tutti gli altri: politici, istituzioni, imprenditori, società civile, addirittura la malavita.

La storia, però, è questa ed è sotto gli occhi di tutti.

E la magistratura è non solo un oste ma anche un terzo incomodo che riesce sempre a strabiliare decidendo sempre contro tutti e sempre al contrario di tutto; spesso arrivando a contraddire se stessa con decisioni che sembrano prese anche per affermare al suo interno il potere assoluto del magistrato di turno contro tutti gli altri.

Non ne parliamo, poi, quando in campo scende la politica, o meglio ancora il Governo Nazionale che tenta di fare la voce grossa; una posizione che viene subito recepita dalla magistratura come un messaggio t6rasversale e significativo nel senso di chi detiene e amministra il potere e percepita, quindi, come “il tentativo” di risucchiare tutto il potere degli altri cosiddetti “poteri dello Stato”.

E pensare che la magistratura, secondo lo spirito dei Padri della Patria, doveva essere soltanto “un servizio” al servizio dello Stato; un nobile servizio ma pur sempre e solo un servizio. E’ diventata, invece, il potere più forte anche rispetto a quello legislativo ed a quello esecutivo; quando doveva essere semplicemente il potere destinato a far rispettare la legge, senza interpretarla e senza tracimare da quella definita “giustizia commutativa” in quella genericamente indicata come “giustizia distributiva”.

Lakshmi Mittal - imprenditore indiano - titolare della Arcelor Mittal che ha acquisito in affitto gli impianti Ilva di Taranto

In queste ore, in questi giorni e per le prossime settimane assisteremo, di sicuro, allo scontro senza precedenti tra il Governo e i vertici  della Arcelor-Mittal (di proprietà del facoltoso gruppo imprenditoriale indiano facente capo a Lakshmi Mittal, mitico miliardario), che tempo fa ha acquisito in affitto la proprietà ILVA di Taranto, sul problema della “restituzione degli impianti con 10.077 dipendenti” nelle mani della cedente controparte commissariale-governativa a causa anche, e non solo, della caduta dello “scudo penale” che era stato creato proprio per impedire ad alcune frange della magistratura di entrare nei meandri di cose in cui non doveva entrare.

Tutto questo i preparati consiglieri dell’ Ilva lo hanno ben capito e prima ancora di incontrarsi con il Governo-Conte hanno depositato presso il Tribunale di Milano, e quindi nelle mani dei giudici che erano stati privati di un potere essenziale, le motivazioni della loro rinuncia al patto scritto di garantire al Governo la gestione della patata bollente più grande ed esplosiva della storia del Paese.

Molto astuti i consiglieri Ilva che non solo hanno messo la patata bollente nelle mani dei magistrati contro la politica ma hanno mandato a Palazzo Chigi una delegazione priva del loro Amministratore Delegato e quindi da considerare una scrematura del top management aziendale; come dire che il Governo Nazionale dovrà accontentarsi di esponenti e non dell’AD (la prestigiosa Lucia Morselli) dell’acciaieria più grande d’Europa.

Il tutto, ovviamente, nell’attesa delle determinazioni del tribunale di Milano che non tarderanno ad arrivare e che, quasi certamente, saranno tutto e il contrario di tutto, o meglio ancora saranno contro tutti e contro tutto.

Nel frattempo, come si usa fare nel preciso e decisionista mondo dell’imprenditoria privata la stessa Morselli ha inviato a tutti i dipendenti una lettera che può essere così condensata: “È fondamentale che questo piano sia eseguito in modo sicuro e strutturato così che gli impianti non siano danneggiati e possano tornare a essere operativi in tempi rapidi sotto la responsabilità dei Commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Questa è una notizia difficile per tutti i dipendenti. L’essenziale ora è di agire nell’interesse dell’azienda e dei colleghi cooperando nei prossimi giorni per supportare in ogni modo le attività volte a preservare il valore e l’integrità degli insediamenti produttivi. Un piano d’azione dettagliato che sarà coordinato da Wim Van Gerven, AMI Chief Operation Officer“.

Dalle ultime notizie si apprende che, nell’incontro con il Governo, l’Ilva avrebbe chiesto il ripristino dello scudo penale e la certezza del suo mantenimento. E chi può garantire un fatto del genere in un Paese dove i lavoratori chiedono una cosa, i sindacati ne dicono un’altra, diversamente si regola l’impresa, la Procura spara a zero, contro tutti decide il giudice, contro il giudice arriva il Riesame, poi arriva la Cassazione che rispedisce ad un altro Riesame, per rifare lo stesso iter fino alla Corte Costituzionale che opportunamente non decide e rinvia di qualche anno mantenendo in piedi, ma in forse, il provvedimento del primo giudice

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