da Dr Alberto Di Muria
Padula-I cosiddetti energy drink sono bevande non alcoliche che, secondo quanto leggiamo in etichetta, contengono diverse sostanze stimolanti. E’ necessario precisare che energy drink non è sinonimo di sport drink (bevanda sportiva), termine con il quale si indica un integratore idrosalino che contiene soltanto sali minerali e carboidrati, quindi è finalizzato a reintegrare le perdite idrosaline dovute all’attività fisica e per questo assunto prevalentemente da chi fa sport.
Gli energy drink, invece, oltre all’acqua che è l’ingrediente presente in maggiori quantità, contengono sostanze stimolanti, zuccheri, aromi, vitamine e sali minerali. Nonostante la loro composizione vari secondo il prodotto in questione, sono quasi sempre presenti le seguenti sostanze: caffeina, sostanza stimolante ed eccitante i cui principali effetti derivano dalla stimolazione del sistema nervoso centrale, che contribuisce ad aumentare la vigilanza e la concentrazione; taurina, componente naturale presente nell’organismo, che, assunto come amminoacido dalla dieta, ha effetti sul sistema cardiovascolare, sul sistema nervoso centrale e sul muscolo scheletrico; zuccheri, in quantità molto elevate, pari a circa il 10% del prodotto totale; vitamine del gruppo B, soprattutto la niacina, la vitamina B3, che agisce sul metabolismo energetico.
Di conseguenza, le bevande energetiche forniscono benefici funzionali grazie agli ingredienti in esse contenuti, ma possono configurare rischi per la salute dei consumatori perché presentano degli effetti collaterali non trascurabili; quindi per tale motivo devono essere consumate con cautela. Infatti dosi elevate di caffeina, soprattutto nei più giovani, possono interferire con l’attività del sistema nervoso, con irritabilità, agitazione, irrequietezza, così come l’alta percentuale di zuccheri favorisce la predisposizione a sovrappeso, obesità, erosione dentaria e carie.
Così, basterebbero due lattine al giorno di queste bevande per alterare il ritmo del cuore e alzare la pressione del sangue. A dirlo è uno studio presentato al congresso annuale dell’American Heart Association dai ricercatori californiani della University of the Pacific. Ancora, alcuni esperti dell’università della Florida hanno descritto il caso di un uomo ricoverato con un’epatite acuta dopo aver consumato 4 o 5 di queste bevande al giorno per tre settimane. Una volta in ospedale, un esame del sangue ha indicato un elevato numero di transaminasi, che sta ad indicare problemi al fegato, mentre test più specifici hanno diagnosticato una epatite C, molto probabilmente provocata da un abuso di vitamina B3. E un eccesso di niacina causa gravi danni sul fegato.